Un’Odissea piena di storia e comicità con Riondino e Vergassola


di Elena Bartolucci

7 Ago 2023 - Commenti teatro

Davide Riondino e Dario Vergassola raccontano a modo loro le avventure dell’ultimo canto di Odisseo con lo spettacolo “Odissea – un racconto mediterraneo”, nell’ambito del TAU.

(Foto di e.b.)

Porto San Giorgio (FM) – Sabato 1° agosto, all’interno del cortile dell’antica Rocca Tiepolo, è andato in scena Odissea – un racconto mediterraneo con Davide Riondino e Dario Vergassola, i quali si fanno interpreti del canto XXIV con L’Ultima Odissea.

“Che il viaggio non sarebbe terminato con l’arrivo a Itaca, Odisseo lo sa bene da quando, nel regno dei morti, ha incontrato Tiresia, al nono canto. L’indovino cieco glielo ha predetto: dovrà, dopo la strage dei pretendenti, rimettersi in cammino, per terra questa volta, lontano dal mare, portando sulla spalla un remo, come una croce, come un’espiazione. La meta non avrà le coordinate precise che individuano Itaca sulle carte nautiche. Ma quando Odisseo sarà così lontano dal mare che, al suo passare, la gente scambierà il remo per un ventilabro allora sarà giunto alla fine delle sue fatiche. Potrà fare sacrifici agli dèi e tornare in patria. Questo viaggio per terra è una seconda Odissea a cui Omero allude e che con molte probabilità è pure esistita in forma orale e scritta ma di cui le tracce si sono perdute”.

Si tratta di un “racconto di uno dei testi fondativi della cultura occidentale affidato a cantori contemporanei e riportato all’oralità delle sue origini”.

Riondino e Vergassola traghettano infatti gli spettatori attraverso l’Odissea facendo una breve sintesi iniziale per dare maggiore contesto all’ultimo canto di cui vengono letti alcuni stralci dallo stesso Riondino.

Quest’ultimo, proprio come il protagonista Odisseo, deve affrontare varie insidie concentrate in un’unica figura: Dario Vergassola. Elemento disturbante di una comicità prorompente, fatta di freddure di basso livello, brevi barzellette e battute genuine che non sembrano nemmeno programmate a tavolino.

Dopo essersi convinto di non poter fare una serata di cabaret in cui poter sfoggiare le sue spiritosaggini, Vergassola si è messo a sedere come tutti gli altri spettatori con l’unica variante di avere il potere di interrompere l’oratore della serata, interpretando quasi un Pierino moderno che si diletta a infastidire il proprio insegnante.

Nel frattempo, Riondino nei panni di un aedo ha cercato in qualche modo di fare una sintesi – per quanto impossibile – dell’intero poema soffermandosi su alcuni passaggi della storia, ma restando sempre concentrato nonostante i vari momenti di disturbo. Vergassola, infatti, non ha mai smesso di giocare sui nomi particolari dei personaggi e sulla difficoltà dell’intreccio narrativo di uno dei capisaldi della letteratura antica, capendo che non bisogna mai sottovalutare la bellezza delle scuole professionali, in cui “per fortuna” non c’è l’obbligo di leggere l’intero poema.

Eppure, come precisato in ultima battuta da Riondino, questo immenso racconto di avventure, guerrieri e dei ha ispirato anche altri grandi poeti come Dante, che posizionò Ulisse in mezzo agli orditori di inganni, nonché Pascoli, il quale invece scrisse nel poemetto L’ultimo viaggio Ia storia di Ulisse che torna a visitare i luoghi in cui aveva vissuto le sue avventure.

Quasi due ore di spettacolo che sono filate liscio vista la strutturazione, caotica ma funzionale, sia del racconto che del dialogo tra i due oratori sul palco. Riondino e Vergassola sono una coppia di fatto da moltissimo tempo e riescono a bilanciare bene la figura più intellettualoide (Riondino) con quella più popolare e comica (Vergassola).

Lo spettacolo, organizzato in collaborazione con Proscenio Teatro per Epos, fa parte del cartellone del TAU – TEATRI ANTICHI UNITI ed è un progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi per Teatro Pubblico Ligure.

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