Il Graphic Journalism al Museo dell'Umorismo a Tolentino


di Alberto Pellegrino

11 Ago 2013 - Senza categoria

Arti Visive: Recensioni

TOLENTINO (MC). Il Museo Internazionale dell'Umorismo nell'Arte riporta Tolentino sulla ribalta internazionale, accendendo i riflettori sulla mostra Nuvole di confine. Graphic Journalism. L'arte del reportage a fumetti, allestita a cura del critico d'arte Luca Beatrice per la rassegna Tolentino Humor ed aperta il 14 aprile nella sede stessa del Museo a Palazzo Sangallo. Promossa e organizzata dal Comune di Tolentino con il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Macerata e del Consiglio regionale delle Marche dell'Ordine dei Giornalisti, la mostra resterà aperta al pubblico fino 16 settembre 2012 e si spera che possa attrarre un vasto numero di visitatori, dato che si tratta della prima iniziativa culturale del genere che si tiene in Italia.
Nella mostra sono esposte oltre 100 tavole originali di otto fra le maggiori firme internazionali del giornalismo a fumetti, che hanno portato a Tolentino i loro più recenti lavori, in modo da offrire uno sguardo panoramico su un mezzo espressivo che sta a metà strada tra letteratura a fumetti e cronaca giornalistica. Si tratta di opere di grande livello che i visitatori potranno portarsi a casa e leggere con tutta tranquillità , perchè tutte le storie sono state integralmente pubblicate in un bel catalogo pubblicato da una prestigiosa casa editrice di libri a fumetti come la Rizzoli Lizard.

Che cosa è il Graphic Journalism
Il Graphic Journalism si presenta come un diretto discendente della Graphic novel cioè della letteratura disegnata che sta ormai prendendo nelle librerie il posto del fumetto tradizionale. La letteratura disegnata ha ormai alle sue spalle un illustre retroterra costituito da alcuni padri fondatori come gli americani Will Eisner, Robert Crumb e il grande Art Spegelman, autore della celebre saga a fumetti Maus, nella quale viene rappresentata in modo assolutamente originale la barbarie dell'Olocausto. Mentre in Francia, dove risiede, si è affermata l'iraniana Mariane Satrapi con i suoi romanzi Persepolis e Pollo alle prugne, in Italia il romanzo a fumetti annovera una serie di maestri come Hugo Pratt, Sergio Toppi, Salvatore Battaglia, Guido Crepax, Andrea Pazienza, per citare solo alcuni fra i maggiori.
Il Graphic Journalism è sempre una narrazione per immagini che rientra però nel campo del reportage, dell'inchiesta, del giornale di viaggio, della ricostruzione storica e del più semplice memoir. Gli autori di questo nuovo genere a fumetti si avvicinano alla notizia sperimentando nuove strutture narrative e nuove forme linguistiche con una notevole varietà di stili grafici, ma tenendo sempre presente le realtà sociali, politiche ed economiche con cui si devono confrontare attraverso un approccio personale e realistico che, in alcuni casi, diventa anche ricerca e alla sperimentazione. A differenza del giornalista tradizionale il graphic reporter rimane il protagonista assoluto dei fatti descritti che passano attraverso il filtro non tanto della sua oggettività , quanto della sua sensibilità artistica e della propria visione del mondo: attraverso il suo sguardo egli prova emozioni e sentimenti, per cui non si limita al semplice dato di cronaca, ma ha la pretesa di dare un senso più profondo alla storia che racconta. Il curatore Luca Beatrice afferma che questo particolare giornalista è il testimone di avvenimenti che ha visto o immaginato, per cui in ogni caso dà la sua versione dei fatti. Invece di dirlo con le parole sceglie di accostarvi le immagini, che sono più forti, che resistono più a lungo nel tempo. E soprattutto sono una lingua che non conosce confini .
Si tratta quindi di una forma di giornalismo del tutto particolare che, pur con le sue diversità sostanziali, si pone sulla stessa strada percorsa nel passato dal documentario cinematografico e dal reportage fotografico, che ha visto protagonisti di straordinario talento come Robert Capa, Werner Bischof, Herni Cartier-Bresson, Sebastiano Salgado, Gianni Berengo Gardin, Ferinando Scianna, Letizia Battaglia e Gabriele Basilico. Certo raccontare degli avvenimenti attraverso la tecnica e il linguaggio del fumetto richiede tempi di realizzazione molto più lunghi rispetto ad altri mezzi della comunicazione mediatica: infatti gli autori di fumetti per raccontare le loro storie impiegano l'abilità e la pazienza degli artigiani, perchè passano molte ore a disegnare a mano, a inchiostrare, a trovare le giuste inquadrature e le giuste sequenze, a condensare la parte più propriamente narrativa nei ballon e nelle didascalie, per poi organizzare il tutto attraverso la fase del montaggio ed arrivare finalmente alla realizzazione del prodotto narrativo.
In questo momento storico la comunicazione globale è capace di inondarci inondati di immagini e di parole, di sottoporci a un'iperstimolazione che finisce per avere un effetto anestetizzante e quindi riduttivo delle nostre capacità critiche e selettive. Per questo le storie e le cronache narrate dal Graphic Jornalism rappresentano una pausa di riflessione, un richiamo alla realtà circostante dove si muovono personaggi veri o fittizi, ma pur sempre ancorati a un preciso contesto storico e ambientale; bisogna inoltre tenere presente che molti di questi autori, che non sono nemmeno dei giornalisti professionisti, usano il disegno e le parole per sentirsi in prima linea e quindi per dare un proprio contributo personale indirizzato a coinvolgere il lettore in prima persona.
A differenza dei giornalisti televisivi e della carta stampata, questi autori si propongono di indagare più a fondo su fatti di cronaca quotidiana o su avvenimenti particolarmente drammatici che avvengono in luoghi di cui si ha una conoscenza molto vaga, cercando di individuare le cause che stanno dietro il malessere sociale o la tragedia di un popolo. A chi disegna il mondo a matita e china scrive nel catalogo Sara Boggio – interessano invece le zone d'ombra, quelle che silenzio e confusione mediatica ignorano o confondono, e in definitiva lasciano volentieri al buio. Qui il graphic journalist arriva come un esploratore e inizia la sua indagine sul campo seguendo due fondamentali direttive: parlare con tutti e disegnare tutto. Allo scrupolo giornalistico caratteristico del reporter si accompagna la capacità di raccogliere storie ovunque e da chiunque. Un'abilità che non sembra frutto di mestiere, quanto naturale conseguenza della relazione profondamente empatica tra il viaggiatore e la terra che esplora e le persone che incontra .

