Pesaro: l'intervista a Nanni Moretti


di Samantha Monaldi

11 Ago 2013 - Senza categoria

Cinema: Commenti

PESARO. Maestro del cinema , l'emblème du cinèma italien , cineasta totale e più famoso regista italiano nel mondo assieme a Bernardo Bertolucci (maggiori fautori del cosiddetto Nuovo cinema degli anni '60). Questi i modi in cui viene definito oggi Nanni Moretti dai critici cinematografici italiani e francesi. Definizioni che hanno accompagnato la 48esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro in cui è stata proposta, per il 26esimo Evento Speciale, una retrospettiva dell'intera opera di Nanni Moretti con proiezioni giornaliere di tutti i suoi film compresi i primi tre rarissimi cortometraggi girati in Super8: La sconfitta, Patè de bourgeois e Come parli frate?. Una cinepresa in Super8 che, precisa lui stesso, comprò all'epoca vendendo la sua collezione di francobolli.
L'omaggio a Moretti ha previsto anche l'allestimento di una mostra fotografica intitolata Nanni Moretti Il lavoro sul set da Aprile a Habemus Papam nella Galleria Franca Mancini aperta dal 29 giugno al 10 luglio. Si tratta di fotografie ad opera di alcuni tra i maggiori fotografi del cinema italiano che ritraggono il regista sul set, nei suoi stati d'animo, nei suoi modi di fare, nelle pause, nella gestione delle riprese e degli attori, e anche scatti che sono poi divenuti celebri per essere stati utilizzati nella promozione dei suoi film. Questa mostra è abbinata anche ad una interessante e approfondita monografia pubblicata appositamente in occasione dell'evento e curata da Vito Zagarrio: Nanni Moretti. Lo sguardo morale, edita da Marsilio. Il libro ospita molti contributi di diversi autori sul cinema morettiano e, a seguire, utili e ordinate recensioni sui suoi lungometraggi.
Tutto ciò è stato impreziosito dalla tanto attesa presenza del regista stesso che è arrivato a Pesaro nel pomeriggio di venerdì 29 giugno soggiornando sino alla domenica seguente. La sera stessa del suo arrivo è già nel Teatro Sperimentale per presentare il suo La stanza del figlio,vincitore della Palma d'oro alla 54esima edizione del Festival di Cannes e, subito dopo la proiezione, torna a presentare La cosa: un documentario che girai tra novembre e dicembre del 1989 in occasione della caduta del muro di Berlino, quando il segretario nazionale del PCI Occhetto propose di cambiare natura, identità e nome al vecchio partito comunista italiano spiega Moretti e aggiunge: allora io andai con la macchina da presa 16mm (oggi l'avrei fatto senz'altro in video) in alcune sezioni del PCI [ ] e la troupe era piccola, però, nonostante questo, ero un po' imbarazzato perchè mi sembrava un'invasione di campo, mi sembrava una cosa un po' fuori luogo e invece i militanti [ ] si interessavano a noi .
Tra le presentazioni dei film, dei mediometraggi e dei tre corti, il momento più atteso e culminante è stato certamente quello relativo all'incontro con Moretti alle 16,15 di sabato 30 giugno nel Teatro Sperimentale gremito di gente palpitante, dai semplici curiosi ai giornalisti passando per i cinefili. L'incontro è stato condotto da Bruno Torri e Vito Zagarrio i quali, alternativamente, proponevano domande al regista, lasciando anche spazio alla fine per le domande del pubblico. L'intervento ha avuto un tono piacevolmente leggero contraddistinto dalla spiccata e sempiterna ironia del cineasta. Ironia che, lui stesso sottolinea, è stata il leitmotiv di tutta la sua carriera cinematografica. Lo afferma quando Torri gli chiede in che modo riesce a gestire l'essere regista ed attore ad un tempo. Egli risponde che è stata da sempre una questione di naturalezza, di spontaneità , è stato un qualcosa che è venuto da sè già a partire dai cortometraggi. Aggiunge altri due fatti che sono accaduti naturalmente: la volontà di raccontare il suo ambiente e la volontà di raccontarlo con ironia. Insiste sull'ironia anche quando si parla di politicità , sostenendo che in questi anni non ha fatto altro che prendere in giro la sinistra all'interno dei suoi film utilizzando, appunto, l'ironia.
à Bruno Torri che apre l'incontro/intervista affermando che la poetica morettina affonda le sue radici nella rivoluzione cinematografica degli anni '60, gli anni del Nuovo Cinema , quelli ai quali oggi vengono subitaneamente associati due grandissimi: Moretti, appunto, e Bertolucci. Secondo Torri, Moretti rappresenta una linea di continuità con quel tipo di cinema. A ciò il regista annuisce: Sì, sono molto legato al cinema e agli autori degli anni '60, perchè erano film che contemporaneamente riflettevano sul cinema e sulla realtà .
Interessanti, poi, le sue considerazioni sullo stile. In merito ai primi lungometraggi (Io sono un autarchico, Ecce Bombo e Sogni d'oro) dice di aver fatto di necessità virtù . Racconta che, essendo agli inizi, non poteva disporre di attori professionisti, quindi fece dei suoi conoscenti, parenti e amici, degli attori. Inoltre non disponeva nemmeno di molti strumenti tecnici, dunque optò per l'utilizzo della macchina fissa, creando uno stile personalissimo dove non era la macchina che andava dietro ai personaggi, ma erano questi ultimi che si muovevano all'interno dell'inquadratura fissa. Trasforma queste necessità in virtù nella misura in cui tali elementi messi insieme contribuiscono a ricordare agli spettatori, ma anche a lui stesso, che quando si guarda un film non è che afferma il regista si sta assistendo alla realtà , ma ad un mio punto di vista della realtà , ad una mia rappresentazione della realtà , comunque ad un artificio . La virtù sta proprio in questo.
