“Asti Lirica”, esordio di successo


di Alberto Bazzano

2 Ago 2023 - Commenti classica

La prima edizione di “Asti Lirica”, che si affianca ad Asti Musica, Asti Jazz e Asti Rap, è stata caratterizzata da proposte raffinate e presenza di pubblico che ha gremito il Teatro Alfieri. Direttore artistico del festival Renato Bonajuto.

Asti è la città di Vittorio Alfieri, del più antico Palio d’Italia, dello spumante famoso in tutto il mondo, che Berlioz menziona nel suo Benvenuto Cellini. Ma è anche in luogo in cui si crede nella musica e si moltiplicano le proposte. A fianco di Asti Musica e Asti Jazz sono sorte le rassegne Asti Rap (per il pubblico giovane) e Asti Lirica, sulle quali ha puntato l’assessore alla cultura Paride Candelaresi.

L’esordio di Asti Lirica è stato all’insegna di alcune raffinate proposte, a cui il pubblico non ha mancato di aderire.

Gli appuntamenti hanno avuto luogo al Teatro Alfieri, inaugurato nel 1860 con il Mosè di Rossini e sul cui palcoscenico si sono avvicendati artisti del calibro di Aureliano Pertile, Tito Schipa, Giuseppe Lugo, Gina Cigna e Aldo Protti.

A dare il là è stato il Pimpinone di Georg Philipp Telemann, proposto in lingua italiana, con recitazione a cura di Ignazio Perniciaro e Lauretta Civiero.

La parte musicale dell’intermezzo giocoso, che nei temi anticipa La serva padrona di Pergolesi, è stata affidata a Fabio Poggi che ha diretto l’ensemble giovanile Asti Sistema Orchestra. Nei ruoli di Pimpinone e Vespetta si sono cimentati il baritono Davide Rocca e il soprano Valentina Porcheddu.

Di grande suggestione è stato lo Stabat Mater di Pergolesi, presentato in forma scenica con la regia del direttore artistico del festival, Renato Bonajuto.

Stabat Mater è l’ultima fatica del compositore di Jesi, deceduto all’età di ventisei anni per l’aggravarsi di una malattia polmonare. Si tratta di un’accorata riflessione sulla morte, l’estrema testimonianza di un uomo che sente avvicinarsi la fine del suo percorso terreno.

Per questa ragione, Stabat Mater presenta analogie con le ultime composizioni di Mozart, quelle scritte nel 1791, quando il Salisburghese, illuminato da una luce ultraterrena, scrive pagine straordinarie di letteratura sacra come l’Ave verum corpus e l’incompiuto Requiem.

Con l’aiuto di alcuni figuranti, Bonajuto illustra i passaggi della sequenza liturgica in onore della Beata Vergine, costruendo dei quadri di forte impatto emotivo che evocano le atmosfere della Controriforma e le pitture di Guglielmo Caccia e Bernardo Strozzi.

Quanto agli esecutori: Voxsonus Ensemble è stata diretto con proprietà stilistica dalla trapanese Manuela Ranno, mentre ai lati del palcoscenico, su piedistalli barocchi, nell’atteggiamento solenne tipico delle statue delle processioni, hanno cantato il soprano russo Ksenia Bomarsi e il mezzosoprano georgiano Sofia Janelidze. Quest’ultima, in particolare, ha convinto per la corretta emissione e la cura del fraseggio.

Ambrogio Maestri ed Eleonora Boaretto (foto di Gabriele Picello)

Il 27 luglio è stata la volta del baritono Ambrogio Maestri che si è esibito in concerto. Il programma contemplava brani operistici come l’incipit di Dulcamara: “Udite, o rustici” dall’Elisir d’amore e il monologo di Gerard “Nemico della patria” dall’Andrea Chènier – opera, quest’ultima, che il baritono di Pavia ha recentemente affrontato alla Scala di Milano- e romanze da salotto, come “Occhi di fata” di Denza.

Maestri si conferma un valido artista. Possiede uno strumento vigoroso, compatto in tutta la gamma, che ricorda le voci antiche, al servizio di un’emissione di grande naturalezza e spontaneità.

Al suo fianco, in brani solistici (come il Valzer di Musetta e “O mio babbino caro” dal Gianni Schicchi) si è esibita Eleonora Boaretto, soprano lirico-leggero emergente, dotato di verve e spigliatezza. Gli artisti sono stati accompagnati al pianoforte da Enrico Zucca.

Applausi calorosi anche per il violinista Leonardo Moretti impegnato in alcuni assoli, come la Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninov.

La prima edizione di Asti Lirica si chiude in autunno con La voix humaine di Francis Poulenc, nell’interpretazione del soprano Paoletta Marrocu. Ad accompagnare l’artista, nella riduzione per canto e pianoforte, è il pianista Lorenzo Masoni, mentre la regia dello spettacolo è a firma di Siria Colella.

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