Il realismo visionario di Sirio Reali


di Alberto Pellegrino

31 Gen 2014 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive

L’artista maceratese Sirio Reali è noto in Italia e all’estero per la sua lunga militanza pittorica e per la notevole qualità delle sue opere. L’amministrazione comunale di Macerata gli ha voluto rendere un dovuto omaggio con una vasta antologica allestita a Palazzo Bonaccorsi dall’11 gennaio al 9 febbraio 2014. La Rassegna si articola in quattro sezioni (Macchine, Finestre, Balconi, Case) e riguarda una produzione artistica compresa tra il 2001 e il 2013.
La prima cifra dell’arte di Sirio Reali è il mistero che attrae e affascina l’osservatore, poi si notano una tecnica raffinata, una sapienza cromatica nel segno di una costante eleganza; si arriva persino a cogliere un sottile sottofondo di sarcasmo che sembra voler invitare a non prendere in modo  drammatico questo mondo pittorico concepito secondo la cifra di un realismo visionario che usa la cifra realistica per costruire un mondo impossibile ma che riesce a diventare reale attraverso la poetica invenzione dell’artista che parte dalle cose della vita quotidiana per interrogarsi sulla nostra esistenza, dando un significato particolare e profondo agli oggetti che stanno tutti i gironi sotto i nostri occhi ma che sfuggono a una nostra visione critica. Reali, mettendoci sotto gli occhi, una realtà per certi versi “metafisica”, ci costringe a riflettere su queste sue rappresentazioni collocate a metà strada tra la fantasia del creatore e la concretezza del quotidiano.
Inverno-1Le automobili sono gli oggetti più comuni e presenti nella nostra vita, le nostre case viaggianti dai cui vetri osserviamo la realtà che ci passa accanto in modo distratto e annoiato. Reale trasforma queste macchine in oggetti metafisici, senza finestrini, spesso senza le ruote, senza presenze umane, oggetti astratti privi di qualsiasi valore funzionale, perché non sono destinate al movimento, ma sono la sarcastica risposta all’ipermovimentismo futurista, capovolgendo l’esaltazione della macchina come elemento fondamentale della vita umana. Queste macchine non si muovono e non servono a, niente, a volte assumono ironicamente forme che richiamano altri oggetti: un elettrodomestico, un elmetto militare, un’aiuola fiorita, un computer, persino una veranda con le ruote, oggetti che affollano la nostra esistenza fin quasi a impadronirsene. Nasce con queste opere di Reali una poetica della macchina che è un ammonimento e nello stesso tempo un invito a riconquistare la propria libertà decisionale di fronte ai totem della modernità, a guardare le cose con un sorriso ironico che favorisce il distacco liberatorio.
I suoi paesaggi urbani nella loro inquietante immobilità, nel loro impenetrabile silenzio sono fatti di contenitori di cemento, dove è assente qualsiasi forma di azione, dove è assente qualsiasi figura umana: sembra che in questo mondo non sia rimasto più nessuno e nello stesso si aspetta un Godot qualsiasi che dovrà arrivare. Ci troviamo di fronte a degli involucri vuoti che l’osservatore esterno è invitato in qualche modo a riempire con la propria umanità, siamo noi gli esseri assenti in questi quadri chiamati in qualche modo a reagire per non cadere preda di una totale alienazione.
Si tratta di un mondo urbano fatto di sole finestre collocateFinestre-25 su grandi e desolanti pareti di cemento spesso monocromatiche, sono il segnale di un’assenza di vita, ma anche di un’assenza di bellezza che caratterizza i moderni quartieri periferici, formicai dove ogni sera si ritira un’umanità stanca e resa indolente dalla ripetitività del vivere quotidiano. La stessa cifra interpretativa è usata per la serie dei balconi altrettanto ossessiva e monocromatica, con la Balconi-12differenza che queste strutture architettoniche sono raffigurate non più con  piatta frontalità, ma con varie angolazioni, con inquadrature ravvicinate quasi nel tentativo di voler penetrare in un mondo che respinge più che attrarre. La visione di Reali, anche nelle opere di questa sezione, è tragicomica nel senso più alto del termine, perché la rappresentazione del tragico e del comico come componenti indissolubili del “Grande Teatro del Mondo” costituisce l’essenza stessa di ogni forma d’arte. Reali ha questa capacità di rappresentare la tragedia di un’umanità metropolitana che ha dimenticato la capacità di vedere la bellezza e subire la condanna di vivere nei moderni falansteri; nello stesso tempo esprime attraverso le sue forme elementari e ripetitive la sua vena sarcastica che invita a liberarsi attraverso la catarsi del sorriso.
L’ultima sezione della mostra è dedicata alle case che nonCasa-40 hanno legami con la realtà, ma sono una pura invenzione dell’artista. Anche in questo caso il gioco è contemporaneamente misterioso e scoperto, per certi versi provocatorio e derisorio con questa rappresentazione della casa in modo elementare quasi infantile, per cui l’edificio è ridotto a una specie di totem geometrico che spesso rifiuta gli equilibri e la staticità dell’architettura razionalista. Queste case in alcuni casi sono prive di alcuna apertura, a volte hanno una porta, una o due finestre, una ringhiera; a questa visione ingenua  si contrappone tuttavia un uso del colore non più monocromatico ma policromatico con il ricorso al morbido sapore del pastello o addirittura alla violenza dei rossi e dei verdi brillanti. Ancora una volta Reali ci invita a guardare con occhi diversi la realtà che ci circonda, a smascherare i falsi miti del nostro tempo, a considerare ancora una volta con un pizzico di sarcasmo che le nostre abitazioni, quando sono gradevoli e accoglienti, diventano il nostro giornaliero rifugio dal peso della vita, ma che sono nello stesso tempo oggetti materiali che solo la fantasia riesce a colorare di magia.

Tag: ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *