“The Way Up”: la summa di Metheny


11 Ago 2013 - Dischi

recensione di Giovanni Longo

L'attesa per un nuovo lavoro del Pat Metheny Group non era mai stata così impaziente. Fu lo stesso Metheny, già all'indomani dell'uscita del precedente Speaking of Now (febbraio 2002) a far cenno a un successivo progetto, all'epoca in uno stato ancora embrionale, stimolato anche dall'ingresso nel Group di nuovi giovani talenti, in particolare di Antonio Sanchez alla batteria e di Cuong Vu alla tromba, strumentisti la cui capacità esecutiva e versatilità avevano indotto nel nostro e nel fido Lyle Mays una vera e propria accelerazione creativa. L'attesa si era nutrita delle dichiarazioni rilasciate da Metheny al suo biografo italiano Luigi Viva durante il tour italiano dell'estate 2002 e riportate in Pat Metheny. Una chitarra oltre il cielo (Editori Riuniti, 2003) a proposito di nuove, importanti direzioni musicali e di qualcosa di veramente grande ormai in fase avanzata di lavorazione.
Finalmente, dopo numerose anticipazioni, lo scorso gennaio è uscito The Way Up, quattordicesimo titolo (tra produzioni in studio e live) del PMG. Il nuovo lavoro rappresenta la summa di trenta anni di carriera e di collaborazione tra Metheny e Lyle Mays, un sodalizio artistico che ha prodotto alcuni degli episodi più originali del jazz elettrico degli ultimi sei lustri e che soprattutto ha rappresentato l'asse portante del PMG, ensemble da sempre alle prese con avvicendamenti nella formazione, ma sempre sul filo di una continuità stilistica divenuta ormai vero e proprio marchio di fabbrica. Con The Way Up Metheny e Mays hanno finalmente espresso al massimo grado quella predilezione per le forme dilatate di composizione di cui As Falls Wichita e Half life of Absolution sono significativi esempi nella loro discografia, ma pur sempre come singole tracce all'interno dei rispettivi album. The Way Up è invece un unicum, una sola lunghissima traccia di sessantotto minuti, divisa sì in quattro parti ma solo per non disorientare l'ascoltatore. Un'opera concettualmente unica, qualcosa di simile, per intendersi, all'idea di suite nella musica classica, con alcuni motivi conduttori che vengono ripresi lungo tutta la composizione. Un viaggio musicale di una coerenza e continuità che non vengono meno pur nelle frequenti digressioni improvvisative affidate all'estro di Metheny e dello stesso Mays. Una creazione originale in termini di scrittura ma che ovviamente risente anche di tutte le esperienze e gli incontri vissuti dal maestro di Lee's Summit; sembra di cogliere in particolare, sin dall'incipit di The Way Up, echi della frequentazione di Metheny con uno dei guru della musica contemporanea, quel Steve Reich con il quale incise nel 1987 un mai abbastanza ricordato Electric Counterpoint. Supportato da un'eccellente orchestrazione, ricco di salutari cambi di tempo, The Way Up si nutre di atmosfere cangianti, da momenti introspettivi (affidati, nella parte tre, al pianismo impressionista di Mays) e lirici (di gran gusto gli arpeggi di Metheny), all'esplosione di una gioia melodica (nelle voci di Richard Bona e Cuong Vu), alla conclusione rarefatta e sognante. Ricchezza di sfumature, dunque, da cogliere in successivi ascolti capaci di regalare suggestioni sempre nuove e da apprezzare anche dal vivo, per i fans italiani, il prossimo mese di giugno, al culmine di un tour mondiale appena iniziato e che prevede un centinaio di concerti.
Qualche curiosità infine sulla line up del gruppo. Metheny e Mays sono affiancati, oltre che da Steve Rodby (da più di vent'anni ormai nel PMG), dai confermatissimi Antonio Sanchez e Cuong Vu e questa è la novità – dall'armonicista svizzero-americano Gregoire Maret. Confinati in ruoli minori e non partecipanti al tour Richard Bona e David Samuels. Sul palco sarà invece il chitarrista brasiliano Nando Lauria, già utilizzato da Metheny in alcuni tour del passato.

The Way Up
Pat Metheny: chitarre
Lyle Mays: piano e tastiere
Steve Rodby: basso elettrico, contrabbasso e violoncello
Cuong Vu: tromba e voce
Gregoire Maret: armonica
Antonio Sanchez: batteria
e con
Richard Bona: percussioni e voce
David Samules: percussioni

(Giovanni Longo)


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