Verona: Grande Andaloro negli Studi di Ligeti


Sergio Stancanelli

20 Lug 2002 - Commenti classica

VERONA – Fuori dai cicli e dalle rassegne in corso, l'Accademia filarmonica di Verona ha offerto a soci ed invitati un concerto del giovane pianista Giuseppe Andaloro, palermitano ventenne onusto di primi premi. Tanto perchè non cadano in disuso le usanze, il concertista ha per prima cosa rivoluzionato tutto il programma del proprio recital rispetto a quanto annunciato sugli inviti.
Nella prima parte della serata ha suonato la Suite n.2 in fa maggiore di Haendel e i 6 Intermezzi op.118 di Brahms, cancellando l'attrattiva costituita da Janà ček: nella seconda parte ha eseguito la Sonata n.23 in fa maggiore di J. Haydn, il n.2 (Ondine) da “Gaspard de la nuit” di Ravel, e 3 Studi (dai 6 del 1 libro) di Ligeti, cancellando Messiaen, fortunosamente ricomparso, seppure con un pezzo diverso, come bis. Interpretati i quattro tempi della Suite haendeliana con leggerezza e delicatezza, doti poi ricomparse nei tre tempi della Sonata haydniana, eseguita con tocco elegante alla maniera che fu di Michelangeli. Il giovane pianista ha poi smarrito misura e controllo con gli Intermezzi brahmsiani, largiti, fatto salvo il n. 2, con violenza inaudita e ingiustificata. La violenza si è fatta dolce in Ondine, interpretata con appropriata sensibilità , mentre la personalità del concertista s'è palesata realmente con gli Studi di Ligeti (“Desordre”, “Cordes vides”, “Arc en ciel”): soprattutto nel difficilissimo, entusiasmante primo dei 3, ma anche nel debussyano secondo e nell'incolore terzo, rivelando un altro fuori classe del pianismo contemporaneo, confermatosi nell'interpretazione del Preludio n.8 di Messiaen, un altro pezzo di grande rilevanza nella letteratura per pianoforte dei giorni nostri (sottotitolato da chi scrive questa nota “Il falco e la colomba”). Sala sovraffollata nonostante il giorno e l'ora poco propizi e molti applausi. La cronaca rileva nella biografia del concertista la parola “Philharmonic” stampata – per tre volte – senza la seconda “h”.

(fonte: Gli Amici della Musica)
(Sergio Stancanelli)


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