A Pesaro la serata in onore di Salvatore Sassu è stata un trionfo


di Andrea Zepponi

5 Set 2023 - Commenti classica

Emozioni al concerto “Una stella sotto le stelle”, dedicato alla memoria dell’artista lirico e didatta Salvatore Sassu. L’evento, un successo indiscusso, è stato voluto e appoggiato dal Circolo Socioculturale “Maria Rossi”. Pubblico in delirio.

(Foto di Giordano Cavoli)

In questi tempi di apparente disarmo e di contaminazione del mondo lirico e del suo gusto teatrale ci viene da disperare sulle sorti del melodramma e sulla possibilità che nuove leve del canto si facciano avanti con quella generosità e quello slancio che si riscontravano negli anni ’80 e ’90 quando il Maestro Salvatore Sassu esibiva con giudizio la sua classe di conservatorio. Il mondo della lirica di quegli anni era diverso, diciamo noi con qualche decennio in più sulle spalle e sulle tempie: ci si crogiola con questa frase sospirando che succeda qualche evento atipico, non allineato alle attuali tendenze mercatizie dove tutti fanno tutto in funzione delle agenzie e di uno star system votato all’idea meretricia della lirica contaminata dal rock e dal pop. Quell’entusiasmo che si provava a un concerto lirico, quando si andava a un saggio nell’auditorium del conservatorio per sentire voci nuove cantare il repertorio stranoto come se lo si sentisse per la prima volta! Ci hanno pensato Internet e YouTube a spazzarlo via e con esso l’unicità dell’evento musicale e canoro: “Tanto me lo rivedo in rete!”… “Mi mandi il filmato su WhatsApp?” … Su pc e tablet si può rivedere on line di tutto e di più”.

Eppure, c’è ancora un fremito nelle aspettative di un pubblico che si agita compostamente nell’attesa di emozioni date dal canto lirico: non tutto è spento, non tutto è finito, l’orizzonte dei melomani freme pur sempre di commozione per i giovani artisti nei luoghi e nei momenti inaspettati.

Fra questi è stato quello patrocinato dal Comune di Pesaro e organizzato nella Chiesa della SS. Annunziata di Pesaro la sera del 30 agosto scorso alle ore 21 dal titolo Una stella sotto le stelle, dedicato alla memoria del M° Salvatore Sassu (1943-2018). D’accordo, il motto del titolo è retorico, accattivante, ma quando la sontuosa e artistica sala di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, data in gestione al Comune di Pesaro/Amat (Associazione Marchigiana Attività Teatrali), con la sua gradinata di sedute per il pubblico è stata aperta alle 20 circa, bisognava vedere la gente premere per l’ingresso e poi gremire la sala sedendo perfino sui gradini delle rampe di accesso. La voglia di essere percorsi dall’entusiasmo e dal brivido della musica fatta dal vivo era più forte, si tagliava con il coltello. Il ricordo di Salvatore Sassu, della sua figura di artista lirico e di didatta correva con la sensazione condivisa di tornare indietro nel tempo e di rivivere quel mondo fatto di saggi musicali, di concerti anche fatti alla buona (non certo in questo caso) ma vivi e veri, esibizioni con voci di giovani cantanti che oggi sentiamo qui e domani sapremo calcare con successo le scene di teatri lontani. La presenza di artisti già affermati e in carriera che hanno accettato d’intervenire e di dare il loro amabile contributo hanno reso veritiera quella sensazione. L’evento è stato fortemente voluto e appoggiato dal Circolo SocioculturaleMaria Rossi” e dal suo presidente Dante Trebbi.

Il concerto è stato fluviale, di quelli che durano come un’opera lirica oltre la mezzanotte in cui avviene di tutto ma niente di brutto. La presentazione del Prof. Giuliano Nardelli, infaticabile, ha scandito il flusso caldo e generoso degli artisti di canto, di pianoforte, di oboe e di recitazione, delle rievocazioni e della premiazione alla carriera dell’emerito tenore Paolo Barbacini. Un pubblico devoto, amante ma esigente come può essere quello pesarese, tra cui si scorgevano volti noti come il già presidente del Conservatorio Rossini Giorgio Girelli e Maurizio Tarsetti già direttore ed ex vicedirettore dello stesso, ha dapprima accolto le prime esibizioni con calore, poi si è surriscaldato e, sull’effervescenza dell’entusiasmo sempre più innescato dalla bravura degli artisti, è giunto letteralmente a punte di delirio. La rappresentanza del Comune di Pesaro era gentilmente assolta dall’assessore Maria Rosa Conti la quale ha gentilmente portato a tutti i saluti di Daniele Vimini impossibilitato a venire.

I soprani Angelica Battaglia, So Hyun Lee, Soyoung Choi, i mezzosoprani Cecilia Alegi, Silvia Catani, Francesca Maria Sassu, i tenori Gianluca Pasolini, Calin Miron, Alessandro Moccia, Luca Giorgini, i baritoni Luciano Matarazzo, Paolo Gatti, Marco Severin, il basso Zheng Wang, l’eccellente oboista Vincenzo Marinucci, che si è prodotto elegantemente nel Concerto in mi Maggiore di Vincenzo Bellini e nella colonna sonora del film La Califfa di Ennio Morricone, mentre al pianoforte i maestri Fabrizio Di Muro, Shizuka Sakurai, Riccardo Maria Ricci hanno dato il meglio di sé in un programma vario, denso e intrigante come lo era quello dei saggi del M° Sassu – io che fui suo allievo ne so qualcosa – dove le voci migliori e mature erano messe in risalto da quelle ancora in cammino verso uno step superiore: le une illuminavano le altre e lo spirito del saggio di conservatorio aleggiava su tutti apprezzatissimo anche per le letture di versi di Quasimodo (Forse il cuore) e di Lerici (Questo amore) da parte dell’attrice Alessandra Moroni finemente dette su di uno squisito tappeto sonoro steso al pianoforte dal M° Ricci.

Il programma era di quelli che conquistano gli spettatori ignari dei brani annunciati volta per volta; una sorpresa dietro l’altra: sulle prestazioni di livello appena superiore al saggistico di Hai già vinta la causa dalle Nozze di Figaro di Mozart e Votre toast dalla Carmen bizetiana (Matarazzo),Quel guardo il cavalier dal Don Pasquale di Donizetti e il Walzer di Musetta dalla Bohème di Puccini (Soyoung Choi), le canzoni Amapoladi José Maria Lacalle García e Occhi di Fata di Denza (Giorgini), la Seguidilla e poi la Habanera di Carmen (Alegi), pur eseguita da una vocalità interessante da risentire volentieri in altri ruoli e occasioni, Stride la vampa dal Trovatore di Verdi e la morriconiana canzone C’era una volta il West (Catani), hanno spiccato, decretando lo straordinario successo della serata, il Vesti la Giubba dai Pagliacci di Leoncavallo, elargito con la più ampia ed espressiva voce tenorile del suo genere che io abbia sentito negli ultimi anni da Alessandro Moccia che, magnifico come un cantante d’altri tempi, si è ulteriormente conquistato l’uditorio con E lucean le stelle dalla Tosca pucciniana, indi l’aria Dio di Giuda dal Nabucco di Verdi seguita, nella seconda parte, dall’astrale O Carlo ascolta dal Don Carlos offerte entrambe dalla verace vocalità baritonale ben diretta e timbrata di Marco Severin; in particolare hanno dato prova della loro efficacia interpretativa lo splendido tenore in carriera di sicuro profilo professionale, Gianluca Pasolini, il quale, bontà sua, ci ha regalato un crescendo di stile vocale con una strepitosa La donna è mobile dal Rigoletto per concludere alla grande con Nessun dorma dalla Turandot di Puccini in una inattesa sua incursione nel repertorio più lirico e il tenore Calin Miron, con la funambolica e pirotecnica Pour mon âme quel destin, la famosa aria “dei nove do acutissimi” da La fille du régiment di Donizetti, ha dato una mano ulteriore a portare in visibilio la sala; non di minore spicco, la presenza vocale e tecnica del soprano lirico pieno So Hyun Lee la quale, pronuncia italiana a posto, ci ha onorato con una delle arie più ardue del repertorio verdiano, Tu che le vanità  dal Don Carlos di Verdi in una interpretazione superba, toccante, degna di una grande vocalità verdiana ed è poi approdata al versante pucciniano di Un bel dì vedremo dalla Madama Butterfly in una notevole performance di grande tenuta e gesto vocali; apprezzabile per colore e stile la voce di Angelica Battaglia che ha eseguito Last Rose of Summer dalla Martha di Flotow e la elegia della Traviata di Verdi, Addio del passato, disegnata sensibilmente grazie a uno speciale magistero interpretativo; per venire al coté brillante del concerto non potevano mancare brani da opere buffe come Non più andrai farfallone dalle Nozze mozartiane e Bella siccome un angelo dal Don Pasquale di Donizetti eseguite magistralmente con il dovuto temperamento frizzante ed estroso dal baritono Paolo Gatti, figlio d’arte di quel grande Giorgio (1948-2021) che fu amico di Salvatore Sassu; dalle parole di Paolo i bei ricordi sulla loro attinenza professionale e amicale si sono alternati alla dimostrazione canora di aver ben appreso l’arte paterna in modo maturo e personale.

E Rossini? Il duetto Ai capricci della sorte dalla Italiana in Algeri ha avuto una esilarante interpretazione da parte dello stesso Gatti e di Francesca Maria Sassu, figlia del commemorato. Per non farci mancare nulla il basso Zheng Wang ha eseguito la cosiddetta aria del catalogo dal Don Giovanni di Mozart; chissà perché nei cantanti orientali la prima cosa che si nota in sede critica è la pronuncia italiana, quando invece dovrebbero prevalere nel giudizio la pienezza della voce e la pertinenza interpretativa musicale: ebbene in Wang c’erano l’una e le altre. In dirittura d’arrivo, scoccate quasi le 24, è arrivato il fatidico, strepitoso quartetto del Rigoletto con Severin, So Young Choi, Pasolini e Sassu che ha suggellato il trionfo della serata.

Alla fine, tutti a cantare in coro l’Inno di Mameli fra un tripudio di applausi e le ovazioni di un pubblico insaziabile.

Poteva sembrare una fine, ma probabilmente è un nuovo esaltante inizio.

Il concerto è stato trasmesso da Tele2000 con le riprese di Otello Vagnini

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One response

  1. Laura Rocatello ha detto:

    BELLISSIMO ARTICOLO che RENDE BENE L’IDEA DI COME SI È SVOLTO IL CONCERTO IN ONORE DEL GRANDE SALVATORE SASSU.
    CONCERTO ORGANIZZATO PERFETTAMENTE.
    Inoltre, GRAZIE anche a Tele2000.

    UN APPLAUSO A TUTTI.

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