Successo per “La storia di Antigone” al TAU


di Roberta Rocchetti

19 Lug 2018 - Commenti teatro

Corinaldo (An) – Molto della riuscita di uno spettacolo dipende anche dal luogo dove questo viene messo in scena. E possiamo dire che La storia di Antigone che fa parte della rassegna TAU (Teatri Antichi Uniti) rappresentata domenica 15 luglio nell’area archeologica di Santa Maria in Portuno a Corinaldo (An) ha davvero trovato la sua collocazione ideale in un sito che trasmette storia in ogni sua fibra.
Sorta sui resti di un importante monastero medievale, nato a sua volta su ciò che rimaneva di una città romana che si estendeva per tutta l’area circostante e che tutt’ora fa emergere gli echi della propria trascorsa esistenza attraverso i reperti emersi negli anni recenti grazie alla cura e all’impegno del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, questa  bellissima chiesa  ha incorniciato di storia la storia che sul palco è stata narrata.
Riprendendo il testo di Ali Smith che si è a sua volta ispirata alla tragedia di Sofocle, Anita Caprioli e Didie Caria hanno dato vita alla vicenda partendo dal punto di vista della voce narrante, una cornacchia appollaiata col suo cinismo e i suoi piccoli su una delle sette porte di Tebe.
Mentre Caprioli dava voce al loquace ed arguto pennuto, Caria creava la colonna sonora con l’aiuto di un campionatore che ha intervallato e accompagnato il racconto di suoni, versi, inquietudini sonore e veri e propri brani musicali come Hallelujah portata al successo, tra gli altri, dal suo autore Leonard Cohen, Born to die che conosciamo grazie alla voce di Lana Del Rey e Gli uccelli di Franco Battiato.
Molto della narrazione è poggiata più sul prologo che non sull’epilogo, come se si volesse portare il pubblico a pensare che il destino si mette in moto nelle fasi embrionali di un’azione compiuta o pensata e non quando a metà percorso il fato srotola un processo ormai irreversibile.
La sfortunata Antigone compare  come elemento scatenante degli eventi ma non ne viene volutamente messa in luce l’interiorità, sappiamo che è una donna coraggiosa e volitiva fino al limite estremo, vuole dare sepoltura contro il volere del re Creonte a suo fratello Polinice e pagherà questa presa di posizione con la condanna da parte di Creonte ad essere sepolta viva e con la conseguente scelta del  suicidio, ma non ne conosciamo né paure, né dolori, né rabbia; un archetipo più che un soggetto.
La sua morte porterà a morire anche il figlio di Creonte, Emone, che la ama e di cui era promesso sposo e a seguire in un domino di dolori e rimorsi impossibili da annientare anche sua madre, moglie del re, ed infine il re stesso.
Anita Caprioli e Didie Caria riescono ad intervallare una storia pur così tragica di elementi non scevri di una certa accennata ironia che non stona, ma anzi alleggerisce l’insieme narrativo, mentre la scenografia si riempie pian piano di luccicanti uccelli in metallo che colonizzano il palco mano a mano che il concatenarsi degli eventi arriva al suo inevitabile epilogo.
Un testo che vuole evidenziare soprattutto la capacità di ribellarsi di Antigone, la ribellione contro l’autorità quando ingiusta, quella contro il potere maschile, quella di un animale messaggero degli dei, un uccello, contro il sopruso umano nei confronti delle armonie naturali.
Il pubblico che ha partecipato numeroso alla serata ha decretato con il proprio apprezzamento la perfetta riuscita dell’iniziativa.
Tra il battito ritmico degli applausi finali  una cornacchia si appollaiava intanto con discrezione su uno degli alberi che circondano Santa Maria in Portuno, osservando i suoi emuli ancora sul palco, metallici ed immobili, portando tra le ali la nostra storia millenaria.

La Storia di Antigone
Favola in musica per cornacchie, cani selvatici, maledizioni, tiranni, sepolcri & fanciulle in fiore.
Di Ali Smith
Raccontata da Anita  Caprioli
Cantata da Didie Caria
Regia Roberto Tarasco
Produzione Nidodiragno

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