Vengerov e Osetinskaya incantano Fermo
di Elena Bartolucci
2 Apr 2025 - Commenti classica
Grandi numeri al Teatro dell’Aquila per l’unica data italiana oltre Torino di un duo musicale davvero affiatato, il violinista Maxim Vengerov e la pianista Polina Osetinskaya.
Fermo – Sabato 25 marzo, al Teatro dell’Aquila di Fermo, i due musicisti di fama internazionale, Maxim Vengerov e Polina Osetinskaya, per la prima volta nella Regione Marche, hanno regalato un concerto di notevole livello.
Riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti musicisti al mondo e definito spesso il più grande strumentista ad arco vivente, Vengerov è uno dei solisti più richiesti e un acclamato direttore d’orchestra, nonché vincitore di un Grammy Award.
Classe 1974, ha iniziato la sua carriera da solista all’età di soli 5 anni e il suo debutto discografico avvenne appena cinque anni più tardi e da allora ha continuato a incidere per diverse importanti etichette discografiche. Vanta numerosi tour internazionali in veste di solista ma anche collaborazioni insieme a svariate orchestre di fama universale che hanno dato vita a leggendari concerti nei maggiori teatri del mondo.
Attualmente ricopre la cattedra a Mozarteum University Salzburg e insegna al Royal College of Music di Londra. Nel 2018 è diventato Godwill Ambassador della Musica Mundi Schol, un’istituzione unica che sostiene i giovani talenti. Inoltre, dal 2021 ha lanciato una piattaforma digitale con cui facilitare l’accesso alla musica e sostiene svariate iniziative di mentoring a livello mondiale e programmi musicali a livello rurale.
Il violino di Vengerov ha goduto dell’immensurabile sostegno fornito dalla bravura al pianoforte della Osetinskaya. Stimata solista e camerista, oltre alla collaborazione stabile con Vengerov, ha lavorato con altri importanti nomi del panorama musicale contemporaneo. Anch’essa è stata una bambina prodigio: a soli 6 anni ha eseguito il suo primo concerto ed è entrata prestissimo nella Scuola Centrale di Musica del Conservatorio di Mosca.


Nel programma sono state previste tre sonate, rispettivamente di Prokof’ev, Schubert e Brahms, “collocate in maniera più o meno equidistante nell’arco di circa un secolo e mezzo, con cui è stato possibile compiere un viaggio in tre momenti cruciali della storia della musica europea, da Vienna a Mosca, da inizio Ottocento a metà Novecento, per notare come una forma storica abbia saputo adattarsi a idee estetiche tanto differenti tra loro”.
La serata ha avuto inizio con un viaggio nella Russia di Sergej Prokof’ev (1891-1953), “la cui fortuna artistica e i cui mutamenti stilistici sono fortemente legati ai cambi di indirizzo ideologico avvenuti […] dalla Rivoluzione di ottobre al crollo di Muro di Berlino”.
Dapprima sono state proposte le Cinque Melodie op. 35 bis: “si tratta di vere e proprie miniature, la cui atmosfera generale malinconica e meditativa è solo brevemente interrotta dallo slancio dell’inizio del terzo brano e dalla serenità del quarto”.
A distanza di venti anni Prokof’ev compose poi la Sonata per violino e pianoforte n. 2 in re maggiore, op. 94bis, che “ci riporta […] alle regole formali della tradizione classica, anche se non mancano le caratteristiche sterzate tonali, le brusche modulazioni, le aperture liriche improvvise e gli slanci fantastici così caratteristici dello stile dell’autore sovietico. Strutturata nei quattro movimenti canonici, si apre con un Moderato dalla consueta forma bitematica alla quale segue uno Scherzo, costruito invece sulla regolare forma tripartita, che vive prevalentemente sull’impulso ritmico e che riecheggia anche motivi tradizionali russi. Dopo un breve Adagio, nel Finale Prokof’ev sembra recuperare l’antico rondò che, in contrario col momento storico, sembra voler dimenticare la guerra con un sorridente e fresco umorismo.”



Dopo un breve intervallo, è il momento di conoscere Franz Schubert (1797-1828) con la Sonata D. 408, op. 137 n. 3: “un Viennese la cui voce musicale rappresenta una città stanca di guerra e di una società che, perso ormai lo slancio degli antichi aneliti, cerca di trovare pace nella Restaurazione”.
L’opera eseguita si costituisce di quattro movimenti tradizionali (Allegro giusto, Andante, Minuetto, Allegro moderato) di notevole musicalità, in cui si alternano vari livelli di “giocosità”.
Il concerto prosegue poi con Johannes Brahms (1833-1897) e la sua Sonata n. 3 in re minore per violino e pianoforte, op. 108 (Allegro, Adagio, Un poco presto e con sentimento, Presto agitato): “il primo tempo si distingue per la grandiosità e la ricchezza tematica imbrigliate però da un principio costruttivo di straordinaria monumentalità quale raramente si ritrova in opere dello stesso tipo. Ad esso seguono, quasi a costruire un’oasi di tranquillità, un contemplativo Adagio di accorata sensibilità e uno Scherzo leggerissimo staccato e arpeggiato. Il quarto tempo ci riporta al mondo oppressivo del primo movimento, ma gli sfasamenti ritmici e gli andamenti contrastanti dei due strumenti e il ritmo ternario aggressivo e incalzante aggiungono un senso di drammatica angoscia, solo a tratti interrotto da rari episodi lirici”.
L’intensità e l’espressività di Vengerov hanno saputo trasformare il suo violino, uno Stradivari ex-Kreutzer del 1727, in un vero e proprio messaggero della musica classica grazie soprattutto al supporto della magistrale interpretazione al pianoforte della sua partner sul palco. Entrambi hanno saputo regalare virtuosismi impareggiabili rendendo giustizia agli spartiti di questi compositori offrendo al contempo una veemenza interpretativa di massimo livello.
In perfetta simbiosi strumentale, i due interpreti hanno messo in campo una potenza espressiva in grado di traghettare lo spettatore in quello che è stato definito nel programma di sala un itinerario volto a far conoscere la storia della sonata da camera.



La prima parte è stata sicuramente più impegnativa in termini di ascolto data l’estrema complessità e l’esecuzione senza interruzioni delle musiche di Prokof’ev che hanno comunque incendiato il pubblico in sala. Più avvincente anche se dal sapore più classico la seconda parte che si è poi conclusa con ben tre bis di Fritz Kreisler (Schön Rosmarin, Liebesleid e Liebesfreud) introdotti da un breve saluto in italiano d parte del violinista. Dato il fiume di applausi senza fine, il duo di artisti ha concesso un quarto e ultimo bis ossia la Variazione 18 di Rachmaninov-Paganini. Il concerto, che fa parte degli appuntamenti della stagione 2025 del Circolo di Ave, prevede il patrocinio e il contributo di Regione Marche, Comune di Fermo, Fondazione Carifermo, Camera di Commercio delle Marche e Fondazione Marche Cultura.