Prosegue raccontando i passaggi importanti del suo modo di vedere il cinema, di approcciarsi ad esso e di farlo, e inserisce nel discorso anche importanti citazioni cinematografiche come Franà ois Truffaut. Infatti spiega che inizialmente, da spettatore, guardava i film in modo freddo e distaccato, senza emozionarsi, senza dare troppa importanza all'intreccio, di modo che potesse dedicare tutta la propria attenzione alla forma e perseguire, poi, una sua perfezione formale. Ma a partire dal 1981, quando vide La signora della porta accanto di Truffaut, qualcosa cambiò. Questo film lo colpì e lo emozionò e iniziò così a cambiare prospettiva e ad andare al cinema in maniera più flessibile e rilassata, senza leggere prima troppe recensioni, senza dare eccessiva importanza alla forma, bensì rivalutando il contenuto. In questo modo, afferma: dalla scrittura di Bianca ho cominciato a dare più importanza all'intreccio narrativo. Cominciavo ad emozionarmi come spettatore e volevo anche cominciare ad emozionare come regista .
Gli viene chiesto del suo rapporto con la critica italiana e internazionale. Risponde dichiarando la sua soddisfazione per essere stato e continuare ad essere molto apprezzato dalla critica e dal pubblico francese, da una parte del pubblico francese, (si pensi, ad esempio, alla sua recente Presidenza della Giuria del Festival di Cannes 2012, esperienza che giudica bellissima) e racconta un aneddoto legato ai suoi anni di scuola quando non sapeva nulla di latino e greco e nonostante questo veniva promosso, così il padre (che più volte compare nei suoi primi film da attore non professionista) gli diceva: Mah, finchè dura ed è lo stesso finchè dura' che oggi Moretti rivolge al contesto francese cinematografico che lo ha, come dice lui, adottato.
C'è curiosità , poi, sulla politicità , sulla presenza della politica nel suo cinema, basti pensare a Palombella rossa, Aprile e Il caimano. Moretti è però schivo, dice semplicemente che la politica è entrata poco nei suoi film e se lo ha fatto, è stato sempre e comunque non per un dovere, non certo aveva la pretesa di cambiare la testa degli spettatori; voleva esclusivamente raccontare delle storie, per piacere e, magari, utilizzando dell'ironia.
Un momento importante si è rivelato essere quello che seguiva una domanda sul suo rapporto professionale con il mondo femminile. Risponde in modo retorico, pleonastico e tautologico, ma lasciandosi andare, per la gioia dei giornalisti, ad un'anticipazione sul suo prossimo film svelando che il protagonista sarà una donna. Una vera novità per la sua carriera cinematografica contrassegnata, soprattutto nei primi anni, da lui stesso come protagonista fisso (Michele Apicella) e poi, nei film più recenti, da altri attori, ad esempio Silvio Orlando e Michel Piccoli, ma sempre comunque protagonisti maschili.
Infine, nell'ultima parte dell'intervento, Moretti spiega come sono nate le sue attività di produttore, distributore ed esercente e come le gestisce. Nel 1987 fonda con Angelo Barbagallo la casa di produzione Sacher Film . L'intento è quello di dare o restituire la giusta importanza a opere e autori italiani e internazionali: non ci interessava fare dei film alla Moretti, mi interessava capire la loro strada [quella dei registi] e aiutarli il più possibile nella loro strada, sul loro stile . A ciò è naturalmente seguita l'apertura di un cinema a Roma chiamato Nuovo Sacher nel 1991, e nel 1997 la fondazione della Tandem Distribution poi Sacher Distribution , la cui intenzione era ed è quella di promuovere opere straniere e non, alle quali difficilmente viene data fiducia dal sistema distributivo italiano. Un recente esempio è Cesare deve morire, un film dei fratelli Taviani, distribuito da Moretti e pluripremiato con l'Orso d'oro a Berlino e con il David di Donatello.
A proposito della sala cinematografica, Nanni commenta così: vent'anni fa i cinema chiudevano tutti e a Roma, invece che essere luoghi per il pubblico, erano luoghi contro il pubblico, invece che essere luoghi attraenti, erano luoghi respingenti. Così nel '91 abbiamo aperto il nostro cinema per mostrare quei film che avevano bisogno di più aiuto rispetto ad altri film . Secondo lui non ha senso che le case di distribuzione cinematografica dicano bello ma difficile, quindi non lo distribuiamo, perchè il pubblico non lo capirebbe . Secondo Moretti se un film è bello, bisogna distribuirlo con la speranza che esistano degli spettatori. A volte il pubblico è pigro, ma altre volte si accorge della grandiosità di alcuni film e li premia, come è successo per il recente caso dei Taviani.
La giornata del 30 giugno prosegue con la presentazione, dopo cena, sempre da parte del regista, de Il caimano e L'unico paese al mondo, proiettati all'aperto. Il giorno seguente presenta nel pomeriggio i suoi primi tre corti in Super8.
Dunque, un vero e proprio evento speciale per tutti gli appassionati di cinema e del cinema morettiano, un evento ricco di iniziative e denso di contenuti. La presenza del regista ha colorato vivacemente il contesto, regalando una piacevole emozione al pubblico e arricchendo contenutisticamente il già alto spessore dei suoi meravigliosi film.
(Samantha Monaldi)


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