A Martina Franca il laboratorio de “La scuola de’ gelosi”


di Andrea Zepponi

7 Ago 2022 - Commenti classica

Spostata felicemente al Teatro Verdi, l’opera di Salieri, La scuola de’ gelosi, è stata eseguita, al Festival della Valle d’Itria, dai giovani artisti allievi dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” 2022 e del Conservatorio di Musica “Nino Rota” di Monopoli. La delicatezza e trasparenza della partitura è stata onorata dal direttore M° Danila Grassi e dal Maestro al cembalo Davide Rinaldi.

(Foto di Clarissa Lapolla)

Che il libretto di Lorenzo Da Ponte dal sottotitolo La scuola degli amanti, ultima opera buffa di Mozart alias Così fan tutte (1790), fu inizialmente adottato da Antonio Salieri per musicarlo e subito scartato, lo testimoniano alcuni autografi dei brani iniziali conservati nella Biblioteca nazionale Austriaca di Vienna. Così diversa nella tematica, ma tanto affine al motto titolare del libretto dapontiano, La scuola de’ gelosi, scritto da Mazzolà, è la prima opera buffa che Antonio Salieri, maestro di cappella e poi dell’Opera di Vienna, compose per un teatro italiano e fu anche la prima opera con cui il giovane compositore riscosse uno straordinario successo internazionale. Mentre l’opera mozartiana si conclude con un illuministico pessimismo sul valore del matrimonio, l’opera di Salieri elogia alla fine invece l’amore coniugale e sorprende per l’esaltazione protoromantica della moralità del legame sponsale suffragato dall’affetto coltivato tra gli sposi che hanno davanti agli occhi esempi tratti dall’attualità, dalla storia e dalla mitologia. Molto probabilmente il libretto di Caterino Mazzolà, la cui trama è incentrata su una sorta di esperimento meccanicistico con i sentimenti umani (nello specifico la gelosia), servì da modello a Lorenzo Da Ponte per La scuola degli amanti, meglio conosciuta con il titolo Così fan tutte. Solo che la prima ha un finale ottimistico, la seconda pessimistico. Il successo, dopo il debutto veneziano del 1778 de La scuola de’ gelosi,si ripeté in oltre quaranta città italiane ed europee – tra cui Bologna, Firenze, Torino, Napoli, Milano, Londra, Parigi, Dresda, Praga, Varsavia, Riga, Lisbona e Madrid – e fu una delle opere più eseguite di Salieri. Nel 1783 con quest’opera, in una versione rimaneggiata dal compositore stesso, si inaugurò a Vienna un nuovo periodo “aureo” dell’opera buffa con una compagnia d’opera italiana appositamente costituita. La decisione di dirottare l’esecuzione dell’opera La scuola de’ gelosi, di Antonio Salieri al Teatro Verdi la sera del 27 luglio invece che al Palazzo Ducale di Martina Franca, come invece era in programma, non poteva essere più adatta al carattere semiscenico della scelta rappresentativa e più favorevole per quella esecutiva e i giovani artisti allievi dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” 2022 e del Conservatorio di Musica “Nino Rota” di Monopoli, hanno usufruito di un vero teatro con ottima acustica. Anche la delicatezza e trasparenza della partitura, onorata dalla bacchetta del direttore M° Danila Grassi e dal Maestro al cembalo Davide Rinaldi, è stata particolarmente valorizzata dalla rinnovata sede del festival, il Teatro Verdi che ha consentito una adeguata spazializzazione del suono.

In realtà l’aspetto rappresentativo era comunque presente perché la gestualità scenica dei giovani cantanti, il cui ruolo era iscritto sulle t-shirt che ognuno di loro indossava, risultava ben mossa ed espressiva, tanto che si sarebbe dovuto definire la rappresentazione piuttosto che “in forma di concerto”, in “forma semiscenica”.

La trama dell’opera espone intrighi amorosi, tentativi di seduzione e provocazioni di gelosia tra personaggi di tre diverse classi sociali: l’aristocrazia, la borghesia e la classe operaia. Il ruolo del Tenente è simile a quello tenuto da Don Alfonso che tiene le fila del corrispondente dramma giocoso mozartiano. Protagoniste sono le coppie di sposi, l’aristocratica formata da Conte-Contessa, e la borghese composta da Blasio-Ernestina, in cui uno dei coniugi si dimostra molto geloso: in quella nobile la contessa si sente trascurata e tradita dal proprio volubile marito con il caratterizzante nome di conte Bandiera, mentre nella coppia borghese il soggetto insopportabilmente geloso è Blasio, il marito che sospetta a torto la propria moglie di infedeltà e la tiene rinchiusa. La doppia coppia è destinata a entrare in conflitto in quanto il conte fa la corte a Ernestina. Questa è insofferente della gelosia eccessiva e ingiustificata del marito, allora, per ripicca, accetta di farsi accompagnare dal conte per verificare quale fine fanno i gelosi in un manicomio (dai pazzarelli). Quivi, nel finale primo, i due sono attesi dai rispettivi coniugi gelosi che li colgono in flagrante e convenzionalmente il prim’atto si conclude con un gran trambusto. La vera e propria scuola della gelosia si realizza nel secondo atto dove, nella quadreria del conte, che allusivamente reca appunto il titolo “La scola de’ gelosi”, questi illustra a Blasio quattro quadri esemplificativi dandogli una lezione in materia di filosofia di vita: il primo rappresenta una coppia di contadini sbadiglianti presso la figura della noia personificata e il conte vi vede quanto tedio viene generato dalla certezza assoluta della fedeltà del coniuge. Il secondo quadro rappresenta la gelosia seguita dall’odio, entrambi personificati, in cui, spiega di nuovo il conte, il tormento dato dal geloso all’altro coniuge è tale che per reazione naturale ne suscita inevitabilmente l’odio. Gli altri due quadri raffigurano divinità mitologiche coinvolte in triangoli amorosi. La contessa, che ha ascoltato tutta la lezione dal conte occultamente rivolta anche a lei, applica immediatamente quanto ha appreso non mostrandosi più innamorata gelosa ma fredda e distaccata provocando così l’interesse del conte che all’improvviso riscopre quanto la moglie sia desiderabile. Pertanto, tale “scuola” insegna ai gelosi di procedere in modo più cauto e accorto fingendo indifferenza per ottenere amore e dissimulando leggerezza per indurre piacere. Allora i gelosi, così istruiti, riescono a suscitare la gelosia nei rispettivi coniugi per mezzo di false lettere d’amore e fittizi ritrattini galanti – infatti anche le precedenti vittime della gelosia non possono tollerare la presunta infedeltà del rispettivo coniuge come non la sopportavano quelli che per primi si erano ingelositi – per cui alla fine tutti hanno imparato abbastanza e la morale finale suona come l’esatto contrario di quello dell’opera mozartiana:

