A Roma Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum


di Flavia Orsati

6 Mar 2023 - Arti Visive

Abbiamo visitato la bella mostra “Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum” allestita nel Palazzo Bonaparte a Roma che sarà aperta fino al 7 maggio

(Le didascalie delle foto delle pitture sono in fondo all’articolo)

E poi è vero, noi possiamo far
parlare solo i nostri quadri.
V. Van Gogh – Lettere a Theo

Palazzo Bonaparte, nella centralissima Piazza Venezia a Roma, ospita dall’8 ottobre 2022 sino al prossimo 7 maggio la mostra Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum, prodotta e organizzata da Arthemisia e a cura di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.

Scopo – riuscito – dell’esposizione è narrare la storia e raccontare l’evoluzione stilistica di uno degli artisti più conosciuti al mondo, con un focus sul suo tormento e la sua sensibilità ma anche sul suo spirito di attento osservatore della realtà e di colto analista della storia dell’arte. La mostra raccoglie circa 50 opere provenienti dal museo Kröller-Müller di Otterlo, in Olanda, nato per volontà di Helene Kröller-Müller, una dei più importanti collezionisti privati dello scorso secolo, che amava particolarmente Van Gogh, le cui opere costituiscono un nucleo portante della collezione della donna.

Dopo un bel filmato introduttivo sulla vita dell’artista, l’esposizione parte con una sala dove si trovano sei dipinti di Lucas Cranach il Vecchio, Pierre-Auguste Renoir, Henri Fantin-Latour, Paul Gauguin, Pablo Picasso e Floris Verster, che ha la funzione di introdurre il visitatore all’atmosfera e ai toni della collezione da cui la mostra ha attinto, mentre il resto è completamente incentrato su Van Gogh, con una selezione di dipinti che ne documentano l’intero percorso artistico e l’evoluzione stilistica.

Organizzare un evento espositivo sul grande pittore olandese è un’impresa sicuramente ardua, dovendosi confrontare con numerose attività, anche di eccelso livello, tenutesi nel corso degli anni. L’esposizione romana in questione, tuttavia, regge il confronto con efficacia, avendo sfumature di originalità proprie e peculiarità con cui catturare l’attenzione del visitatore.

Il percorso espositivo, che si snoda in cinque sezioni, segue un criterio cronologico, portando agli occhi del visitatore sia capolavori noti (come il famosissimo Autoritratto) sia lavori meno conosciuti dai non addetti ai lavori. I quadri vengono impreziositi da un ricco apparato divulgativo-didattico, composto da classici e piacevoli pannelli esplicativi, da video, da una stanza immersiva e da pannelli interattivi in cui il fruitore deve intervenire in prima persona, magari confrontando il segno pittorico dell’artista tra le diverse epoche sfogliando un taccuino, oppure sollevando parti per vedere le differenti tonalità di colore impiegate nei dipinti man mano che lo stile si evolve. Un approccio, insomma, che non fa mai calare l’attenzione, estremamente adatto per scolaresche di ogni ordine e grado. Infine, stralci di pensieri e di lettere (per lo più inviate a Theo, fratello a cui Van Gogh era legatissimo) impreziosiscono il percorso, facendo “parlare” in prima persona l’artista e la sua inquietudine, il suo lirismo e la sua profonda compassione per il destino doloroso che tutti gli uomini condividono.

Impressionante pensare che il genio olandese, spentosi a soli 37 anni, abbia condensato la sua fittissima produzione artistica in un arco temporale straordinariamente breve, fatto di nove anni soltanto, dal 1881 al 1890. Come tutti sanno, l’inquietudine, la ricerca di consonanza con il mondo circostante e la fame d’amore hanno caratterizzato praticamente tutta l’esistenza di Van Gogh. Proprio la sua sensibilità e la sua attitudine, tuttavia, gli hanno inflitto una lunga serie di intensi dolori e di profonde delusioni, che il pittore è riuscito a sublimare in un sofferente anelito inappagato che investe tutta l’umanità. Si tratta di un processo estremamente lucido, di cui l’artista si rivela consapevole: il merito dell’esposizione, infatti, è anche screditare l’immagine di Van Gogh impressa nell’immaginario collettivo, cioè quella di un uomo stralunato, di un artista strampalato, “matto”, alle prese con stranezze ed ossessioni. Con l’aiuto dei vari pannelli che ricostruiscono gli spostamenti, le frequentazioni e gli interessi del pittore – sia sociali sia culturali – emerge la figura di un giovane uomo dotato sì di una profonda sensibilità, ma anche di una grande cultura, accompagnate da un attento spirito di osservazione e capacità di analisi del reale.

