Ad Ancona “Miracoli metropolitani”… un futuro distopico ma non troppo


di Elena Bartolucci

27 Mag 2021 - Commenti teatro

Al Teatro delle Muse di Ancona, l’ultima creazione della compagnia Carrozzeria Orfeo “Miracoli metropolitani” racconta una società dai tratti disarmanti che fa sorridere e inorridire allo stesso tempo.

(Fotografie di Laila Pozzo)

AnconaDomenica 23 maggio, la compagnia più irriverente del teatro italiano, Carrozzeria Orfeo, ha portato in scena al Teatro delle Muse di Ancona lo spettacolo “Miracoli metropolitani”.

La storiasi svolge all’interno di una vecchia carrozzeria riadattata a cucina, specializzata in cibo da asporto per intolleranti alimentari. Mentre all’esterno imperversa l’allarme di una guerra civile e le fogne della città, ormai sature di inquinamento, spazzatura e rifiuti tossici, stanno per esplodere, lo spettatore entra in un vero e proprio microcosmo in cui ognuno degli otto personaggi in scena presenta un suo personale trascorso: Plinio, chef stellato caduto in rovina, costretto a cucinare squallidi cibi precotti usando ingredienti liofilizzati importati dalla Cina; sua moglie Clara, ex lavapiatti che da infaticabile arrampicatrice sociale aspira a diventare un importante influencer sui social; Igor, figlio di primo letto di Clara, ha grossi problemi in termini di istruzione ed emotività ed è semplicemente ossessionato da un videogame sulla guerra dall’inequivocabile titolo Affonda l’immigrato; Hope, una misteriosa e aggressiva lavapiatti etiope, che nasconde un segreto; Mosquito, un carcerato in semi-libertà che in realtà vorrebbe sfondare come attore; Cesare, un aspirante suicida che casualmente entra a far parte della “squadra” come tuttofare; Mohamed, un tempo professore universitario in Libano ridotto a lavorare come rider sottopagato e, infine, Patty, madre settantenne di Plinio, ex brigatista e femminista convinta, che dopo aver speso la vita ad aiutare i popoli di mezzo mondo nella lotta contro le dittature di destra, è ora tornata in Italia per combattere la sua ultima battaglia.

A causa dell’emergenza fognaria, il governo è stato costretto a emanare un decreto di sostegno per le fasce più deboli della popolazione, ma ecco che, quando tra i beneficiari vengono inclusi anche gli immigrati, violenti gruppi di destra iniziano a perseguitarli e ucciderli impunemente al grido di “Prima la Patria”. Un nuovo capro espiatorio è stato trovato, un facile nemico a portata di mano da strumentalizzare politicamente e che, in breve tempo, porterà a un’accesa lotta interna che precipiterà nella costituzione di un nuovo regime dai chiari richiami fascisti.

I dialoghi portati all’eccesso e i tormenti emotivi dei vari protagonisti raccontano una realtà spinta all’assurdo ma in totale attinenza al nostro attuale quotidiano. Si tratta infatti di una storia che lascia intravedere numerosi spunti di riflessione per lo spettatore senza rinunciare a diversi momenti di umorismo nero con battute decisamente unpolitically correct.

“Il risultato è un’escursione continua fra realtà e assurdo, fra sublime e banale, attraverso storie che possono essere lette a più livelli”: un tessuto sociale in lento disfacimento in cui i social e la realtà virtuale prendono sempre di più il sopravvento e dove è semplice evidenziare la totale indifferenza, la superficialità di pensieri e atteggiamenti, il razzismo dilagante e l’azzeramento sempre maggiore dei sentimenti di “una società che sta per essere sepolta dai suoi stessi escrementi, simbolo di pensieri e azioni malate, di un capitalismo culturale orribile, di un’umanità alla deriva dove la ‘merda’ più che nelle fogne sembra annidarsi nei cervelli”.

L’assurdità del destino di ognuno dei personaggi si condensa in un ottimo finale che tenta di regalare uno spiraglio di speranza: l’amore e l’altruismo non devono diventare concetti vuoti.

Nonostante il ritmo molto serrato dei dialoghi, la lunghezza eccessiva dell’intero spettacolo (circa due ore e mezza) lascia davvero a desiderare seppur ci siano numerosi cambi scena orchestrati tatticamente con l’uso di luci e cambi di prospettiva.

La drammaturgia dello spettacolo porta la firma di Gabriele Di Luca, la regia è di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi, con Elsa Bossi (Patty), Ambra Chiarello (Hope), Federico Gatti (Igor), Pier Luigi Pasino (Mosquito/Mohamed), Beatrice Schiros (Clara), Massimiliano Setti (Cesare) e Federico Vanni (Plinio). Le musiche originali sono di Massimiliano Setti, scenografia e luci sono di Lucio Diana e i costumi di Stefania Cempini. Lo spettacolo è una coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini, in collaborazione con il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”.

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