Stia ciascun con la sua sposa 
che follia cangiar pietanza. (…) 
chi disturba il sacro nodo 
la sua pace perderà. (…)
non v’è cosa più gioconda
d’un felice matrimonio. (…)

La giovinezza dei cantanti, la freschezza delle doti canore e la bella presenza scenica hanno fatto la loro parte nell’operazione dall’evidente carattere laboratoriale con il nome Opera Workshop che non ha eseguito in toto l’opera di Salieri, ma ha depennato alcune arie e diversi recitativi aggiungendo o sostituendo brani rispetto alla versione viennese del 1783: la compagine vocale maschile era comunque più tecnicamente agguerrita a cominciare dalle parti di registro grave, il basse-baritone Carmine Giordano nel ruolo buffo di Lumaca, ben impostato nella connessione tra sostegno del fiato e dizione cantata, anche nella zona acuta, ha conquistato la platea con la tirata Tutto sì, ma moglie no con la nettezza nel canto sillabato; il Blasio di Matteo Mancini, baritono dalla cavata di voce sensibile e ampia, esibisce facilità e nobiltà di emissione che vorremmo ascoltare anche su altre tessiture, come il Conte delle Nozze, e il Riccardo de I puritani; benissimo il tenore Omar Mancininel Conte di Bandiera, il quale presenta un bel profilo vocale, buona gestione della colonna aereofonica e una promettente spaziatura nella zona acuta che potrebbe trovare in Rossini e Bellini il giusto repertorio e banco di prova – anche in senso espressivo – al fine del recupero filologico della vocalità tenorile che, non dimentichiamolo, andava in falsettone dalla zona acuta e sovracuta dopo il la3; il Tenente di Joan Folqué aveva tutto il brio e la freschezza del tenore contraltino che potrebbe ben riprodurre il tenore nel repertorio di primo 800 di ascendenza rubiniana: in questo settecentesco assolveva molto bene al gesto vocale e alla sua tenuta recitante in brani che ricordano il tipo di canto sillabico come quelli del Basilio o del Monostatos mozartiani, e lo si è sentito nell’aria Ah non siate ognor sì facili; vocalità squillante e appuntita quella del soprano Rocio Faus,in Ernestina, forse ancora da collaudare in senso espressivo e dinamico; eloquente e ben timbrata quella del mezzosoprano Fleuranne Brockway in Carlotta che dimostrava sicurezza anche nella pronuncia italiana briosa e sbarazzina. Non così la Contessa del soprano lirico Irina Bogdanova la quale ha indubbie ed evidenti capacità “ugulari” notevoli purtroppo mal gestite da una tenuta di fiato e una dizione italiana ancora abbastanza lontane dalla giustezza dovuta: una vocalità così importante non può affrontare le agilità finali dell’aria Ah, sia già de’ miei sospiri dopo la prima parte, cantabile e soavemente melodica, eseguendo a piena voce il tutto senza gestire con il fiato il proprio spessore vocale: la mancanza di affinamento tecnico e di economia nella dinamica espressiva le ha determinato inevitabili sbavature nelle suddette agilità e susseguenti stonature. Si confida che la giovane età della cantante le permetta di colmare al più presto queste insufficienze.

Alla fine, comunque applausi per tutti e soprattutto per la direzione orchestrale della Grassi.

La scuola de’ gelosi
Musica di Antonio Salieri 
Dramma giocoso in due atti su libretto di Caterino Mazzolà
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisè, 28 dicembre 1778
Versione viennese revisionata da Lorenzo Da Ponte e Antonio Salieri, 1783–1786
Edizione a cura di Ingrid Schraffl nell'ambito del progetto di ricerca Opera buffa in Wien (1763–1782) all'Università di Vienna

In forma di concerto
Locandina

Opera Workshop con gli Allievi dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” 2022 e del Conservatorio di Musica “Nino Rota” di Monopoli.
Direttrice Danila Grassi
Il Tenente Joan Folqué
Contessa di Bandiera Irina Bogdanova
Conte di Bandiera Omar Mancini
Ernestina Rocio Faus
Blasio Matteo Mancini
Carlotta Fleuranne Brockway
Lumaca Carmine Giordano
Maestro al cembalo Davide Rinaldi
Tag: , , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *