Musicultura Festival incorona Simone Cristicchi


Fernando Romagnoli

10 Lug 2005 - Commenti live!

Stare in un posto così meraviglioso è una cosa che ti fa squagliare il sangue in petto . Queste parole di Teresa De Sio, la vispa, incontenibile Teresa, dette alla sua maniera, sul palco, davanti ad un pubblico ammirato, ma che non si è fatto più di tanto scuotere dalla sua travolgente vitalità ed energia, dal fuoco pirotecnico di rap e pizzica appiccato in duetto con Raiz, nella serata finale, queste parole, dicevamo, sono il miglior commento a quella che è stata la novità più eclatante e spettacolare della XVI edizione del Festival marchigiano della Canzone Popolare e d'Autore .
Una novità costituita dalla cornice elegante e suggestiva dello Sferisterio di Macerata, ovvero , ha scritto Gino Castaldo su Repubblica , quel magico, unico posto al mondo che regala emozioni anche solo a starci dentro, figuriamoci con un pubblico festante e sul palco un mare di artisti interessanti . L'ex Premio Città di Recanati ha così cambiato faccia e nome, tornando in questo senso alle origini, quando pure si chiamava, come da quest'anno tornerà a chiamarsi, Musicultura Festival .
Ma il salto è stato enorme. Verrebbe da dire, con Luigi Tenco (presente anche lui, idealmente, alla Rassegna, in un omaggio tributatogli dai Cousteau, unici ospiti internazionali): Saltare cent'anni in un giorno solo/dagli aratri nei campi agli aerei nel cielo . Dal chiuso della bocciofila recanatese, con i suoi spazi ormai stretti, angusti, dove ci si muoveva come sardine in scatola e i suoni e le voci cozzavano sul cemento, a questa aristocratica location, da sempre tempio della lirica, impreziosita dalle trovate scenografiche del Principe della luce, Pepi Morgia, con un'acustica semplicemente strepitosa, che restituisce anche i sussurri, i respiri, e dove, finalmente uscimmo fuori a riveder le stelle .
Una felice intuizione (questo nuovo look, pure se determinato da diatribe politiche e organizzative con il Comune di Recanati) di Piero Cesanelli, Direttore Artistico di Musicultura , vero, autentico trionfatore del Festival. à tutta musica leggera, ma la dobbiamo inventare , ha detto nella conferenza stampa finale, prendendo a prestito le parole da Una notte in Italia di Ivano Fossati, sigla della manifestazione. E ha aggiunto, con serena soddisfazione e una punta di malcelato orgoglio: Pensiamo, in queste tre serate, di averla inventata abbastanza bene . E Corrado Tedeschi, simpatico, garbato presentatore, ha aggiunto: In un panorama televisivo devastato, in cui della musica non frega a nessuno, mi sembra questa un'oasi del WWF . Corrado Tedeschi, affiancato, sul palco, da Vira Carbone, una presenza piuttosto anonima, inconsistente e dalla riconfermata Carlotta Tedeschi, sempre più indolente, lenta, stracca , soporifera ( Piano piano , dolce Carlotta , come in quel film di Robert Aldrich); lievemente sfasata, anche. Ci si immaginava di vederla comparire, da un momento all'altro, nel suo salottino delle interviste, in ciabatte, vestaglia e bigodini.
Nel corso delle tre serate, di altissimo livello, si sono alternati sul palco artisti, musicisti, poeti, in uno spettacolo di suoni, parole, voci, mai prevedibile, scontato, sempre in bilico tra ricerca e tradizione, sempre aperto alla creatività e alla collaborazione, alla contaminazione di codici espressivi diversi. à questo, ormai, l'inconfondibile marchio Musicultura . Da Ivano Fossati, per la prima volta al Festival, premiato dai rettori delle università di Camerino e Macerata per il suo speciale contributo artistico alle sorti della forma canzone, che si è esibito, tra l'altro, nella recitazione, insieme a Dacia Maraini, di una poesia di quest'ultima, Mio generale , sulle donne coraggiose, indomite di Plaza de Mayo (un momento alto, intenso, di poesia civile) a Dacia Maraini, appunto, ad Antonella Ruggiero in versione big band, con lo strumento unico, formidabile della sua voce e un medley da far accapponare la pelle. Dalla straordinaria performance ritmica di Enzo Avitabile & Bottari di Portico ( Nascono , ha detto, nella tradizione contadina, recuperano ritmi arcaici, antichi riti per cui nelle campagne, percuotendo botti, tini, utilizzando mazze e falci, venivano scacciati gli spiriti maligni ) a Edoardo Bennato, piuttosto ripetitivo e deludente. Da Morgan, che ha rivisitato il mitico album di Fabrizio De Andrè Non al denaro, non all'amore, nè al cielo , ispirato a quel capolavoro di poesia che è l' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, al lanciatissimo Povia, creatura artistica del Festival, come Amalia Grè, come il fedelissimo Gian Maria Testa, ripassato di qua anche