Una mostra sullo spettacolo al femminile


di Alberto Pellegrino

11 Ago 2013 - Senza categoria

Arti Visive: Recensioni

Macerata. In occasione di Sferisterio Opera Festival l'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Macerata ha affidato a Francesca Coltrinari dell'Università di Macerata la realizzazione della mostra Violetta, Carmen, Mimì. Percorsi al femminile dello Sferisterio ai Musei Civici di Macerata, allestita con eleganza a Palazzo Buonaccorsi dall'architetto Luca Schiavoni. Un ponderoso catalogo, contenente alcuni saggi importanti e tutta la documentazione iconografica della mostra, sempre a cura della prof.ssa Coltrinari, è stato pubblicato dalla casa editrice Quodlibet.
Lo spunto della mostra è stato offerto dal fatto che la stagione lirica maceratese è stata allestita nel segno di tre mitiche eroine del melodramma come sono appunto Violetta, Mimì e Carmen, profondamente diverse tra loro eppure legate dallo stesso filo esistenziale costituito da tre diversi modi di concepire e vivere l'amore al di fuori dei tradizionali ruoli che la società borghese dell'Ottocento riservava alla donna. In un saggio intitolato La fabbrica delle eroine, Giuseppe Capriotti analizza come sotto il profilo sociologico e psicologico questi tre personaggi femminili del melodramma si devono considerare non tanto dei modelli culturali, ma dei prodotti storici che si sono sedimentati nella civiltà europea dall'antichità all'età moderna fino a diventare nell'immaginario collettivo il femminile eroico che si contrappone alla figura dell'eroe maschile: Violetta è una cortigiana che si colloca con la sua condizione di vita al di là della morale borghese; Mimì è una fragile figura di artigiana che finirà per essere travolta non solo dalla malattia, ma dall'incombente società industriale; due donne votate al sacrificio che porta Violetta e Mimì a immolare se stesse in nome di un sentimento nobile come l'amore. Infine abbiamo Carmen, una zingara che rappresenta una diversità culturale emarginata, per di più una ammaliatrice che non rispetta i canoni della morale occidentale. Tre figure che si contrappongono a quella della Vergine Immacolata della tradizione cattolica, alle eroine bibliche Giuditta e Giaele; al contrario la Maddalena, che non è quella dei Vangeli ma la prostituta redenta della tradizione, potrebbe avere dei punti di contatto con una Violetta moralmente rigenerata dall'amore di Alfredo. Ammaliatrici allo stesso modo della gitana Carmen che assoggetta gli uomini e predice il futuro, sono le classiche Circe e Didone, la Morgana del ciclo arturiano e la Sibilla Appeninica, le rinascimentali Armida ed Erminia create dalla fantasia del Tasso.
Tutti questi temi sono quindi documentati attraverso un percorso pittorico che va dal Cinquecento all'Ottocento, mettendo insieme tutte opere al femminile provenienti dai Musei Civici e dalla quadreria della Prefettura di Macerata. Vi sono poi tre sezioni della mostra che ci sono apparse particolarmente significative per la loro originalità e per il sapore che hanno di un'autentica scoperta, in linea con quanto sostiene la curatrice della mostra che punta sulla valorizzazione dei beni culturali esistenti sul territorio, in quanto fondamentali testimonianze di un patrimonio che non ha solo valenze estetiche, ma anche storico-antropologiche.
La prima scoperta è costituita dai quadri del pittore maceratese Gualtiero Baynes (1856-1938) formatosi artisticamente a Firenze, vissuto a Torino e in Germania, per poi concludere la sua attività di artista e restauratore a Firenze, presente in mostra con una serie di paesaggi e di ritratti femminili particolarmente gradevoli, in cui si avvertono i legami col mondo artistico fiorentino soprattutto con Lega e Signorini.
La seconda scoperta è rappresentata dalla figura di Cesare Filippucci (1850-1932), un esponente della cultura maceratese, fondatore del Museo del Risorgimento e impegnato nel campo dei servizi sociali. Ebbene questo personaggio, appartenente alla provincia italiana più creativa e ricca di idee, arriva a concepire una pinacoteca delle donne intitolata Al genio delle Pittrici Italiane, mettendosi in contatto con tutte le pittrici italiane del suo tempo e riuscendo a raccogliere 75 opere che costituiscono una collezione unica nel panorama artistico italiano.
Il terzo aspetto interessante della mostra è costituito infine dalla Galleria delle Prime Donne, nella quale Gabriele Cesaretti ricostruisce le vicende biografiche e documenta l'immagine delle cantanti liriche che sono passate a Macerata nell'Ottocento e nei primi del Novecento, a cominciare dal contralto maceratese Dionilla Santolini specializzata in ruoli en travesti fino al soprano Francesca Solari, applaudita interprete dell'Aida, allestita nel 1921 nell'Arena Sferisterio.
(Alberto Pellegrino)


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