Il Teatro di Céline: “La Chiesa”


di Alberto Pellegrino

15 Lug 2023 - Letteratura, Libri

In questo secondo saggio Pellegrino approfondisce il teatro di Louis-Ferdinand Céline analizzando l’opera La Chiesa, dove affondano le radici molte delle sue opere.

(Tutte le foto sono di pubblico dominio e utilizzate senza scopo di lucro)

La chiesa, commedia in cinque atti, è l’unica opera teatrale di Céline, che riveste una notevole importanza per capire l’evoluzione letteraria del geniale scrittore francese, perché con essa nasce il dottor Bardamu, il personaggio /alter-ego protagonista di Viaggio attraverso la notte.  In questo lavoro per la prima volta si sperimenta il parlato (l’Argot), unito alla musicalità e alla ricercatezza della prosa “dialogata”. Fanno la loro prima apparizione una tragica e amara comicità, la denuncia sociale, il cinismo, la condanna del colonialismo e degli abusi commessi dai benestanti e dai potenti, i pregiudizi antisemiti.

Con questa “farsa tragica” l’autore vuole sollevare il velo d’ipocrisia che ricopre le buone intenzioni degli uomini chiamati ad avere alte responsabilità negli organismi internazionali, che si occupano dello sviluppo e del progresso delle popolazioni più indigenti. La pièce ci presenta il “lato oscuro” di un personaggio ormai mitico come il medico Ferdinand Bardamu, sul quale sembrava dovesse calare il sipario, quando il Viaggio attraverso la notte si era chiuso con la frase “Lontano, il rimorchiatore ha fischiato; il suo richiamo […] chiamava a sé … la città intera, e il cielo e la campagna, e noi, tutto si portava via, anche la Senna, tutto, che non se ne parli più”.  Invece questo personaggio riappare come dominatore in una storia fatta di ostinati deliri, di sogni irrealizzati, di giganteschi progetti politici naufragati, di fughe verso impossibili paradisi perduti che sfociano nella morte.

Bardamu è un personaggio epico che nasce proprio con La chiesa, una commedia scritta nel 1926 e pubblicata nel 1933 tra l’uscita del Viaggio attraverso la notte (1932) e della Morte a credito (1936). Questa “chiesa” che diventa la metafora della Società delle Nazioni, dove Céline ha lavorato come epidemiologo, una libera trasposizione del suo vissuto compresa l’avventura sentimentale avuta con la danzatrice americana Elisabeth Craig e brutalmente cancellata con questa lettera: “Ho voglia di star solo, solo, solo, né dominato, né sotto tutela, né amato. Libero. Detesto il matrimonio, lo aborro, ci sputo sopra, mi ha l’impressione di un carcere in cui crepo”. 

Il tema di fondo è il rifiuto dell’agiatezza borghese di un io-narrante consapevole che la logica dei fatti e della vita non coinciderà mai con il mistero delle parole, un colpo di genio di un futuro grande scrittore, ma anche l’espressione di una superfetazione narcisistica che vuole schivare le insidie della vita e nascondere una latente schizofrenia. In questa, come in tutte le altre opere, Céline avverte la necessità di dare una risposta al problema della morte, secondo un sottile, raffinato e tragico gioco, dove la morte è un’entità metafisica sovrana, ma anche una colpa degli uomini metaforizzata attraverso la peste pneumonica.

Accanto al tema del Nulla e della Morte, compare quello del Potere, che assume il volto dell’ebreo Yudenzweck, il responsabile di una Commissione della Società delle Nazioni, disegnato con un antisemitismo, nei quale confluiscono i discorsi antisemiti del padre, gli strascichi dell’affare Dreyfus, l’ammirazione per l’antisemita progressista Henry Ford, il ricordo dei molti ebrei incontrati nella diverse situazioni di una vita avventurosa vicina a quella di Stevenson e di Conrad. Questo personaggio negativo dell’ebreo ritornerà, con il nome di Yubelblat, in Bagatelle per un massacro, un pamphlet in cui il rancore e l’allucinazione antisemita che riflette il volto “osceno” di un razzismo brutale e irrazionale, una rappresentazione del Nulla, nutrito da un misto di odio e di rancore sociale, di vittimismo e follia, generosità e opportunismo.