quest'anno alle simpatiche incursioni fuori programma di Neri Marcorè, in versione barbudos e Fiorello, che ha splendidamente riesumato A muso duro , di Pierangelo Bertoli. Dal Cantattore Massimo Ranieri, che si è esibito in duetto con Noa, altra voce straordinaria (ne ha fatta di strada lo scugnizzo-strillone Giovanni Calone, ma non ha smarrito la sua simpatia, la sua spontaneità e umanità , come ci è capitato di verificare) a Teresa De Sio e Raiz, ai quali abbiamo accennato, a Sergio Cammariere, con la sua prodigiosa maestria al pianoforte, in un'esecuzione straordinaria di alcuni brani del suo repertorio, in particolare Dalla pace del mare lontano , che ha letteralmente ipnotizzato e stregato il pubblico, che per lunghi minuti ha sgranato gli occhi, trattenuto il respiro e si è spellato infine le mani. Cammariere, vestito di bianco, con la sua figura alta, dinoccolata, principesca, i suoi gesti affettati e lievemente imbranati, i suoi inchini cerimoniosi e demodè, Cammariere che , ha scritto ancora Gino Castaldo (e ci sembra un'incisiva e affettuosa considerazione) dà sempre l'impressione di giocarsi la vita in una manciata di canzoni .
I poeti infine: Marco Paladini, Elio Pecora.
Ma veniamo ai finalisti, agli otto artisti nominati in base alle scelte del Comitato Artistico di Garanzia e all'esito delle votazioni di un pubblico variegato, segmentato, complesso, quello delle trasmissioni di Radio1 RAI, dei lettori del Radiocorriere TV e dei navigatori di Internet. Sono arrivati settecento provini, vengono tutti ascoltati e a tutti viene risposto , ha detto, in apertura del Festival, Corrado Tedeschi.
Il vincitore assoluto della XVI edizione è Simone Cristicchi, romano; si, quello di Vorrei cantare come Biagio , il singolo uscito da poco e già nelle classifiche, che ha realizzato un'accoppiata straordinaria: Targa della Critica , assegnata da una giuria di qualità composta da giornalisti e l'incoronazione, da parte degli oltre duemila spettatori dello Sferisterio, come miglior artista in gara.
Ma non lo si può accusare di opportunismo, di aver furbescamente cavalcato l'onda del successo. Ha tenuto a precisare: Mi sono iscritto molti mesi prima che uscisse il brano su Biagio, ho deciso di non sfruttare la canzone che molti conoscono. Spero che il pubblico abbia scoperto un'altra faccia, un altro approccio ai testi e spero mi abbiano votato per le canzoni, non per il resto. Ha detto di sè, sul palco, all'atto della premiazione: Vengo da molto lontano nel tempo. Sono nove anni che cerco questo applauso. Ho avuto innumerevoli porte sbattute in faccia. Ho creduto nella filosofia della lumaca, che con costanza e pazienza arriva da qualche parte .
Il suo brano Studentessa universitaria si segnala, fin dal titolo (inedito, prosaico, spiazzante ) per la vena fresca, giocosa, sottilmente ironica, che fotografa bene, intanto, con uno sguardo sociologico (ma senza, ovviamente, le pesantezze del caso, dell'analisi; con la leggerezza invece di una simpatica e arguta zoomata) una precisa realtà , che egli stesso si incarica di chiarire: Quando ho scritto questa canzone ho pensato ai genitori di tanti studenti e studentesse che pur con dolore e sacrificio, per il bene dei figli, li lasciano andare a studiare fuori . Un brano ben costruito, ben confezionato, un film in miniatura, che si srotola davanti ai nostri occhi, con un montaggio serrato di immagini, spesso volutamente stereotipate. Dalle remote profondità di una Sicilia arroventata sotto il sole , con i suoi immancabili fichi d'india ai bordi delle strade , le candele accese di un paese in processione , gli occhi neri di una donna ( tua madre ) ferma sulle scale , al chiuso della metropolitana (al salto quindi nella città , in un'altra dimensione, lontana anni luce da quel profumo dolce di paese e pane caldo ), ad una vita fatta di lezioni e professori assenti, file chilometriche per fare i documenti ; a, infine, la bella novità dentro la pancia che a primavera nascerà per farti compagnia , alla scoperta che la vita non è dentro un libro di filosofia . Un brano il cui segreto (quello che gli ha consentito il doppio successo) è in fondo, crediamo, il ritmo saltellante, accattivante, coinvolgente; un brano, infine, un po' naif, come naif è anche Simone Chistricchi, una cesta di riccioli neri sopra due occhi acuminati e lievemente spiritati, e uno sguardo puntuto e inconsueto, che raramente accenna a sciogliersi in un sorriso.
Studentessa universitaria, triste e solitaria (che fa tornare in mente quel binario triste e solitario immortalato da Claudio Villa)
Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto, i soldi per pagare l'affitto
Te li manda papà

