A Liegi torna “Don Giovanni” lupo di Wall Street


di Alma Torretta

16 Mag 2022 - Commenti classica

Torna la produzione del Don Giovanni di Mozart, creata nel 2016 proprio per l’Opéra Royal de Wallonie-Liege. Ottime le voci. Il baritono Davide Luciano un ottimo moderno seduttore. L’allestimento, invece, proprio non convince.

(Crédit photos: © Jonathan Berger-ORW)

A pochi anni di distanza, si tratta infatti di una produzione creata proprio per Liegi nel 2016, torna sulle scene dell’Opéra Royal de Wallonie-Liege il Don Giovanni firmato dal belga Jaco Van Dormael alla sua seconda esperienza di regia d’opera, dopo aver realizzato nel 2012, sempre a Liegi, Stradella, la prima opera di César Franck, che avrebbe forse più meritato di essere ripresa dato che quest’anno si festeggia il bicentenario della nascita del compositore belga, naturalizzato poi francese, e dato che l’allestimento è stato un successo tanto di pubblico che di critica.

Invece questo Don Giovanni non ha convinto allora e continua a non convincere oggi, malgrado il cast nella nuova produzione sia tutto composto da ottime voci. A cominciare da Don Giovanni interpretato dal baritono Davide Luciano, bel timbro, sicurezza vocale, pulizia nel fraseggio, soprattutto carattere giusto per interpretare un moderno seduttore dell’ambiente dell’alta finanza americana, un vero e proprio lupo di Wall Street, cinico e senza scrupoli, ma al tempo stesso anche sufficientemente sexy ed affascinante da risultare irresistibile. Esemplare da questo punto di vista la sua interpretazione del celebre duetto con Zerlina “Là ci darem la mano”, al suo fianco la giovane soprano belga Sarah Defrise, qui una donna delle pulizie, che si è già fatta notare nella prima parte del pop requiem “Is This the end” della Monnaie e qui ha confermato le sue ottime doti. Certo è una Zerlina un po’ acerba, ma proprio questo fatto regala una lettura del personaggio più fresca del solito anche se magari vocalmente meno ricca.

Voci tutte ottime in sé, ma per alcune parti discutibili nel ruolo: è innanzitutto il caso di Leporello interpretato di nuovo dal belga Laurent Kubla, dal portamento alto ed elegante, sembra più l’associato di Don Giovanni che il suo servo, soprattutto nel primo atto, anche se la sua frequentazione negli ultimi anni dell’Opéra Comique ha affinato la capacità di Kubla di essere buffo e sagace, ed il pubblico gliel’ha riconosciuto regalandogli il primo applauso dopo la sua aria del Catalogo. Donna Elvira stavolta è interpretata da un mezzosoprano, la dolcissima Josè Maria Lo Monaco, con il risultato che il suo personaggio diventa più simpatico e sensuale, donna determinata perché teneramente innamorata, non un’isterica stalker, una molesta persecutrice, come di solito ultimamente appare. Per i ruoli della coppia Donna Anna e Don Ottavio poi altri due interpreti di lusso, il soprano Maria Grazia Schiavo ed il tenore Maxim Mironov, la prima di buon spessore vocale ma che appare poco a suo agio, giustamente, in un contesto tanto volgare; il secondo che regala delle arie perfette, cantate con grande grazia, tanto da sembrare quasi di un altro mondo in quel contesto.

Il grosso problema è, infatti, sempre l’allestimento, con luci al neon o comunque fredde dominanti e la regia con volgari festini di donnine nude e cocaina a profusione che tradiscono completamente la finezza e raffinatezza della musica di Mozart e del libretto di Da Ponte. Per non parlare del banchetto finale con la cioccolata versata su corpi nudi distesi su tavoli che sembrano da obitorio, il massimo del cattivo gusto e del banale.

Per completare il giro degli interpreti, un bravo va al Masetto di Pierre Doyen, mentre il basso Shady Torbey, che pure non manca pure certo di qualità, interpreta qui ancora una volta un ruolo, Il Commendatore, per cui è troppo giovane e non abbastanza profondo e autorevole. Quest’ultimi due cantanti pure belgi in una produzione che si caratterizza quindi per una buona presenza di talenti locali, valorizzazione doverosa, ma se al posto giusto.

Sul podio il bravo Christophe Rousset, qui in una direzione un po’ impersonale. Peccato perché l’idea di partenza non era male, anche se non del tutto originale, e le scenografie di Vincente Lemaire affascinanti ed impegnative da un punto di vista realizzativo, sia la vista sui grattacieli con i tipici lavavetri, sia soprattutto la piscina dove Don Giovanni fa annegare all’inizio il Commendatore, dopo averlo pesantemente colpito con una mazza da golf, e dove infine sarà trascinato, nell’acqua invece che nel fuoco, tra fumi e poco coinvolgimento del pubblico, lui stesso.

All’Opéra Royal de Wallonie-Liege dal 13 al 21 maggio.

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