Un Mozart di charme al 48° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano


di Andrea Zepponi

21 Lug 2023 - Commenti classica

Inaugurato il 14 luglio, il 48° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano 2023 si prepara, con un programma denso e di altissimo livello, al cinquantesimo anniversario. Rilevante l’allestimento del Singspiel mozartiano Bastiano e Bastiana: perfezione ed equilibrio dell’esecuzione musicale.

(Fotografie di di Irene Trancossi)

Concerto di apertura

Il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano (SI) è una solida realtà iniziata quarantotto anni fa, nel 1976, in seguito alla partecipata iniziativa del compositore Hans Werner Henze: oggi è uno straordinario appuntamento denso di musica e incontri di cultura e arte a livello internazionale.

Questi due anni che precedono il 2026, cinquantesimo del Cantiere, in cui si intravede il centenario della nascita del suo fondatore, dovrebbero preludere a qualche eccezionale evento per commemorarlo degnamente e, intanto, le manifestazioni fervono con un calendario di tutto rispetto e di consueta elevata qualità: concerti, rappresentazioni ed eventi costituiscono un momento di crescita sociale e culturale della cittadina toscana e di tutto il territorio della Valdichiana Senese. Una valenza, quella sociale e comunitaria, presente fin dai primordi del Cantiere.

Per il terzo anno consecutivo la direzione artistica è affidata a Mauro Montalbetti che ha sapientemente guidato la manifestazione dal momento della ripresa post-Covid, quest’anno coadiuvato dal nuovo direttore musicale Jonathan Webb. In questi tempi complessi è quasi una necessità affidare al linguaggio dell’arte e della musica messaggi universali per la costruzione di senso e della pace. E la musica è appunto un linguaggio universale significativo nell’attuale contesto storico, altresì aderente allo spirito di sempre del Cantiere e alle sue finalità che intendono costruire un terreno libero, aperto e comune perseguendo il sogno e l’utopia di Henze.

Il programma comprende, come sempre, un’alternanza di stili musicali diversi (classica, opera, musica da camera, percussioni, folk, musica elettronica) spesso ibridati tra loro, di forme artistiche diverse (teatro, musica, balletto), portate in scena in luoghi diversi (da Piazza Grande, al celebre Santuario di San Casciano dei Bagni). Per la prima volta è stata anche allestita una vera e propria compagnia di danza del Cantiere. Il tutto coltivando una preziosa collaborazione tra i musicisti locali, spesso giovanissimi e gli artisti internazionali che partecipano al Cantiere, secondo il celebre motto di Hans Werner Henze: “Qui, tutti siamo studenti e al tempo stesso insegnanti.”

Le prefazioni al 48° catalogo del Cantiere di Michele Angiolini, sindaco di Montepulciano, di Sonia Mazzini, presidente della Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte, e degli stessi Montalbetti e Webb sono linee guida essenziali per comprendere lo spirito della speciale manifestazione in cui si sente molto la necessità di celebrare e attivare i principi della visione henziana. Le discipline sono diverse, ma l’obiettivo è comune nell’incoraggiare generazioni di artisti e nell’accogliere creatori d’arte da tutto il mondo per proteggere e presentare il dono del patrimonio comune, nutrendo il futuro attraverso visioni artistiche in lavori nuovi, sfide nuove e un continuo rinnovamento culturale. Il Cantiere – scrive Webb – è per sua natura un evento di “accoglienza” il cui auspicio è che tutte le esperienze condivise possano risultare trasformative e diventare uno stile di vita, un modello sociale di speranza, bellezza e rinnovamento.

Nel catalogo i saggi brevi di Carlo Bianchi, Matilde Bufano e Reza Vali corredano brillantemente la natura culturale della pubblicazione secondo il tradizionale intento espresso fin dai primi anni del Cantiere. L’organicità del catalogo rispetto alla manifestazione è una tipicità “cantieristica” che si perpetua fin dall’inizio ed espone programmaticamente il carattere generale impresso agli eventi nell’edizione in corso: la sezione Portfolio di Elisabetta Mastro espone appunto una serie di sue opere fruibili direttamente nella stampa introdotte da Silvia Iacobelli.

