Di rabbia e di stelle


11 Ago 2013 - Dischi

Recensione di Alberto Pellegrino

Roberto Vecchioni, nella nuova raccolta Di rabbia e di stelle, resta musicalmente fedele a se stesso, sempre diviso tra rock e melodia, mentre sintetizza già nel titolo i contenuti poetici di un autore che rivendica la sua vocazione politica ( Sono di sinistra ma la parte che amo non mi sembra sempre molto lucida. Troppo battibecchi e pochi personaggi credibili ) e guarda con pessimismo alla società italiana: Non sopporto tanti falsi valori che sono espressione della mediocrità è il trionfo del tecnicismo e della fiducia eccessiva nella scienza . Nei confronti dei giovani, a cui dedica Comici spaventati guerrieri, ritiene che manchi loro l'educazione emotiva. Gli si insegna ad arrampicarsi per la scala sociale e gli manca l'umanesimo, il valore della bellezza . à necessario ritrovare il valore dell'arte e della parola, premiare chi studia e lavora ( il sei politico è stato un errore ). Da qualche tempo Vecchioni ha riscoperto la preghiera come modo diretto di rivolgersi a Dio: In questi ultimi due anni mi sono molto avvicinato a Dio. La fede è cresciuta anche per i dolori che ho vissuto in questo tempo. Ci deve essere una forza credibile che va oltre la mediocrità terrena . Egli dedica ai temi religiosi-esistenziali quattro bellissime canzoni: Questi fantasmi è una ballata arrabbiata contro la volgarità e l'immoralità della società contemporanea; Il cielo di Austerliz è una riflessione sulla fragilità della gloria, l'orrore della guerra, l'amore per la vita e la disperata lontananza dell'eternità ; Tu quanto tempo hai?, (forse la canzone più bella) è una commovente riflessione sullo scorrere inesorabile del tempo e sulla fine dell'esistenza; Le rose blu è un'offerta a Dio di ricordi e sentimenti, in sostanza di tutta la propria vita che spera sia, alla fine, metaforicamente trasformata in splendide rose blu. Commovente è Amico mio, esaltazione del sentimento più forte dell'amore, il tentativo di dare a un amico una qualche speranza ( Amico mio,/tu volerai sopra una nave a vela,/ti accenderai come una stella a sera ). Bellissima è la ballata Il violista sul tetto (dove compare Teresa De Sio nel ruolo della madre), una rivisitazione di un antico canto popolare Mamma dammi centomila lire , sintesi di tutte le sue aspirazioni giovanili del protagonista che alla fine diventa un poeta fuori del coro , appunto un violista che suona sul tetto. Infine vi sono le canzoni giocate fra memoria e amore, tutte caratterizzate da versi molto coinvolgenti e raffinati (La ragazza col filo d'argento, Non lasciarmi andare via, Neanche se piangi in cinese, O amore amore amore, Non amo più).


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