Barocco marchigiano a San Severino Marche


di Alberto Pellegrino

11 Ago 2013 - Senza categoria

Arti Visive: Commenti

SAN SEVERINO MARCHE (MC). Dopo tante iniziative e mostre singole su autori del Seicento Marchigiano si è finalmente realizzata a San Severino Marche una Mostra intitolata Le Meraviglie del Barocco nelle Marche 1. San Severino e l'Alto Maceratese a cura di Vittorio Sgarbi che si propone di tracciare un quadro completo di questa stagione culturale particolarmente felice per la nostra Regione. Guardata agli inizi con un certo scetticismo questa iniziativa, voluta dal Comune di San Severino Marche e dalla Fondazione Salimbeni, è andata invece al di là di ogni aspettativa perchè ha messo in evidenza quale patrimonio artistico costituivano le opere seicentesche presenti in questa parte della Marca Centrale compresa tra Fabriano e Macerata, proponendo autentici capolavori spesso relegati in piccole chiese di campagna, oppure offuscati dal tempo, oppure offrendo ai visitatori delle autentiche riscoperte di autori locali del tutto trascurati ma non per questo meno importanti per testimoniare un fermento culturale presente anche in questa provincia dello Stato Pontificio. Un altro aspetto, messo in evidenza dalla mostra, è proprio quello di una straordinaria circolarità culturale per cui si stabilivano fruttuosi contatti tra la provincia e gli ambienti artistici soprattutto romani con il risultato di far arrivare nelle Marche opere di grandi maestri di livello nazionale o addirittura europeo nel campo della pittura e della scultura. Un ultimo aspetto, certamente non secondario, è che la mostra affronta il tema del Barocco secondo una chiave multidisciplinare che appare quanto mai evidente dalla lettura del bel catalogo curato da Vittorio Sgarbi e Stefano Papetti (Silvana Editoriale, Milano) dove, alle schede che affrontano l'analisi delle singole opere in mostra, si aggiungono contributi riguardanti la stagione artistica del Barocco nell'entroterra marchigiano (Giampiero Donini), il problema della committenza tra Roma e l'Alto Maceratese (Costanza Costanzi), il rapporto tra le porpore marchigiane e Gian Lorenzo Bernini (Stefano Papetti), l'influsso e la presenza di Caravaggio nelle Marche (Maurizio Marini), il determinante apporto culturale dei Padri dell'Oratorio a San Severino (Livia Carloni), l'analisi della dimensione urbanistica di San Severino attraverso la cartografia seicentesca dei Cipriano Divini (Luca Maria Cristini), l'architettura barocca nelle Marche (Francesco Scoppola), l'arte del legno (Maria Giannatiempo Lopez) e l'arte dell'oreficeria (Gabriele Barucca), la scienza e la tecnica a San Severino soprattutto attraverso la figura e le opere di Eustachio Divini (1610-1685) analizzate da Daniele Diotallevi, l'analisi dei dipinti seicenteschi presenti nelle chiese di San Severino (Raoul Paciaroni).
Il panorama culturale del Seicento si completa con la mostra allestita presso la Pinacoteca Comunale e intitolata Itinerari barocchi. Un percorso tra arti scienze e curiosità varie, a cura di Alberto Pellegrino e Milena Ranieri, nella quale si presenta, attraverso alcune preziose opere della Biblioteca Comunale di San Severino ed alcuni particolari opportunamente messi in rilievo sulle pareti per mezzo di ingrandimenti, si presenta un panorama di pubblicazioni riguardanti le scienze e la medicina, la geografia e la storia, la religione (particolarmente affascinanti gli abiti religiosi maschili e femminili) e il costume (da segnalare I difetti donneschi di Giuseppe Passi e La nobiltà e l'eccellenza delle donne co' difetti, e mancamenti degli uomini di Lucrezia Marinella), le origini della musica moderna attraverso le opere del padre filippino Giovanni Giovenale Ancina, la letteratura (con le opere di Benigni, Balducci e Melosio, letterati della cerchia del card Barberini) e il teatro con opere di Prospero Bonarelli, Cammorlengo, Caputo, Passarelli e Ottaviano Castelli con la rara favola boschereccia La sincerità trionfante (1640) contenente cinque preziose incisioni delle splendide scenografie. à stata inoltre messa in evidenza la rilevate presenza a San Severino dell'Accademia dei Conferenti della Florida (con le opere di Ippolito Margarucci, Giovanni Ciampoli e del drammaturgo Virgilio Puccitelli) e dell'Accademia degli Agitati formata dai maggiori letterati, artisti e intellettuali della San Severino barocca. A completare il quadro tre serate sono state dedicate alla proiezione del Don Giovanni di Molière interpretato da Giorgio Albertazzi, Antonio e Cleopatra di Shakespeare ancora con Albertazzi e Il malato immaginario di Molière interpretato da Tino Buazzelli.
Non è stato trascurato nemmeno il settore dell'arte gastronomica con l'iniziativa Sapori di Barocco, per cui quattro ristoranti cittadini (Piero, Cavallini, LK Ristoro e Locanda Salimbeni) propongono per tutto il periodo della mostra una serie di ricette del Seicento reinterpretate o rielaborate in chiave moderna. Non bisogna infatti dimenticare che nel Seicento era in voga una cultura gastronomica basata sull'estrosità , la varietà , il colore che servivano alla preparazione delle pietanze con allestimenti scenografici dove il cuoco, responsabile dei sapori e dei profumi, era il vero protagonista di pranzi o cene.
La mostra raccoglie ben novanta opere d'arte distribuite su tre sedi. Nella Chiesa della Misericordia, in Piazza del Popolo, sono state raccolte i lavori dei pittori sanseverinati Giulio Lazzarelli, Cipriano Divini e Paolo Marini, più la Madonna della Misericordia finalmente ricollocata sull'altare maggiore e assegnata con recente attribuzione al pittore pesarese Rondolino. La scultura è presente a Palazzo Servanzi con il busto di Urbano VIII del Bernini, alcune opere di Lauro Morelli (San Severino 1619-Roma 1690) che costituiscono un'autentica riscoperta, un paliotto d'altare del matelicese Scipione Paris; nella Pinacoteca sono stati esposti invece il grande busto reliquario di San Severino (1659), opera in argento cesellato del romano Sante Lotti (1599-1659); tre busti reliquiario, due candelieri e tre angeli torcieri in legno dorato dello scultore francese Denis Pluvier (Angers 1647-1699) che ha lungo operato a San Severino.
Il corpo pittorico maggiore è stato collocato nel Palazzo Servanzi Confidati con la riproposta di opere di scuola marchigiana e romana, con quadri di pittori poco noti al grande pubblico ma importanti come Francesco Cozza, Antiveduto Grammatica, Andrea Sacchi, Gregorio Preti, Alessandro Rosi, Emilio Savonanzi, Girolamo Troppa, con la riscoperta di Giacomo Giorgetti, un interessante pittore umbro che ha lasciato molte opere a Camerino. Vengono poi le opere di autori di caratura nazionale che fanno di questa mostra un vero e proprio evento artistico: Caravaggio, Guercino, Lanfranco, Orazio Gentileschi, Alessandro Turci detto l'Orbetto, Salvator Rosa, Pomarancio, lo Scarsellino, Andrea Boscoli, Giacinto Brandi, Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, Giovanni Battista Crespi detto il Cerano; in campo europeo sono presenti lo spagnolo Jusepe Ribera detto lo Spagnoletto, i francesi Valentin de Boulogne e Horace Le Blanc, il fiammingo Ernts Van Shayck; infine completano il quadro i grandi marchigiani Simone Cantarini, Giovanni Francesco Guerrieri, Andrea Lilli, Carlo Maratti, il Sassoferrato.
Ci si trova di fronte ad un patrimonio artistico che lascia sbalorditi e che proviene per la maggior parte dal territorio maceratese (oltre quaranta opere sono proprietà della Diocesi di Camerino e San Severino), a dimostrazione di quale livello culturale avessero raggiunto le Marche che offrono al visitatore un affascinante spaccato dell'arte barocca.
(Alberto Pellegrino)


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