L’inaugurazione del Cantiere 2023 si è svolta venerdì 14 luglio alle ore 18 in Piazza Grande con un concerto della Banda Poliziana diretta da Giacomo Valentini con Cristiano Arcelli al sassofono e musiche di Johann Strauss II, di Walter Deodati e dello stesso Arcelli, quindi il concerto di apertura ha avuto luogo nella stessa piazza alle 21.30 con l’Orchestra della Toscana diretta da Roland Böer con Gabriel Schwabe al violoncello ed Hellen Weiss al violino su musiche di Beethoven, di James MacMillan e di Brahms.

Senza voler individuare una gerarchia assiologica tra i diversi, numerosi e tutti pregevoli eventi in programma, credo che lo sforzo dell’allestimento del Singspiel mozartiano Bastiano e Bastiana K50, andato in scena sabato 15 luglio al Teatro Poliziano sia stato rilevante e rappresentativo dell’edizione del Cantiere in corso. Il garbo e la grazia di tutta la messa in scena erano pari alla perfezione e all’equilibrio dell’esecuzione musicale e l’esempio di come si possa ottenere un risultato così artisticamente valido dovrebbe uniformare diverse altre iniziative teatrali.

Secondo le note di regia di Luca Fusi Bastiano e Bastiana è un gioco, un allegro divertissement che Mozart scrive giovanissimo e propone spunti che saranno presenti nelle opere della maturità. La messa in scena per Montepulciano ha voluto esaltare questo aspetto giocoso proponendo un dialogo a tre voci fra musica, parola e movimento puro. In omaggio alla decennale collaborazione del cantiere con il maestro Marcel Marceau, del quale si ricordano i cento anni dalla nascita, il palcoscenico brulicava di mimi silenziosi che costruivano la trama sulle vestigia di un sipario che parlava al tempo stesso la lingua della finzione e della verità naturale dell’Uomo. Un drappeggio continuo e suggestivo di sipari animato dai mimi esaltava la tenue ma non banale vicenda dell’operina del genio dodicenne in cui l’amore tra Bastien e Bastienne si incrina per le lusinghe che il mondo esterno esercita sul ragazzo, strappandolo all’idilliaca felicità campestre. Per riconquistarlo, Bastienne si rivolge al mago Colas che, esperto di malizie mondane, le suggerisce di ostentare indifferenza; pentito, il ragazzo ritornerà infine alla fedele compagna. I tre personaggi dell’opera erano dunque accompagnati dal coro mimico nello sviluppo della semplice trama ispirata a Jean Jacques Rousseau.

Nato come parodia dell’operina Devin du village del filosofo francese (1752) a opera della coppia Guerville-Favart, il singspiel venne importato a Vienna nel 1764 da due attori, Weiskern e Müller, che prepararono, su commissione del conte Durazzo, il testo tedesco di cui si servì il piccolo Mozart: non prima però che il salisburghese Johann Andreas Schachtner apponesse gli ultimi ritocchi al libretto dell’opera che fu forserappresentata in casa o nel giardino di Anton Mesmer, il medico studioso del magnetismo citato poi in Così fan tutte. Nel testo definitivo il tema dell’autentica e innocente vita pastorale di rousseauiana memoria, ultima moda tra i soggetti teatrali dell’epoca, si coniuga con scoperti, maliziosi riferimenti alla corruzione e al degrado morale in cui l’amore può incorrere, se attratto nell’orbita della civiltà corrotta. Il sacrificio della primigenia purezza sarà il passo logico e necessario perché gli amanti si risolvano al matrimonio e perché la natura possa trionfare o anche solo perpetuare il suo corso. Il coro mimico esprimeva quindi lo spirito del teatro che continua a raccontare e costruite storie, ma anche quello della natura che seguita ad accompagnare e amare i suoi figli nonostante la spossatezza dei tempi difficili.