Inutile negarlo: la parabola vitale di Vincent Van Gogh è stata intrisa di sofferenza. Proprio questa propensione lo ha portato, agli inizi della carriera artistica, ad avvicinarsi agli umili, ai contadini, ai poveri, insomma agli ultimi della società. La prima fase pittorica, anche nei toni, è profondamente differente dallo spinto cromatismo che invece caratterizzerà parte della produzione successiva; proliferano i disegni a matita e gli strumenti semplici, le tonalità scure, cupe e la resa di una vita oltremodo semplice in senso epico, rendendo la fatica degli emarginati quasi eroica. Oltrepassando quindi il periodo olandese, dalla critica spesso definito “realista”, si arriva a quello parigino, caratterizzato da un’evoluzione verso il chiaroscuro e verso la saturazione del colore. Dopo Parigi, il pittore rimane in Francia ma si sposta ad Arles, dove si fa spazio, dopo gli esordi e le sperimentazioni, una parentesi felice destinata a durare poco, circa un anno e mezzo, a cui segue il ricovero in una casa di cura. La vita nella capitale francese aveva portato Vincent, inevitabilmente, a confrontarsi con i fermenti artistici dell’epoca, ancora dominati dall’Impressionismo. Ecco che la luce, che poi esploderà con i colori caldi e mediterranei di Arles, inizia a divenire protagonista delle tele, consacrando una libertà espressiva suprema acquisita sperimentando tecniche ed accostamenti cromatici nuovi. Paradossalmente però – e le opere in mostra lo confermano – l’essere obbligato ad osservare il mondo dalle sbarre della sua stanza nell’ultimo periodo di reclusione gli fa concepire in maniera nuova la natura: i colori divengono sempre più accesi e assoluti, la pennellata diventa intensa, pastosa, e sembra quasi incidere la tela.

Una volta dimesso, l’esistenza di Van Gogh si avvia verso un epilogo, verso la tragica morte autoinferta con un colpo di pistola in pieno petto, che lo fa morire due giorni dopo, in compagnia del fratello Theo, che lo aveva amato e sostenuto per tutta la vita.

Una fine dolorosa, tragica, un riscatto artistico che avverrà troppo tardi. Ma forse, Vincent in qualche modo lo sapeva: “Non posso farci nulla se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui si vedrà che valgono più del prezzo del colore e della vita, anche se molto misera, che ci sto rimettendo” (Lettera a Theo, Arles, 25 ottobre 1888). Solo una nota dolente: un’installazione collocata in una stanza a parte, tra la penultima e l’ultima dell’esposizione, si configura come un intermezzo piacevole ma per certi versi estraniante e poco coerente con il resto delle sale, dal sapore un po’ pop, anche se, molto probabilmente, sarà stato apprezzato dagli studenti in visita alla mostra.


DIDASCALIE DELLE FIGURE

Fig. 1
Vincent van Gogh
Autoritratto
Parigi, aprile – giugno 1887
Olio su cartone, cm 32,8x24
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 2
Vincent van Gogh
Contadina che raccoglie il frumento
Nuenen, luglio – agosto 1885
Gessetto nero, gouache grigia, acquerello opaco bianco e tracce di latte fissativo su carta velina, 52,2x43,2 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 3
Vincent Van Gogh
Il seminatore
Arles, 17 – 28 giugno 1888 ca
Olio su tela, 64,2x80,3 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 4
Vincent Van Gogh
Covone sotto un cielo nuvoloso
Auvers-sur-Oise, luglio 1890
Olio su tela, 63,3x53,7 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 5
Vincent Van Gogh
Pini al tramonto
Saint–Rémy, dicembre 1889
Olio su tela, 93,5x74,2 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 6
Vincent Van Gogh
Donne nella neve che trasportano sacchi di carbone
L’Aia, novembre 1882
Carboncino, acquarello opaco e inchiostro su carta velina, 32,1x50,1 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 7
Vincent van Gogh
Il burrone (Les Peiroulets)
Saint–Rémy, dicembre 1889
Olio su tela, 73,2x93,3 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 8
Vincent Van Gogh
Tronchi d’albero nell’erba
Saint–Rémy, tardo aprile 1890
Olio su tela, 72,5x91,5 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 9
Vincent van Gogh
Vecchio disperato (Alle porte dell’eternità)
Saint–Rémy, maggio 1890
Olio su tela, 81,8x65,5 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 10
Vincent Van Gogh
Vecchio che soffre
L’Aia, novembre – dicembre 1882
Matita, pastello litografico nero e acquarello bianco opaco su carta per acquarello, 44,5x47,1 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 11
Vincent Van Gogh
L'amante (ritratto del sottotenente Milliet)
Arles, settembre – inizio ottobre 1888
Olio su tela, 60,3x49,5 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 12
Vincent Van Gogh
Uomo che avvolge il filato
Nuenen, maggio – giugno 1884
Matita, penna con inchiostro nero e marrone, gessetto nero, acquerello blu e marrone su carta vergata, 22,6x23,3 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 13
Vincent Van Gogh
I mangiatori di patate
Nuenen, aprile 1885
Litografia su carta velina, 28,4x34,1 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Fig. 14
Vincent Van Gogh
Natura morta con un piatto di cipolle
Arles, inizio gennaio 1889
Olio su tela, 49,5x64,4 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands
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