Ricordi la corriera che passava lenta, sotto il sole arroventato di Sicilia
I fichi d'india che crescevano disordinati ai bordi delle strade
Lucertole impazzite, le poche case
Ricordi quel profumo dolce di paese e pane caldo,
I pomeriggi torridi, la piazza, la domenica
E il mare sconfinato che si spalancava dal terrazzo,
Della tua camera da letto
( )

Ma l'artista che più abbiamo apprezzato, in un ventaglio di proposte sicuramente interessanti, stimolanti, ma inferiori, ci sembra, a livello di alcune passate edizioni, è stata la giovane cantautrice di Rovereto Elisa Amistadi, che avrebbe sicuramente meritato, almeno, di arrivare in finale. Potrebbe consolarsi pensando che lo stesso destino di restare in panchina , di non scendere in campo nell'ultima serata è toccato, qualche anno fa, ad esempio, ad Amalia Grè. E, parafrasando Francesco De Gregori, potremmo aggiungere: Non è da questi particolari che si giudica un (cantautore) ; o, nel caso, una cantautrice. Ha ottenuto comunque, con il suo brano Trisomia 21 , meritatamente, il premio per la Migliore interpretazione , assegnato dalla giuria IMAIE e quello come Miglior testo dalla giuria degli studenti dell'Università di Camerino e Macerata (UNIMARCHE). Vediamolo, dunque, più da vicino, questo brano, soffermiamoci un attimo ad analizzarlo. Una canzone che affronta, con coraggio e grande sensibilità , un tema delicato e inconsueto in musica, quello di una diffusa malattia congenita, la Trisomia 21 del titolo. Un brano di rara intensità poetica. Poche parole, cristalline, vibranti, intrise di dolcezza struggente, grondanti un lirismo panico, con le quali Elisa Amistadi dipinge, attraverso limpidi squarci spirituali e naturalistici, la figura di un ragazzo affetto dalla sindrome di Down.
Parole di luce fresca , mai scontate , mai banali, come quelle che il protagonista dice a labbra screpolate .
C'è nel testo, un sapiente e felice ricorso al linguaggio metaforico, ad immagini pure e pungenti, di vivido splendore, a sottolineare una comunione di tutto l'essere con la natura, anzi l'essere parte viva, autentica, incarnata di essa.
Ha orecchie di corteccia
ed una lingua di luna gonfia
con queste ascolta gli alberi e parla
con parole di luce fresca
Dice cose piccole
mai scontate
a labbra screpolate
ciò che gli piace lo tocca, lo sporca, lo assaggia