E la bellezza dello spettacolo non era dipesa tanto dall’aderenza della scenografia e costumi a un’estetica settecentesca, quanto dalla condotta registica dei giovani interpreti dalla vocalità fresca e ben pronunciata nell’alternanza tra il tedesco cantato delle arie e l’italiano parlato nelle parti in prosa. Il gesto registico della progressiva vestizione dei giovani amanti, che costruiscono man mano il loro essere sociale, era efficace e sensibile; nondimeno la figura del mago Colas si stagliava nel suo elegante e misurato atteggiamento di esperto del vivere civile e della natura umana, mentre un’ambientazione settecentesca permeava le movenze dei mimi animati quasi da un genius loci.

Bellezza e proprietà circondavano il tutto complice la trasparente lettura della musica mozartiana del M° Tito Ceccherini alla testa della Wunderkammer Youth Ensemble, rispettosa degli equilibri vocali e di un’estetica votata all’ideale di quella semplicità naturale propugnata in musica dagli illuministi e assunta dal giovane Mozart nell’apparenteimmediatezza dei sedici numeri di questa partitura. Enunciando le melodie di dolcezza incantevole che celano una maturità di scrittura già notevole, la resa orchestrale è stata capace di coniugare magistralmente l’arte con la natura secondo il progetto estetico di un illuminismo cui Mozart terrà fede fino alle ultime opere. L’orchestra di giovani preparatissimi e di sicura disciplina ha fatto emergere, tra gli aspetti più rilevanti della partitura, l’invenzione melodica originale e pregnante, la notevole economia tematica, la vivacità ritmica e l’eufonia nella scrittura orchestrale, la struttura di arie ‘in miniatura’ lievemente chiaroscurate, tramite l’inserimento di sezioni contrastanti. La simbiosi di gesto scenico e vocale, di carattere buffo, è riuscita a esibire lo scatto d’orgoglio di Bastienne, quando Colas osa insinuare che anche lei possa essere infedele Würd’ich auch wie manche Buhlerinnen, così viene descritta la vaghezza dell’incostante Bastien, mentre poco dopo il mago Colas esibisce i suoi poteri tra le formule esoteriche dell’aria, Diggi, Daggi, schurry, murry, declinata, in perfetto tono Sturm und Drang, nell’atmosfera cupa del do minore, e felicemente controbilanciata dal brano seguente, il sereno, apollineo minuetto di Bastien Meiner Liebsten schöne Wangen, creando così il contrasto tra gli elementi disforico/euforico che rimandano all’Orfeo ed Euridice gluckiano. A un altro luogo della maturità mozartiana, il Flauto magico, rimanda invece la decisione di Bastien di uccidersi, se non potrà avere l’amore di Bastienne: sembra di sentire i propositi di Papageno, e anche in questo caso il suicidio è solo annunciato.

Complessivamente questo Singspiel rappresenta quanto di più originale il giovane compositore potesse comporre per il teatro in quegli anni, attingendo – nonostante l’apparente semplicità e immediatezza dell’espressione – a un grado di complessità di scrittura già del tutto personale.

E il 48° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano non poteva iniziare meglio di così, tra i sentiti applausi di un pubblico conquistato e ben predisposto alle prossime manifestazioni cantieristiche.

MONTEPULCIANO – Teatro Poliziano, sabato 15 luglio ore 21.30

BASTIANO E BASTIANA
Opera comica in un atto
di Wolfgang Amadeus Mozart 
su libretto di Friedrich Wilhelm Weiskern, Johann H. F. Mueller e Johann Andreas Schachtner

  • Tito Ceccherini direttore
  • Luca Fusi regia
  • Carlo Sala, Roberta Monopoli scene e costumi
  • Giulia Bandera luci
  • Laura Zecchini Bastiana
  • Matteo Tavini Bastiano
  • Paolo Leonardi Cola
  • Chiara Antonelli, Lorenzo Baldini, Zaccaria Barraco, Martina Bassi,
    Sofia Chiodaroli, Marianna Federici, Alice Pagliaro, Lara Zaccara
    mimi
  • Wunderkammer Youth Ensemble

In collaborazione con Guido Levi Lighting Lab e Teatro Arsenale di Milano

Info al link: https://www.fondazionecantiere.it/it/

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