Giulia Staccioli sorprende con la sua creazione “Aliena”
di Elena Bartolucci
3 Nov 2025 - Commenti danza
Grazie a Kataklò, il corpo diventa pura metamorfosi: una danza acrobatica che stupisce, anche se si ricicla.
(Foto di Angelo Redaelli)
Macerata – Aliena è il nuovo spettacolo di Giulia Staccioli (artista visionaria che dal 1996 continua a sorprendere e affascinare con le sue creazioni di danza contemporanea), che offre 70 minuti di pura immersione visiva. I danzatori della compagnia Kataklò si muovono in uno spazio essenziale, disegnato da coni di luci e ombre, indossando costumi trasparenti o cangianti dalle texture ibride che trasformano il corpo in un paesaggio in continua metamorfosi.
I corpi, enfatizzati anche da muscolature posticce, propongono a tratti movimenti fluidi e al contempo meccanici e inconsueti: “si plasmano e si rimodellano costantemente insieme a elementi scenici originali, diventando opere d’arte effimere che esplorano i confini tra forma e contenuto”.
Lo spettacolo è suddiviso in diversi quadri narrativi, che compongono un unico atto senza interruzioni.
Tutto prende inizio con L’ANIMA, LE IDEE, IL TEMPO: nel silenzio dell’origine nascono i pensieri. L’Aliena osserva il fluire delle idee: l’immaginazione prende forma e i corpi, ancora nuovi, si risvegliano piegandosi e contorcendosi, nascendo da una sorta di blob multiforme e cangiante.
È poi la volta de GLI IPERTROFICI: ginnasti, ancora legati ai codici tecnici, arrivano inaspettatamente sul palco in un salto nel buio, mettendo in discussione le proprie certezze, curiosi di riscoprirsi diversi.
Si passa al quadro intitolato CAMBIARE PELLE, in cui i performer si liberano da corazze e preconcetti di ruolo. È il desiderio di cercare l’essenza: una forma pura e sincera ossia una nuova danza che non ha bisogno di nascondersi.
Arriva poi il turno di OUT OF BALANCE: la mente prende il sopravvento e rende i pensieri pesanti. I corpi vacillano, si sbilanciano, si spingono oltre, cercando un nuovo gioco tra controllo e abbandono.
È il momento di FEEL FREE: dopo tanto pensare arriva la voglia di lasciarsi andare e il corpo si libera, mentre la mente si alleggerisce al ritmo naturale della creatività.
Nel quadro 2008–2009, invece, in un tempo di instabilità globale, dove ogni certezza vacilla, la chiusura pare imminente e la solitudine emerge sospesa tra forze opposte.
Nella GRAVITÀ INVERSA, invece, cadere non è la fine, ma l’inizio di un nuovo slancio. Dalla caduta nasce una vibrazione, una spinta vitale ed è proprio dal fondo che emerge la forza di ricominciare.
Con MUTANTI, i corpi cambiano, si fondono, diventano ibridi, in continua metamorfosi. La ricerca si fa più audace, accogliendo l’imperfezione e la curiosità del cambiamento irrequieto.
Fin tanto che con GLI STRAMBI, la fantasia prende il comando. La ricerca entra nel territorio dell’immaginifico, dove il buio custodisce scintille di luce e il caos rivela strane forme di bellezza.
È poi il momento di CHRYSALIS: come crisalidi, i corpi si intrecciano, si dissolvono e si ricreano. È la danza della trasformazione continua, del moto perpetuo dell’arte e dell’essere umano.
Si passa poi al quadro narrativo intitolato NEL MITO: gli uomini si confondono con figure mitologiche e i confini si dissolvono. La danza diventa rito, sogno arcaico che torna a parlarci, con voce moderna.
Con ALIENA, colei che intitola per l’appunto questa sequenza danzante si riconnette al mito e, con fatica, si libera della maschera, fino a mostrarsi per ciò che è.
Arriva poi CORPI IN TRANSITO, in cui l’Aliena svela il suo mondo sotto un pendolo di luce, del tempo che è andato e che ancora scorre. Esseri del passato e del presente si ritrovano.
Lo spettacolo termina in un finale semi-aperto con ESSERE UMANI, in cui i danzatori si spogliano delle maschere e si rivelano per quel che sono ossia esseri coraggiosi, parte di un unico organismo umano. Lo spettacolo “Aliena” rappresenta la sintesi di trent’anni di innovazione tra sperimentazione, ironia ed eleganza visiva, con cui la Staccioli riesce sempre a offrire al pubblico di ogni età un’esperienza sorprendente e carica di energia, seppur riciclando alcune idee coreografiche che sono al contempo la sua firma (e cifra) stilistica. Con Kataklò riesce infatti a trasformare l’atletismo in poesia, liberare il gesto dalle regole e farne racconto, emozione, teatro, in cui la sincronia perfetta dei movimenti in formazione e le prese a effetto che sembrano ingannare la gravità rendono ogni gesto o passo di danza a dir poco magico.
La direzione artistica e le coreografie sono firmate da Giulia Staccioli, assistita anche alla regia da Irene Saltarelli.
Il disegno luci è di Fabio Passerini, Sharon Remartini e Giulia Staccioli, le musiche originali di GP Cremonini, i costumi di Olivia Spinelli e l’organizzazione generale è di Kubo Impresa Sociale Srl SSD. Lo spettacolo è stato realizzato con la collaborazione attiva dei danzatori: Matteo Battista, Carolina Cruciani, Anna Guida, Cristian Lunghi, Federico Ravazzi, Erika Ravot, Andrea Piras, Margherita Bordoni e Lucrezia Saioni.




