MDDM 900 a Petriolo (MC)


di Flavia Orsati

22 Nov 2022 - Arti Visive

Il 12 novembre è stato inaugurato a Petriolo (MC) il Museo, dedicato allo scultore Diego de Minicis, prematuramente scomparso.

Mio secolo, mia belva, chi potrà
 guardarti dentro agli occhi
e saldare col suo sangue
le vertebre di due secoli?
Osip Mandel’štam

Sabato 12 novembre 2022, a Petriolo, grazioso borgo dell’entroterra maceratese, è stato inaugurato un museo, dedicato ad un illustre concittadino purtroppo scomparso anzitempo: lo scultore Diego de Minicis.

Il caso di de Minicis è un caso paradigmatico di un talento sradicato anzitempo al suo destino dal corso della storia, ucciso dalla stessa fiamma che in vita lo aveva sostenuto, quella della fede in un ideale etico ed estetico. L’ideale etico si incarnò, nella sua breve vita, nell’adesione totale al Fascismo di Mussolini, fatto che influenzò austeramente la sua arte e la sua estetica.

Nato nel 1913, muore a soli 29 anni (nel 1942) sul fronte russo, durante la rovinosa spedizione italotedesca, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.

Purtroppo, come è ovvio, il giovane scultore, per motivi prettamente anagrafici, non ha avuto tempo e modo di formare compiutamente uno stile e un fare artistico, ma il paese natale – e la Patria tutta – hanno, altrettanto ovviamente, un debito aperto con Diego, un debito spirituale, che il presente intervento non sana, ma per lo meno affronta, in qualche modo, la questione dell’oblio, ormai da troppo tempo rimasta aperta.

De Minicis, quindi, vive durante i dolorosi e travagliati anni del Ventennio fascista, dall’affermazione della dittatura sino allo scendere in guerra a fianco della Germania di Adolf Hitler. Egli si forma a Milano, frequentando l’ambiente di Brera, allievo diretto di Francesco Messina; terminati gli studi, rientra a Petriolo e vi resta per circa dieci anni, lavorando e scolpendo alacremente. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale è chiamato alle armi e, nel 1942, parte volontario per il fronte. Non tornerà mai più indietro.

Il Museo Diego De Minicis 900 nasce dal riadattamento di uno spazio petriolese, quello dell’ex Chiesa del Suffragio, su progetto dell’Architetto Mario Montalboddi. In questa rivisitazione, antico e contemporaneo dialogano eccellentemente, interagiscono in maniera organica senza strappi o fratture, in un’unione armonica e in una dimensione che si fa quasi lirica ed intima. Un po’ come è stata l’arte di De Minicis: profondamente sentita e sofferta, non si fa carico dei clamori propri delle avanguardie, né tanto meno portatrice di un fantomatico ritorno all’ordine. Il suo è uno stile personale, desunto dall’osservazione di un grande maestro e di un altrettanto grande studio dei classici, congiuntamente ad una estrema attenzione, anche inconscia, al tempo presente, alla sua estetica, alla sua vibrazione.

Il museo, ripercorrendo le tappe salienti della vita dello scultore, si articola su tre livelli, dove sono conservate sculture, disegni e bozzetti. Si ricostruisce, perciò, l’esperienza scultorea dell’artista, segnata anche da delusioni e sconfitte, che sembra, specie nelle opere più mature, cristallizzata e sospesa, ferma all’attimo che precede la catastrofe. Le sculture e i volti (tra l’altro per lo più di suoi compaesani) sono sempre composti ma in qualche modo sempre più inquieti, riflettendo, tuttavia, non un sentimento personalistico ma di matrice universale. Incarnano, cioè, non le incertezze o il senso di sospensione dei singoli, ma probabilmente di una Nazione tutta, che stava pian piano scivolando sull’orlo del baratro. Lo stesso baratro che ha inghiottito la giovane vita di Diego de Minicis ma che oggi ce lo rende, immortale, gli occhi fissi negli occhi, tra quelli delle persone che ha eternato e quelle degli spettatori, che li incontrano.

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