Chick Corea, ritorna alla Spagna degli anni 70


Silvio Sbrigata

27 Mar 2005 - Commenti live!

Milano -Si è chiusa ieri sera la settimana chickcoreana del Blue Note, l'evento musicale più importante di fine Marzo. Per il locale milanese, un appuntamento con un valore aggiunto rispetto a quello artistico. Innanzitutto perchè stato proprio il pianista del Massachussett ad inaugurare il sancta sanctorum del jazz in Lombardia il 19 Marzo del 2003. Ad accompagnarlo allora, il batterista Jeff Ballard, il sassofonista Tim Garland ed il contrabbassista John Benitez, in formazione palesemente acustica. Poi per il fatto che uno dei più bei lavori di Corea, il live Origin del '97, è stato registrato al Blue Note di New York. Rispetto ad allora adesso è proprio un'altra musica: i ritmi acquisiscono un sapore latinoamericano, e l'asse musicale è spostato verso la sessione ritmica, che per l'occasione consta addirittura di tre membri. Alle percussioni, ma meglio sarebbe dire a tutto ciò che è percuotibile, Rubem Dantas, il prodigioso Carlos Benavent al basso e Tom Brechtlein alla batteria. In più, a colorare tutte le musiche con le magiche note del flauto e del sax Jorge Pardo. Quartetto con un anno di vita, voluto dal maestro americano, e chiamato Touchstone. Chick Corea (al secolo Armando Anthony Corea), 64 anni il prossimo 12 Giugno, una carriera oramai quarantennale, 12 Grammy Award ed una serie infinita di colloborazioni con il gotha del jazz mondiale -fra le tante quella con Sarah Vaughan e successivamente con Miles Davis- esplora da un paio d'anni, quella zona del jazz a forte influenza latina. Il pianista di Chelsea ha infatti sempre tratto ispirazione dalle sue origini castilliane, e non a caso due dei suoi album più riusciti sono Spain, del 1971, e My Spanish Heart del 1976. à proprio con questo spirito che nascono i Touchstone, ed è questo il segno dello spettacolo offerto al pubblico di via Borsieri per l'intera settimana. Nulla di nuovo da aggiungere alla straordinaria tecnica pianistica di Corea, forte anche della passione per Mozart e di Beethoven, a tratti rintracciabile nelle suoi lunghi, ma mai ridondanti, solo introduttivi. Mai l'unico protagonista della scena, con grande capacità di dare spazio alla band, cosa del resto comprensibile sin dal primo brano proposto, che come il gruppo ed il disco si intitola Touchstone. Grande intrattenitore, dimostra anche una grande bravura a raccontare gli aneddoti della sua carriera, soprattutto in riferimento all'amico Paco De Lucia, con cui si è trovato spesso a collaborare, e del quale interpreta una composizione. Finale al fulmicotone, durante il quale ai virtuosismi del pianista, fanno da contraltare, gli assoli di Pardo e l'orgia di percussioni, trascinante e coinvolgente, che oltre al pubblico, induce all'applauso lo stesso Corea. Così entusiasta della line-up e della performance, da accostarsi alla batteria per percuotere i piatti, in simbiosi con Brechtlein prima, e poi addirittura a sedersi sullo sgabello e regalare un assolo, quasi a volere rendere omaggio ad uno dei suoi maestri/ispiratori, il pianista e batterista Mongo Santamaria. A giudicare dagli applausi, dai sorrisi, e dalla voce con cui il pianista di Chelsea è stato invitato a concedere il ter, il pubblico, nonostante i 45 euri pagati all'ingresso, è uscito dal locale più che soddisfatto. Ci auguriamo però che la direzione del locale prenda provvedimenti, almeno per limitare, se non per eliminare, il fastidioso chiacchericcio di pochi, che non permette di godere uno spettacolo di tale caratura per come merita. Almeno quando si paga un ingresso così elevato. Prossimi imperdibili appuntamenti lo strepitoso bassista Marcus Miller dall'8 al 10 Aprile e, sempre nello stesso mese dal 12 al 17, uno dei più grandi batteristi viventi, Billy Cobham.
(Silvio Sbrigata)


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