Ottima “La locandiera” per la regia di Latella


di Elena Bartolucci

28 Nov 2023 - Commenti teatro

“La locandiera” di Latella convince su tutta la linea. Una versione contemporanea, quella vista al Teatro Lauro Rossi di Macerata, che non stona affatto con il testo intramontabile di Carlo Goldoni. Grande prova di Sonia Bergamasco e tutto il cast.

(Foto di Gianluca Pantaleo)

Macerata – Martedì 21 novembre, presso il Teatro Lauro Rossi è andata in scena una straordinaria versione de “La locandiera” per l’innovativa regia di Antonio Latella, che ha mostrato ancora una volta la sua maestria nel rileggere in chiave completamente contemporanea un grande testo tradizionale firmato da Carlo Goldoni.

Mirandolina è una giovane che gestisce la locanda ereditata dal padre insieme al fedele cameriere Fabrizio, al quale è legata da una promessa di matrimonio fatta al genitore sul suo letto di morte.

Quasi tutti i clienti che passano dalla sua locanda cadono nella sua rete di ammaliatrice grazie alla sua bellezza, ai suoi tratti nobiliari, al suo spirito libero, al suo ottimo gusto e alla sua prontezza di parola.

Due clienti perdono in particolare la testa per colpa sua: il Conte d’Albafiorita la corteggia facendole numerosi e costosi regali, al contrario dello squattrinato Marchese di Forlipopoli che tenta invano di conquistarla facendo leva semplicemente sul suo titolo nobiliare.

Mirandolina, però, non si lascia mai andare ai loro corteggiamenti accettando in modo civettuolo solo qualche dono. Tutto cambia poi all’arrivo del Cavaliere di Ripafratta che con la sua spiccata misoginia la spingerà a fargli perdere la testa solo per dargli una lezione.

Prima del finale dal sapore dolceamaro, i toni diventano più divertenti anche grazie all’arrivo nella locanda di due commedianti/impostore, Ortensia e Dejanira che cercano, senza troppa fortuna, di irretire alcuni dei nobili ospiti.

Il tocco contemporaneo di Latella si legge nell’utilizzo di costumi attuali e nella scelta delle luci al neon che si impongono sul palco: inizialmente quasi abbagliano (in modo decisamente fastidioso) gli astanti per poi tramutarsi in una luce fredda che lentamente si trasforma in toni più caldi e morbidi.

La particolarità della scarna messa in scena si traduce soprattutto anche nella scelta di utilizzare elementi di arredo particolari come sedie di plastica da esterno, un angolo cottura moderno e in particolare l’enorme e imponente boiserie di legno sullo sfondo in cui i quadranti sono però disposti senza una logica precisa.

Nelle note alla regia di Latella si legge: “Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti ad un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo, mentre per una assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io.”

Latella, invece, è riuscito a colpire decisamente nel segno, riuscendo a condensare il racconto in soli due atti: ha ricreato quel microcosmo della locanda con una eleganza e asciuttezza innegabili dimostrando al contempo l’inesauribilità di un’opera senza tempo.

Oltre a Sonia Bergamasco, che è riuscita a dare corpo e anima a una Mirandolina dalle straordinarie sfumature (capace di dominare la scena anche quando è in silenzio), vanno menzionati anche gli altri eccezionali interpreti sul palco ossia Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Valentino Villa, Gabriele PestilliMarta Pizzigallo.

La drammaturgia è firmata da Linda Dalisi, le scene sono di Annelisa Zaccheria, i costumi di Graziella Pepe, le musiche e il suono di Franco Visioli e le luci di Simone De Angelis.

Lo spettacolo è una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria che vanta il sostegno della Regione Marche e del MiC.

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