Sisto V – dalla pagina alla scena nelle Marche


a cura di Vincenzo Pasquali

1 Lug 2021 - Commenti teatro

Un ritrovamento di un manoscritto inedito, una trascrizione e un commento che sono diventati una riuscitissima mise-en-espace sugli ultimi momenti di vita di Sisto V, in occasione dei 500 anni dalla nascita. Lo spettacolo, il dramma storico “Il Pontificato e la morte di Sisto V”, è andato in scena a Grottammare e Montalto delle Marche.

Quest’anno si celebra il V centenario della nascita di Sisto V, il cui pontificato, durato soltanto cinque anni, è considerato tra i più importanti e forieri di conseguenze della storia. Tra le sue realizzazioni principali, per rendere un’idea, possiamo annoverare il completamento della cupola di San Pietro, l’edificazione del nuovo palazzo del Laterano, la riorganizzazione della Curia Romana, la costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore.

Papa Sisto, grazie al suo carisma, è stato una specie di mito per l’Italia e per l’Europa cinquecentesca e seicentesca. In occasione di questo importante anniversario, lo si è voluto ricordare a partire dai luoghi marchigiani di origine (Grottammare e Montalto Marche). Tra giovedì 24 e sabato 26 giugno, infatti, è andato in scena presso il Teatro Comunale di Montalto e presso il Teatro delle Energie di Grottammare il dramma storico Il Pontificato e la morte di Sisto V di Eleutero Ausonio. Si tratta di un testo inedito, che ha riacquisito vigore grazie al lavoro di trascrizione e curatela di Flavia Orsati e alla stampa di Fas Editore e, soprattutto, a cui è stata data voce dopo oltre due secoli dall’Associazione Culturale Profili Artistici e ai suoi attori Eugenio Olivieri, Ernesta Argira, Michele Maccaroni e Fabrizio Pagliaretto.

La scoperta di questo manoscritto ha dei toni quasi “gialli”, è frutto di un’investigazione e una ricerca di bellezza per certi versi casuale: il suo acquisto nasce, infatti, da un’avventura e un vagabondare altrove del pensiero in un momento in cui l’editore, che lo ha acquistato, si trovava, suo malgrado, in un determinato luogo. Casualità (o destino?) ha voluto che si imbattesse in questo testo, perfettamente in linea con l’azione di ricerca storica della casa editrice che lo ha pubblicato e con le celebrazioni sistine del 2021, specie alla luce del fatto che il testo si è rivelato completo e assolutamente di prima mano, corredato da ripensamenti dell’anonimo autore. Il Pontificato e la morte di Sisto V, comunque, è solo il primo di quattro romanzi di taglio storico che racconteranno Sisto V e che usciranno nel corso dell’anno.

Un mettersi alla prova per gli attori, che hanno provato – e sono riusciti efficacemente – a giocare con questo testo e, soprattutto, a divertirsi. La storia narrata presenta Sisto come si è soliti fare, come un Papa di ferro, riformatore e giustizialista, inflessibile in politica estera quanto in politica interna; dietro la figura del Pontefice, protagonista dell’opera, ruotano gli altri personaggi che lo rendono tale: la macchina narrativa si mette infatti in moto grazie all’azione di due elementi femminili, Elena e Adele, alle quali sono affidati i momenti di maggiore poesia e lirismo dell’opera intera.

“Dopo circa due mesi e mezzo di lavoro a questo testo, abbiamo chiarito cosa si prefigge di comunicare. Si tratta di una scrittura antica e per certi versi solenne, della quale il titolo e il sottotitolo sono spia. Tuttavia, le vicende che nell’opera interessano Papa Sisto sono eminentemente umane: il personaggio è presentato come rigido e austero ma anche profondamente umano, specie nei rapporti di cura e protezione. Giustizia e freddezza si incrociano, insomma, nella parte romanzata”, spiega Eugenio Olivieri. Dello stesso parere l’unica attrice femminile, Ernesta Argira: “Quella a cui sono stata chiamata è una sfida bellissima, mi sono trovata di fronte a un testo con il quale misurarmi e confrontarmi, a livello professionale e non. Non ci si improvvisa attori in certe situazioni, specie davanti a un testo così bello e importante e specie davanti a figure femminili così delicate e belle, che rappresentano il rovescio della medaglia rispetto al resto della situazione messa in scena e che rappresentano uno spartiacque, un prima e un dopo rispetto allo sciogliersi della vicenda”.

La struttura, a tratti complicata della storia, è stata resa in maniera minimalista, pulita, chiara, cercando di rendere tutte le sfaccettature del complesso personaggio di Sisto V. La presentazione dell’intreccio è, per certi versi, simile a quella di un romanzo thriller, che apre le porte a molteplici ulteriori lavori, con rimandi alla Badessa di Castro di Stendhal e alla materia manzoniana, specie quella del Fermo e Lucia. La mise-en-espace moderna brillantemente contrasta con la lingua ottocentesca e per certi versi di maniera di Eleutero Ausonio, creando un intimo sistema di rimandi e connessioni che rendono Papa Sisto un personaggio quanto mai attuale. Di salto in salto da un sentimento a un altro, da un’emozione a un’altra, ma anche da un personaggio a un altro, i quattro attori sono riusciti a rendere l’atmosfera di un’intricata storia, nutrita di circa 15 personaggi, restituendo al pubblico una figura eminentemente umana, che narra gli ultimi attimi di vita di Sisto V, sì, ma anche di Felice Peretti.

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