Gli autori in mostra
Aleksandar Zograf è forse il più noto fra gli autori in mostra, perchè da tempo si dedica al graphic jornalism ed ha realizzato alcuni volumi pubblicati in diversi Paesi europei, fra i quali spiccano Lettere dalla Serbia e Saluti dalla Serbia. à presente alla rassegna tolentinate con Lettere dalla Serbia. Un fumettista sotto le bombe, realizzate durante gli attacchi Nato su Belgrado, dove fa un uso di un segno in bianco e nero molto intenso e drammatico, che richiama per certi aspetti quello di Robert Crumb.
L'americano Josh Neufeld, un autore importante che ha fatto un celebre reportage su New Orleans distrutta dall'uragano Katrina e di altre opere interessanti, presenta una storia ambientata durante la Primavera Araba e intitolata Bahrain-lines in ink, lines in the sand, realizzata con uno stile molto pulito e incisivo, che lo colloca nella tradizione del graphic journalism statunitense.
Il canadese Guy Delisle, che è ritenuto uno dei maggiori esponenti del giornalismo disegnato, espone le Cronache da Gerusalemme, un lavoro che ha ricevuto il più importante premio per il fumetto durante il Festival di Angouleme 2012; per questa storia egli ha usato una tecnica alquanto originale con tavole monocromatiche che vanno dall'ocra al grigio/azzurro, con un segno grafico particolarmente efficace che ricorda l'americano David Mazzucchelli autore di ormai celebre graphic novel intitolata Asterios Polypo.
à la volta di due donne disegnatrici. La prima è l'americana Sarah Glidden, che ha al suo attivo diverse storie a fumetti, presente a Tolentino con Capire Israele in 60 giorni (a anche meno), una storia in cui sa cogliere anche con una certa dose di ironia le contraddizioni dell'attuale cultura israeliana. La seconda è la libanese Lamia Ziadè, che esordisce con un racconto intitolato Bye Bye Babilonia e che è l'unica tra gli autori in mostra a non fare uso del fumetto: rifacendosi alle sue esperienze professionali nel mondo della pubblicità e dell'illustrazione, la Ziadè imbastisce un racconto autobiografico ricavato dalla sua memoria di bambina; si tratta di un lavoro interessante anche sotto il profilo linguistico, perchè in esso alcune brevi parti scritte si alternano a delle immagini cromaticamente e graficamente forti, il tutto finalizzato a rappresentare il dramma di una città come Beirut, la più occidentale delle capitali del Medio Oriente, che nel 1975 passa da un festoso e spensierato consumismo alla tragedia della guerra civile per bande, con un seguito di violenza e di odio, di macerie e di morte.
Per quanto riguarda gli italiani presenti in mostra, Marco Corona nel racconto In mezzo all'Atlantico fa un particolare resoconto di un suo soggiorno in Columbia, intrecciando sapientemente la sua vicenda personale e sentimentale con il contesto sociale e politico di quel Paese. Vincenzo Filosa è l'autore di una storia molto originale intitolata Sonata per l'Aquila: facendo uso di uno stile personale, fatto anche di intelligenti citazioni grafiche derivate dal manga giapponese, egli colloca sullo sfondo drammatico del terremoto la vicenda della costruzione di una sala per concerti finanziata dal governo giapponese, la cui progettazione viene affidata all'architetto Shigeru Ban che inizia a lavorare nell'estate 2009, ma che si trova subito di fronte ai numerosi ostacoli normativi procedurali della burocrazia italiana, derivanti dal fatto che la struttura è stata progettata con materiali ultraleggeri; ma il sistema italiano non ha fatto i conti con la tenacia di questo architetto, per cui l'auditorium è stato costruito e il 7 maggio 2011 è stato inaugurato con un grande concerto.
Infine la disegnatrice Paola Cannatella e lo sceneggiatore Giuseppe Galeani, che sono entrambi degli esordienti, sono presenti con Maria Grazia Cutuli. Dove la terra brucia, una storia molto bella e realizzata secondo la tradizione del migliore fumetto d'autore italiano; in essa si racconta la drammatica vicenda della giornalista italiana del Corriere della Sera che è stata assassinata il 19 novembre 2001 in Afghanistan nei pressi di Sarobi, che si trova a circa 40 chilometri da Kabul, insieme all'inviato di El Mundo Julio Fuentes, ai corrispondenti della Reuters Harry Burton e Azizullah Haidati.

Info:
Pronto Musei 348.0883989
Servizi culturali del Comune di Tolentino: 0733.901365-326
info@biennaleumorismo.org
miumor@comune.tolentino.mc.it
www.biennaleumorismo.org
www.comune.tolentino.mc.it
(Alberto Pellegrino)


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