Il 25 aprile e Giuseppe Bartoli


La Redazione

24 Apr 2023 - Letteratura, Varie

Presentiamo i versi di Giuseppe Bartoli per celebrare il 25 aprile 2023.

In occasione del 25 aprile 2023, vogliamo onorare la memoria di tutti coloro che hanno affrontato sofferenze e torture, che hanno versato il loro sangue per conquistare la nostra libertà. Vogliano anche riaffermare i valori della nostra Costituzione repubblicana e antifascista, posta a garanzia della nostra democrazia. Come è ormai nostra abitudine lo facciamo attraverso la poesia che crediamo il mezzo più rapido ed efficace per arrivare a toccare i sentimenti più profondi.

Abbiamo scelto quest’anno Giuseppe Bartoli (1920-2004) un autore romagnolo che è stato un ufficiale della formazione partigiana “Silvio Corbari”, un uomo politico che ha ricoperto diversi incarichi pubblici. Poeta in lingua italiana e vernacolo, si è affermato in oltre 500 concorsi letterari, molti dei quali di livello nazionale ed internazionale. È stato nominato cavaliere della Comunità Poetica Europea, socio di 10 Accademie di lettere, arti e scienze; gli è stato assegnato per due volte l’Oscar di Letteratura “Romagna”. La sua raccolta di poesia più nota s’intitola Il fiore della libertà ed infatti è abbastanza noto e apprezzato come un poeta della Resistenza anche se ha trattato altri temi poetici.

Bartoli ha scritto versi contrassegnati da una vena poetica colta e nello stesso tempo popolare, nei quali mostra la volontà di tenere viva la memoria di un passato che rischia di perdersi nelle nebbie del tempo e nelle falsificazioni di una certa storia. Nonostante le notizie riguardanti questo autore siano molto scarse e siano per lo più relegate sui siti di nicchia, dove circolano le sue poesie legate alla Resistenza, dal sua angolo di provincia Bartoli c’invita ancora oggi a guardare al futuro con senso di responsabilità, senza rulli di tamburi né squilli di trombe, con questi versi che hanno una grande forza e pari dignità rispetto a quelli di altri poeti più noti e più celebrati.

Ad un partigiano caduto 

È un fiume di ricordi ormai amico 
la strada che conduce 
a quei giorni lontani di smeraldo 
dove sostammo come creduli ragazzi 
a creare coi sogni nelle vene 
fantasie di speranze e di parole 
fra pugni di “canaglie in armi”. 
Forse potrei dimenticare il giogo 
che mi lega all’arco dei rimpianti 
se soltanto le voci dei compagni 
tornassero a cantare 
come quando la vita dilagava 
e tu portavi alla gioia di tutti 
il tuo sorriso di fanciullo 
e la forza serena dei tuoi occhi 
Ma anche se il tempo non ricama 
che fili d’ombra sulla memoria 
e il tormento di quell’assurdo giorno 
quando attoniti restammo 
davanti alla pietà della tua forca 
è pur sempre l’ora della tua lotta 
del tuo caldo vento di libertà 
immenso come grembi di colombe 
in volo fra fiori d’acqua di luna 
Tu solo amico adesso 
puoi scegliere i ritorni 
e dirci ancora 
col battito delle tue ali 
le bellezze della vita 
e le dolci innocenze della morte.

E noi che cademmo

Fummo una zolla qualunque 
al taglio del vecchio aratro 
che il nuovo trattore ferisce 
in pianto, sudore e lavoro 

Ora ascoltiamo i sospiri 
di neri e snelli cipressi 
dipinti da soffi di sole 
in chicchi di riso azzurrino 
che l’acre piovasco flagella 

Viviamo in bellezze di morte 
fra pioppi inclinati sul rio 
E siamo la gialla pannocchia 
che nutre la fame del povero 
che accende la fede nell’uomo 

Siamo promessa di pace 
che tesse tovaglie d’altare 
e bianchi lini di sposa 
per alta promessa di vita 
……………………………………. 
noi che cademmo a vent’anni 
nel sogno sublime dei liberi.

25 aprile

L’importante è non rompere lo stelo 
della ginestra che protende 
oltre la siepe dei giorni il suo fiore. 
C’è un fremito antico in noi 
che credemmo nella voce del cuore 
piantando alberi della libertà 
sulle pietre arse e sulle croci. 
Oggi non osiamo alzare bandiere 
alziamo solo stinti medaglieri 
ricamati di timide stelle dorate 
come il pudore delle primule: 
noi che viviamo ancora di leggende 
incise sulla pelle umiliata 
dalla vigliaccheria degli immemori 
Quando fummo nel sole 
e la giovinezza fioriva 
come il seme nella zolla 
sfidammo cantando l’infinito 
con un senso dell’Eterno 
e con mani colme di storia 
consapevoli del prezzo pagato 
Sentivamo il domani sulle ferite 
e un sogno impalpabile di pace 
immenso come il profumo del pane 
E sui monti che videro il nostro passo 
colmo di lacrime e fatica 
non resti dissecato 
quel fiore che si nutrì di sangue 
e di rugiada in un aprile stupendo 
quando il mondo trattenne il respiro 
davanti al vento della libertà 
portato dai figli della Resistenza.
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