La novità di un’opera teatrale

La novità di questa commedia, dissacrante ed eversiva, sta nella teatralizzazione dell’universo autobiografico e della condizione umana, della denuncia delle storture umane, dell’attacco al cuore del sistema attraverso la figura dell’ebreo. C’è anche la descrizione di un inferno terreno inquinato da gravi patologie e popolato da realtà mostruose: la necessità di un nazionalismo biologico, la denuncia della missione civilizzatrice della Francia, l’individuazione di un deus ex machina che è l’ebreo e il capitalismo, il disgusto per l’esistenza, la ricerca del segreto del mondo “tra le gambe delle donne”, la diffidenza verso i sentimenti e in particolare verso l’amore, per cui anche La chiesa è segnata dalla presenza ossessiva della sessualità e l’amore è un elemento di secondo grado che mistifica le reali pulsioni umane. A partire da questa opera è nata intorno alla sessualità una delle leggende su Céline: una sessualità naturale e animalesca, un ostentato priapismo, una predilezione sodomitica, un voyerismo impenitente, una esaltazione mistica per l’armonia e la bellezza anatomica delle danzatrici, una pulsione aggressiva che a volte sconfina nella perversione sadica, una morbosa curiosità per i rapporti lesbici, una ostentazione dell’oscenità.

A sua volta il mondo del privilegio, del potere economico, della menzogna, dell’odio razzista, dell’ideologia piccolo-borghese, del nazionalismo è già presente in questa pièce e viene colpito dall’antisemitismo, dall’ironia, dal sarcasmo, dalla parodia. Dopo Auschwitz non è più possibile però fare parodie sul mondo ebraico e nel dopoguerra Céline ha cercato di giustificare le ragioni del suo antisemitismo, ma non ha mai abiurato né mostrato pentimento per le sue idee, preferendo isolarsi nel suo orgoglio tipicamente francese, rimanere chiuso nel cupo girone del suo inferno personale. Eppure questo suo inferno va contestualizzato all’interno della terribile storia del Novecento, anche se rimangono oscure le motivazioni delle sue scelte. Egli è vissuto in un’epoca nella quale è difficile scherzare: nel 1935 si promulgano le “Leggi di Norimberga”; nel 1938 Hitler ordina la notte dei cristalli per eliminare i suoi avversari all’interno del nazismo; in Germania si aggravano le persecuzioni degli ebrei; l’Italia fascista promulga le leggi razziali, in Spagna scoppia la guerra civile e molti scrittori suoi colleghi si schierano contro il fascismo franchista. Un raffinato intellettuale come Céline non può non sapere e ha scelto gli anfratti fangosi della dannazione; i suoi eroi sono precipitati nel labirinto della follia, sono sprofondati in un odio imposto e accettato da un destino contro il quale non si può apporre alcuna resistenza: Céline è amareggiato e disgustato della vita e farà dire a uno dei suoi personaggi: “Non ho più voglia che mi si ami”.

La trama

Il primo atto si svolge in una colonia dell’Africa francese, dove lavora il trentacinquenne dottor Bardamu, inviato dalla Commissione per le Epidemie della Società delle Nazioni insieme al suo collaboratore, l’epidemiologo americano dottor Gaige, deve confrontarsi con l’amministratore capo della colonia Tandernot. Il medico sta analizzando al microscopio il sangue di Gaige, che si è ammalato al suo arrivo in Africa. Tandernot inveisce invece contro Pistil, un suo collaboratore, che non sopporta il caldo africano e non ha voglia di lavorare, anche perché pensa che la colonizzazione sia inutile. Tandernot, convinto assertore del colonialismo, ritiene che Bardamu sia un anarchico: “Io, – ammette il medico – lo sono un po’ come tutti…per essere davvero anarchico bisognerebbe non aver più bisogno di mangiare… Vede, i veri anarchici sono gente ricca. Per mangiare tutti devono fare qualche cosuccia e, anarchici o meno, le cosucce sono quasi sempre le stesse”. Tandemot però non cambia idea: “Si, lei è un anarchico, un bolscevico, un internazionalista, quella roba lì, è tutto equivalente” e Bardamu risponde: “Dai tempi della genesi il sommo principio morale di questo mondo è la produzione. I piaceri sono improduttivi, quindi i piaceri sono immorali, è proprio per questo che il piacere è immorale. Rompersi il culo a svolgere un incarico arido è produttivo, quindi rompersi il culo è morale. I protestanti riescono ad annoiarsi meglio di nessun altro e per questo sono morali e produttivi e dominano il mondo”.

Si attende l’arrivo della commissione d’inchiesta guidata dall’ispettore medico Clapot per accertare le cause della recente morte del maggiore Varenne. L’ispettore comincia a esaminare la situazione sanitaria della colonia e scopre che lo stesso ispettore Gaige è morto a causa della peste pneumonica, ma ordina che il caso sia insabbiato perché, se la notizia dovesse trapelare all’estero, la colonia sarebbe posta in quarantena e le esportazioni bloccate. Bardamu, terminato il suo lavoro, è invitato a tenere una conferenza a New York; s’incarica di comunicare alla moglie la notizia della morte di Gaige; prende con sé un negretto di quattro anni, Gologolo, “adottato” da Gaige nel suo breve soggiorno coloniale.

