Marinai, profeti e balene


11 Ago 2013 - Dischi

UNO STRAORDINARIO VINICIO CAPOSSELA

Recensione di Alberto Pellegrino

Molti cantautori hanno tratto ispirazione da testi letterari, basti pensare a Guccini, Vecchioni e De Andrè (si pensi alla raccolta Non al denaro, non all'amore nè al cielo ispirata all'Antologia di Spoon River), ma ora Vinicio Capossela con il nuovo doppio cd Marinai, profeti e balene sembra abbia voluto superarsi, cimentandosi in un'impresa estremamente difficile anche sotto il profilo commerciale: scrivere e comporre 19 canzoni tutte ispirate alla letteratura. Eppure si può affermare che quanto sembrava impossibile è invece pienamente riuscito, tanto che si deve considerare questo autore l'inventore di un songbook che egli definisce Marina Commedia , un nuovo genere letterario-musicale paragonabile per originalità al teatro-canzone di Giorgio Gaber.
Capossela ha voluto creare e produrre un disco ambizioso e intenso, colto e visionario, perchè sostiene che questo è un momento di grande bruttura nella politica, nell'informazione, nella televisione. Appena accendi qualcosa, scatta la bruttura. Si respira un'aria pesante, al veleno, tipo ultimi giorni di Pompei. E, allora, è giusto occuparsi di bellezza, del lato divino dell'uomo, di temi più alti . E in fatto di altezze egli non scherza, basti pensare al valore e alla complessità delle fonti letterarie di riferimento.
C'è la presenza dell'Antico Testamento che esercita uno strano fascino per un non credente (Il Grande Leviatano, Job, Goliath con il ricorrente totem della balena); c'è un riferimento a due grandi scrittori del mare come Jack London (Lord Jim) e Melville (La bianchezza della balena, Billy Budd, I Fuochi Fatui, L'Oceano Oilalà ); c'è il richiamo sia a Cèline (La sirenetta Pryntyl) con un brano jazz dal sapore vagamente retrò e con il coro delle Sorelle Marinetti, sia alle delicate atmosfere poetiche di Saffo (Le Pleiadi).
L'ispirazione maggiore arriva tuttavia dal mondo omerico (La Lancia del Pelide, Aedo) e in particolare dal personaggio di Ulisse (Vinocolo, Calipso, Aedo, Le Sirene) e acquista una decisiva importanza Nostos, dove il tema del viaggio si colora di echi danteschi, per poi direttamente collegarsi alla splendida canzone Dimmi Tiresia, un manifesto del bisogno che ha l'uomo andare alla scoperta del mistero e di possedere una conoscenza che non è niente senza la fede, per cui l'oracolo profetizza Va oltre il ritorno/porta sulle spalle un remo/abbandona la casa e va errante nel sole/fino a gente che non batte il dorso del mare/ che confonderà il remo con un ventilabro/un rastrello per spargere intorno sementi/per pettinarle nelle crine dei venti/li poserai offrirai sacrifici/la morte ti coglierà dal mare /consunto da splendente vecchiezza . Anche se sono al di fuori del contesto letterario, rimangono in linea con il tema di fondo l'allegra e coinvolgente Polpo d'amor e una canzone come La Madonna delle conchiglie, divisa tra clavicembalo e banda di paese, che affronta l'argomento attualissimo dell'immigrazione.
Siamo di fronte ad una ispirazione omogenea e strana per un uomo che dice di non amare particolarmente il mare, ma che usa questo suo mare di carta come un mondo alternativo e misterioso, una metafora del viaggio della vita, un tema epico sul destino dell'uomo, tratto dal passato per superare la miseria del presente. Senza dimenticare che, accanto al fascino delle parole, colpisce in queste canzoni sia il tessuto musicale profondo, poetico, carico di raffinate risonanze, sia la grande varietà dei cori che ricordano le ciurme dei pirati, oppure composti da voci bianche o classicheggianti.


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