Successo per il Festival degli Appennini


Redazione

13 Giu 2008 - Commenti live!

Montalto Marche (AP). Un'edizione di altissimo livello, quella del 21 Festival degli Appennini, che si è svolta sabato 17 maggio nella gremitissima Cattedrale S. Maria Assunta di Montalto Marche. Il coro La Cordata , diretto dal M Patrizio Paci, dopo una preparazione attenta e rigorosa, ha aperto la serata con quattro canti tratti dal repertorio trentino e friulano, palesando una timbrica morbida e squillante allo stesso tempo. Ottima la fusione delle voci, con dinamiche interpretative accentuate in maniera decisamente espressiva. D'altronde il M Patrizio Paci, reduce dai recenti riconoscimenti per le armonizzazioni ed elaborazioni di melodie popolari, ormai divenute repertorio di celebri cori Trentini, Veneti e Friulani, riesce con successo a trasferire ai coristi, entusiasmo e competenza, studiando il fenomeno del Canto Popolare direttamente alla fonte, a stretto contatto con illustri personaggi della coralità italiana. Infatti ha recentemente preso parte ad un convegno dibattito con il M Bepi De Marzi ed ha frequentato un masterclass, tenuto a Riccione dal M Mauro Pedrotti, direttore del coro della SAT di Trento. Ospite del festival anche Il coro Di Canto in Canto di Bologna, vocal ensemble caratterizzato da una raffinata armonia di voci femminili e maschili, perfettamente modulate. Appena 14 elementi, per la direzione del veterano M Mauro Camisa, che ha deliziato i palati fini, con l'esecuzione impeccabile di canti popolari internazionali. Quel modo di porgere un testo musicale con misurata delicatezza ha suscitato nel pubblico particolari emozioni, vibrazioni dell'anima, quasi un senso di sospensione e di leggerezza. Si può davvero dire che la musica e il canto si sono fatti poesia.
Il coro CAI di Belluno, diretto dal M Vittorino Nalato ha saputo trasferire nel pubblico le immagini delle emozioni, delle vicende belliche ed umane delle Dolomiti bellunesi. Magistrali interpretazioni di brani della tradizione popolare con voci terse e fuse in una vocalità d'insieme, ora accorata espressione di accenti nostalgici, ora vivido riferimento alla crudezza della guerra. Esecuzioni impeccabili, dalla timbrica chiara e decisa, tipica del più classico modo di eseguire il canto della montagna.
Così la Marmolada, il Pelmo ed il Civetta sono venute incontro al pubblico, con le loro impareggiabili suggestioni, le guglie rocciose come canne d'organo soffiate dal vento dei respiri, con i suoni e gli echi che si perdono nelle valli.
E alla fine i tre cori, nel ricordare l'amico Giorgio Vacchi, si sono uniti per cantare insieme La Montanara, il Signore delle cime e il Testamento del Capitano, al quale si è unita la platea, cantando in piedi per il tripudio finale.
(Redazione)


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