“Il figlio”, con Cesare Bocci, convince a Recanati, per l’unica data del tour nelle Marche


di Elena Bartolucci

20 Gen 2024 - Commenti teatro

Un’opera sottile in grado di analizzare la melanconia adolescenziale da una parte e la forza/debolezza di due figure genitoriali dall’altra. Grande prova dei protagonisti, tra cui Cesare Bocci e Giulio Pranno.

(Foto di Achille Le Pera)

Recanati (MC) – Martedì 16 gennaio è andato in scena al Teatro Persiani lo spettacolo intitolato “Il figlio”. Oltre a “La madre” e a “Il padre”, l’autore Florian Zeller ha scritto quest’opera per concludere così una trilogia il cui obiettivo è analizzare finemente i rapporti umani famigliari, creando una giostra continua di emozioni che coinvolge ogni personaggio da una prospettiva diversa. Il conflitto cresce e si trasforma, passando da un livello verbale a quello più emozionale e fisico, facendo dividere e soffrire gli spettatori stessi.

Al centro dell’intera opera vi è un rapporto doloroso e conflittuale tra due genitori e un figlio. Una storia fatta principalmente di incomprensioni: il figlio Nicola, angosciato dalla vita, non frequenta più la scuola da mesi, non vuole più stare con sua madre e prega il padre di riprenderlo con sé sperando di riuscire a ricucire un rapporto che si è strappato da tempo (ossia quando i due genitori hanno divorziato e il padre si è risposato con una donna più giovane che gli ha dato anche un altro figlio maschio).

Piero, il padre, è un uomo d’affari che si sta forse per lanciare in politica, ma preso dai suoi mille impegni lavorativi e un bambino di pochi anni da crescere insieme alla sua nuova e giovane moglie Sofia, sembra non avere abbastanza tempo da dedicare a un figlio adolescente in piena crisi esistenziale di cui non vuole ammettere la grave depressione.

Incapace di accettare il male di vivere di suo figlio, Piero prova ad accontentarlo in tutti i modi senza riuscire mai ad aiutarlo per davvero. Proprio come sua madre Anna, che è quasi una figura di contorno. Si percepisce sin da subito il fatto di quanto si senta persa e non riesca più a combattere per un figlio che ha perso il sorriso e non riconosce più per via di tutta quella rabbia tenuta per troppo a freno e quella voglia di farsi del male.

La durata dell’intero atto unico è cospicua considerando il livello di cupezza narrativa che viene continuamente sfiorata. Il risultato è sicuramente ottimo: “la trama è semplice ma non il tessuto di emozioni, la voglia di svelare quello che troppo spesso si nasconde. Il testo conquista grazie non solo alla bellezza del linguaggio ma alla capacità di introspezione, ai rimandi fra un personaggio e l’altro, al manifestarsi delle loro debolezze e incapacità di capire se stessi e gli altri”.

Nota di merito anche per la scelta calibrata degli attori, che hanno saputo regalare a diversi livelli di racconto delle ottime performance. La figura del figlio è interpretata da uno straordinario Giulio Pranno, che continuerà sicuramente a far parlare di sé vista la sua incredibile naturalezza sul palco nonostante la sua giovane età (solo a tratti la sua recitazione è risultata un pochino forzata ma quasi mai stucchevole).

Cesare Bocci ha dimostrato ancora una volta la sua incredibile versatilità di attore, riuscendo a regalare una prova misurata e asciutta al punto giusto.

Lodevole anche Marta Gastini nelle vesti di Sofia, che riesce a dare carattere a questa figura così attenta e premurosa che resta sempre accanto al marito e cerca di non mandare tutto in pezzi.

Nonostante l’ottima prova da grande attrice quale è, Galatea Ranzi rimane invece schiacciata dal suo personaggio senza mai emergere completamente.

Davvero azzeccata anche la scelta scenografica molto minimale: pareti scure scorrevoli con appesi dei riquadri di luci a neon hanno saputo creare ambientazioni differenti permettendo così di creare movimento anche a livello temporale.

La scelta musicale dai toni cupi adottata nei cambi di scena fa presagire sin da subito il tenore inquietante e triste del racconto fino al colpo di scena finale quasi già annunciato, che ha comunque lasciato il pubblico di stucco nella speranza di un finale più roseo. Il testo è di Florian Zeller, mentre la traduzione e la regia sono di Piero Maccarinelli. Gli attori in scena sono Cesare Bocci, Galatea Ranzi, Marta Gastini, Giulio Pranno, Riccardo Floris e Manuel Di Martino. Le scene sono di Carlo De Marino, i costumi di Gianluca Sbicca, le musiche di Antonio di Pofi e le luci di Javier Delle Monache.

Lo spettacolo è una produzione de Il Parioli, Teatro della Pergola.

Tag: , , , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *