E lucevan le stelle


11 Ago 2013 - Dischi

Recensione di Alberto Bazzano

Ancora una volta la casa discografica Bongiovanni si distingue per un prodotto di particolare interesse. Per la collana storica il mito dell'opera sono state pubblicate 26 interpretazioni della romanza E lucevan le stelle, dalla Tosca di Puccini. L'operazione si affianca ad altre simili realizzate in passato dalla casa bolognese. In particolare, si ricordano il disco relativo all'aria di Canio Vesti la giubba , dai Pagliacci di Leoncavallo; quello relativo alla cabaletta di Manrico Di quella pira dal Trovatore di Verdi; quello relativo all'aria di Radames Celeste Aida dall'opera omonima; il doppio album sulla gelida manina della Bohème; quello relativo al sogno del cavaliere Des Grieux dalla Manon massenetiana e quello dedicato alla più celebre fra le canzoni napoletane, O sole mio . Ascoltare in rapida successione alcune fra le voci più importanti del secolo scorso consente di farsi un'idea precisa della prassi esecutiva di un'epoca e talora andare incontro a piacevoli sorprese. Ad esempio, nel presente cd, la lettura che dell'addio alla vita di Cavaradossi offre Mario Del Monaco, tenore noto soprattutto per le qualità connesse al vigore dell'emissione, colpisce per la spiccata introspezione che la contraddistingue. Parimenti l'incisione di Giuseppe Borgatti, fra i primi interpreti del ruolo, e quella di Enrico Caruso indicato da Puccini come il migliore Cavaradossi in circolazione mostrano come la consuetudine di smorzare la voce alle parole le belle forme disciogliea dai veli , sebbene suggestiva si noti in tal senso il prolungato indugiare del tenore Miguel Fleta, famoso per le interminabili filature – sia una consuetudine tarda e lontana dal volere dell'autore. Fra le interpretazioni più accattivanti si segnalano inoltre quella di Giuseppe Lugo, che ha fatto della parte uno dei suoi cavalli di battaglia, e quella di Giuseppe Di Stefano, insuperabile in forza di un timbro luminoso e sensuale. Dei cantanti acclusi nel cd osserva Davide Annachini nelle preziose note di copertina gli interpreti italiani e latini sono quelli che singhiozzano di più, spesso con esiti grotteschi, ma al tempo stesso risultano anche i più passionali ed espressivamente intensi, a differenza di altri colleghi nordici più sobri e distaccati .


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