Il secondo atto si svolge a New York, nell’ufficio di Vera Stern, la direttrice del Quick Theatre, dove si trovano la segretaria Flora e il parrucchiere Marcel che deve acconciare le danzatrici. Con l’arrivo di Elizabeth Gaige cominciano le prove d’un balletto con il ballerino-coreografo Rasputin, durante le quali arriva Bardamu che ha il compito di comunicare a Elizabeth la notizia della morte del marito. Nell’attesa di poter parlare con lei, Bardamu parla con Flora e con il dottor Darling, membro della Fondazione Barrell, in cui lavorava il dottor Gaige, venuto anche lui per comunicare a Elizabeth la morte del marito. Vera Stern inizia a parlare con Bardamu, quando entra Marcel per comunicarle che sta per essere arrestata, essendo sospettata del contrabbando di alcol e droga. La donna chiede al medico di sposarla per poter fuggire all’estero e il medico, attratto dal fascino delle ballerine, accetta la proposta.  

Il terzo atto si svolge nella sede della Società delle Nazioni di Ginevra, dove Bardamu denuncia la burocrazia, i maneggi e l’inutilità delle varie associazioni. In attesa che arrivi il direttore del servizio compromessi, c’è un andirivieni di pittoreschi personaggi che sono in attesa dell’assegno mensile. Finalmente arriva il direttore Yudenzweck che Céline descrive secondo lo stereotipo dell’ebreo in voga in Occidente: “Un omino vestito da ebreo polacco: lungo spolverino nero, piccolo copricapo, occhiali spessi, naso estremamente adunco, ombrello, ghette. Sale sul palco, furtivo, restando un po’ nascosto. È esile, molto esile; sorridente, molto sorridente”. Yudenzweck, ascoltate le richieste dei collaboratori e della segretaria, sistema le questioni per mezzo di alcuni intrallazzi. La discussione si concentra poi sulla missione africana di Bardamu e si assiste allora al confronto tra un onesto idealista (il medico) e un cinico e materialista uomo del Potere (il direttore), il quale giudica Bardamu una persona “intelligente… temperamento, artistico, scientificamente mediocre, amministrativamente incapace, individualista, poco governabile; importanza per il nostro futuro: zero”, per cui accetta subito la decisione del medico di licenziarsi dalla SDN.

Il quarto atto si svolge a Blabigny-sur-Seine, zona operaia alla periferia di Parigi, in un bar gestito da Pistil che serve gli avventori e prende le prenotazioni per le visite di Bardamu che ha aperto uno studio medico. Si presentano due poliziotti che chiacchierano con il barman fino a quando giunge Bardamu che rabbonisce i poliziotti visitandoli gratuitamente per farsi dire il motivo della loro venuta: il medico è sotto controllo per il quantitativo eccessivo di morfina e di oppio che prescrive ai pazienti. Usciti i poliziotti, entra una ragazza molto carina ma claudicante e lievemente gobba, Janine, che è innamorata del medico, al quale chiede un rimedio per la sua gamba atrofizzata, pensando che, una volta guarita, potrà far breccia nel cuore del medico. Alla fine dell’atto giunge la bella Vera che, dopo tre giorni, lascia il marito e la Francia per tornare a New York.

Il quinto atto si svolge nello studio del dottor Bardamu e, in attesa del medico, un operaio con un braccio ustionato parla con Pistil. Il medico arriva in compagnia di Marmelleux, il direttore dell’ufficio d’igiene che chiede di fare delle denunce di malattia per poter mandare un suo amico a disinfettare le case dei malati. Uscito Marmelleux, entra Janine che vuole ringraziare il dottore per averla indirizzata in una clinica fisioterapica, dove poter rivitalizzare la gamba atrofizzata; poi gli propone di poter diventare la sua amante, ma Bardamu rifiuta e la ragazza esce delusa dalla clinica. Arriva Elizabeth Gaige, la bellissima ballerina americana che, ammirata da tutti i personaggi rientrati in scena, si mette a danzare. Fa il suo ingresso Janine che impugna una pistola e spara contro Bardamu con l’intenzione di ucciderlo, ma fallisce la mira. Pistil malato di cuore muore, mentre lo studio medico si riempie di comparse che ballano insieme ad Elizabeth.

Tag: , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *