Intervista a Vecchioni


Francesco Massi

25 Feb 2001 - Commenti live!

Ha grinta da vendere il professore. E sul palcoscenico non si risparmia. Dà tutto se stesso come nella vita. Roberto Vecchioni al Palasport di Porto S.Elpidio ha portato un concerto, organizzato da Comune ed Amat, diverso dal solito, più acustico, con pochi musicisti, dal repertorio che parte dall'ultimo album Canzoni e Cicogne e ripercorre a ritroso brani famosi e quelli cult, amati dagli appassionati. Un'atmosfera intimistica quasi da salotto. Un'ora e mezza in cui anche il tempo sembra fermarsi per cogliere un brivido sottile nella raffinata poesia dei testi sempre valorizzati dalle melodie. Autentico cantautore di razza, Vecchioni è un colto intellettuale della canzone, strumento questo che ci fa tenere strette le emozioni che perdiamo ogni giorno . Intento a succhiare l'essenza della vita è intrattenitore brillante e ironico, fustigatore della superficialità , stupidità e dei luoghi comuni, ma sempre con humor. E' affabile e disponibile con la gente, i giovani, i deboli. Lo abbiamo incontrato prima del concerto.

Vecchioni, qual è il ruolo del cantautore nella nostra società ?

Può svegliare le coscienze, far capire che esistono strade buone ed altre meno. Non ha la possibilità di cambiare tutto ma può intensificare le emozioni nel cuore delle persone.
Com'è lo stato di salute della nostra canzone d'autore?

E' ottimo soprattutto nei vecchi , come Guccini, De Gregori, Conte o anche in altri più giovani. La canzone d'autore italiano è all'inizio, ha ancora tante cose da fare e strade da seguire.

Lei è stato amico di Fabrizio De Andrè. Cosa le ha lasciato questa amicizia?

Parlava pochissimo. Lo faceva più con gli occhi, con i gesti. La sua amicizia una volta data non la toglieva più. Lui è uno dei più grandi poeti che abbiamo avuto nel 900 e non solo in musica. Lui ammanta la realtà di favola, come Pirandello di tragedia. Dall'inizio ha preso il compito di far capire che gli uomini sono tutti uguali e lo ha portato fino alla morte. M'ha insegnato l'assoluta uguaglianza degli individui al di là delle fedi, degli errori e dei peccati.

Quanto c'è di questa favola anche in Vecchioni?

Ne ho tanta anch'io di favola. Ma il mio discorso è diverso, è sull'uomo che non trova un senso nella sua esistenza. Per De Andrè questo senso è già nell'umanità , nel vivere, mentre io lo sto cercando ancora.

Nella canzone Vincent dedicata a Van Gogh, c'è la sofferenza e la solitudine dell'artista. Destino inevitabile anche oggi?

Quasi sempre, per l'artista quello veramente grande, non rimane che il suicidio o la fuga. Non ci sono tante altre scappatoie. Qualcuno è anche capito in vita. Ma la tragedia più grande è quella di non capirsi con la vita, da Rimbaud a Van Gogh a Thomas Mann, a Kafka, allo stesso Pirandello.

Lei ha detto: Oggi si è persa la magia della parola . Perchè?

Siamo nell'epoca della comunicazione e spesso si abusa della parola. Ma essa bisognerebbe anche vederla come un quadro. Messa insieme ad altre ogni frase diventa un'opera d'arte.

Lei è molto vicino ai giovani, come insegnante e come cantautore. Cosa manca loro e cosa hanno di troppo invece?

Manca tutto alla società probabilmente. I giovani hanno moltissimo. Fin da presto sono innaffiati troppo, con concimi esagerati. Dovrebbero essere lasciati crescere secondo natura. Far delle esperienze da soli. Capirebbero la vita molto di più. Hanno molta intelligenza e sensibilità perchè giustamente l'umanità migliora. Quello che hanno purtroppo in più è anche la debolezza sentimentale.

Un rimpianto ed un sogno di Vecchioni?

Rimpianti non ne ho. Il sogno è per il mondo non per me. Ed è che ci sia più disponibilità l'un per l'altro.

(Francesco Massi)


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