Ma che bel modo di vivere a mani aperte
con il tempo scordato
fatto di maglioni di lana
e sabbia in cui affondarsi
fatto di pioggia leggera
e nuvole a cui aggrapparsi

Pensare ad una giornata obliqua, discosta
Pensare ad una giornata obliqua, discosta
(Trisomia 21)

Un brano che restituisce, attraverso anche una superba interpretazione, una vocalità intensa, partecipe, accorata, l'innocenza irreparabile, originaria di ogni creatura, un'innocenza (una libertà , una felice immediatezza) che noi cosiddetti sani (l'espressione è di Eric Fromm) abbiamo ormai smarrito, nascosti dietro i nostri gesti idioti, le nostre parole usate, dietro ipocrisie e maschere che velano e occultano l'anima. Perduti, dentro la corsa cieca del tempo, ad inseguire fisime e miraggi, uno sciame di futili cure, sempre più supini e bovini Grandi Consumatori, sempre più lontani dalla natura, dalle sue grazie, dalle sue epifanie, sempre più estranei, stranieri a noi stessi. Un'innocenza che invece un ragazzo down, pur nel cerchio dolente della sua condizione, riesce ancora a vivere, nel disarmo del suo cuore, con la sua emotività nuda e porosa, sottile e vibrante, con le sue orecchie di corteccia e la sua lingua di luna gonfia , con il suo (bellissima immagine!) vivere a mani aperte con il tempo scordato .
In questo senso (di rimbalzo , di sponda ) le parole di Elisa Amistadi parlano anche a noi, ci coinvolgono e interrogano sulla nostra stessa vita, sempre più inquinata alle radici (Svevo), sempre più alienata, sbagliata .
Sono persone molto più libere, per cui bisogna noi adattarsi a loro , ha detto la cantautrice in una delle poche frasi che le abbiamo sentito pronunciare, dal fondo della sua ritrosia e timidezza (le è stato chiesto, sul palco, a proposito delle sue due affermazioni: Che effetto fa? Son contenta , è stata la risposta, telegrafica e disarmante.
Il premio, infine, per la Miglior musica , assegnato dalla SIAE, è andato alla band romana Caraserena, (con il brano Due minuti ) una piacevole sorpresa della Rassegna, con il suo stile musicale improntato alla levità , alla coralità , alla scorrevolezza e una ricerca melodica e poetica sicuramente originale.
Come recita la nota di presentazione: Il gusto per l'armonizzazione vocale, la ricerca melodica, l'equilibrio tra piani sonori uniti ad una sfrontata indole poetica e narrativa sono gli elementi che contraddistinguono la loro musica .
Perchè Caraserena? , gli è stato chiesto. Abbiamo cercato un nome per raccontare le nostre cose più intime ad una donna ipotetica . Sei ragazzi talentuosi, intelligenti, ironici, che, direbbe Piero Ciampi, hanno tutte le carte in regola per essere degli artisti . Speriamo non si perdano per strada e che il loro talento venga sostenuto e coltivato, come ha fatto il Festival, del quale hanno elogiato la serietà e la bontà organizzativa: à la terza volta che partecipiamo al Concorso e ogni volta abbiamo ricevuto consigli molto preziosi .
Un accenno agli altri finalisti: i romani Pier Cortese, con Il basilico e Carlo Alberto Ferrara, con Incubalibre ; i pugliesi Fabularasa, con Fiorile e due gruppi siciliani: la Compagnia dell'encelado superbo ( Ammula fobbici e cutedda ) e i Beatipaoli ( Bellapanza ).
E' una notte in Italia che vedi questo taglio di luna ( ) questa musica leggera, così leggera che ci fa sognare
Notti magiche, di sogno, allo Sferisterio di Macerata. Anche Leopardi, sull' ermo colle , nel borgo selvaggio di Recanati, ormai orfano, defraudato del Premio (ma pur sempre e comunque crocevia di grande musica e poesia, con le sue tante iniziative e i semi gettati e fruttificati in questi anni) apprezzerà la bontà di questo nuovo straordinario palcoscenico, di questa meravigliosa cornice, capirà , non se ne avrà a male.

(Fernando Romagnoli)


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