Un regista in Congo, Luca Guardabascio


a cura di Vincenzo Pasquali

5 Mag 2023 - Approfondimenti cinema

Luca Guardabascio ci racconta la sua attività in Congo con il suo movimento “Cinema Sociale99” e la sua idea di Cinema, di Comunità e di Cultura come ponti necessari per la comunicazione tra i popoli. Musiculturaonline seguirà e promuoverà questa iniziativa.

Luca Guardabascio, regista, scrittore e fondatore del movimento Cinema Sociale99 (ETS), autore del docu film sull’affondamento dell’Andrea Doria. I passeggeri sono in Salvo? e del film neoverista contro la violenza sulle donne Credo in un solo Padre, ha dedicato molti anni a tematiche sociali e alla diffusione della cultura in numerosi Paesi nel mondo grazie alla sua idea di Cinema, di Comunità e di Cultura come ponti necessari per la comunicazione tra i popoli.  Il regista e autore campano ora affronterà una grande scommessa in Africa e precisamente nella città di Lubumbashi (Congo) dove il College L’Harmattan con il presidente David Kalala e la comunità congolese lo hanno scelto per iniziare un percorso di educazione all’immagine che porterà soprattutto alla produzione di vari prodotti audiovisivi grazie alla formazione di una futura generazione di professionisti locali. Il primo step è iniziato già da diversi mesi ed è stato realizzato a distanza, poi c’è stato il lavoro sul campo della durata di sei settimane tra fine febbraio e metà aprile e riprenderà in estate in maniera più intensa e continuativa.

Ma diamo la parola a Luca Guardabascio:

 «Da anni seguo con passione la vita e il cammino di Don Franco Monterubbianesi, fondatore della comunità di Capodarco che mi ha ispirato nel seguire un percorso umano e professionale che ci ha portato a produrre diversi documentari dal grande impatto sociale e dal successo internazionale. Grazie all’amicizia e ai consigli con Don Franco ora abbiamo una Ets, “Cinema Sociale99” attenta all’importanza dei media nella società moderna.

Il contatto con il Congo è nato grazie ad alcuni sacerdoti congolesi in Italia e all’amicizia con la ricercatrice Jasmine Luzinga Bilhema e si è sviluppato quando ho notato che il Congo, Paese ricco di storia, di talenti e dalla storia coloniale sacrificale e travagliata ha prodotto pochissimi prodotti audiovisivi interni negli ultimi venti anni senza aver mai formato una scuola di professionisti a differenza di altri Paesi africani. Parlando con alcuni giovani congolesi sono stato spinto a presentare un progetto di educazione all’immagine e, più in generale, un corso pratico all’uso dell’audiovisivo per educare dei film-maker locali. I pochissimi film realizzati nella Repubblica Democratica del Congo vedono una compartecipazione con il Belgio o con altri stati francofoni e non hanno lasciato molti professionisti sul campo. Numerosi, invece, sono i documentari realizzati sul territorio di carattere antropologico, storico e sociale che descrivono spesso una realtà degradata o una società da costruire.

La mia idea, e quella del movimento Cinema Sociale99, è da sempre quella di aiutare un popolo intercettandone le eccellenze ed il College L’Harmattan (https://www.collegelharmattan.com/ ) ci ha dato la sicurezza di poter sviluppare un progetto ambizioso com’è quello dell’Educazione all’immagine e all’audiovisivo. Per sei giorni a settimana e per quattro ore al giorno ho come discenti 300 alunni di un’età compresa tra i 12 e i 16 anni e 80 ragazzi tra i 17 e i 19 anni. Il presidente Kalala, un imprenditore umile, gentile, appassionato e desideroso di far crescere i giovani con la Cultura, ha attrezzato a sue spese un paio di grosse aule dell’edificio scolastico con una sala di montaggio e un piccolo teatro di posa dove si spera in futuro possano raggiungerci altri ragazzi africani per poter essere “educati al Cinema” e poi…chissà.

Alcuni membri dell’ambasciata congolese avevano già sentito parlare del mio cinema grazie al corto “A me mi piace lavorare” (2020) che affrontava il tema del razzismo e del lavoro nero ma hanno voluto  incontrarmi diverse volte prima di comprendere che la mia idea potesse essere quella giusta per una concreta e continuativa crescita scolastica in Congo. L’educazione all’immagine si realizza utilizzando il linguaggio audiovisivo, basato su un codice diverso da quello della lingua scritta o parlata ed è necessario anche per interpretare correttamente ciò che vediamo, rendendoci fruitori più consapevoli e spettatori evoluti e critici in un mondo in cui le immagini spesso ci bombardano in maniera falsa o inesatta.

Il risultato è fornire ai ragazzi africani degli strumenti per poter capire meglio la società ed il mondo grazie al Cinema. Il programma di studi è diviso in teoria e pratica per poter arrivare ad una comprensione dei film mostrati e la consapevolezza dei mezzi da usare sul campo: dallo sviluppo dell’idea allo storyboard, dall’utilizzo di una semplice telecamera al volo di un drone in 4k, dalla confezione dei costumi al montaggio, dai costi di produzione alla scelta degli attori alla composizione della musica; tutto viene sviluppato dai ragazzi che dopo questo primo step riusciranno a comprendere meglio il “grande e serissimo gioco del Cinema”.

È un’esperienza pedagogica fondamentale ed unica per scoprire l’importanza della Cultura e del Sapere attraverso il Cinema, il Teatro, la Musica, la Letteratura.

Il programma di teoria è necessario e le lezioni includono tanto cinema francese ma anche moltissimo Cinema Italiano.

Lo scambio di culture è fondamentale per generare confronti e creare corto circuiti passando da classici come il Cinema di Jacques Tati, di Fernandel che, oltre ad essere lo straordinario Don Camillo, ha realizzato con Totò quel capolavoro minore che è La Legge è Legge (1957) diretto Chrisitan Jacque. La legge è legge è un film che parla di confini e di differenze culturali e lo fa con il garbo della “nostra” commedia tanto che in scrittura si sente molto la mano di Age e Scarpelli (autori che insegnerò), così come tutta italiana è la produzione targata Franco Cristaldi che di capolavori dolci amari ce ne ha regalati tantissimi. In Congo mosto spezzoni di tanti classici del nostro cinema girati in Africa come Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968) di Ettore Scola oppure Finché c’è guerra c’è speranza (1974) di Alberto Sordi. È un viaggio attraverso il cinema che amiamo da sempre, quello di Dino e Marco Risi, Tornatore, Salvatores, Nino Manfredi, Mario Monicelli, Giuseppe De Santis, Florestano Vancini, Lina Wertmuller, Carlo Verdone, Diego Abbatantuono, Roberto Benigni fino ai film più recenti per comprendere anche l’importanza e la “causticità” del Checco Zalone di Tolo Tolo (2019).

Fuggiti rapidamente gli stereotipi siamo passati alla parte pratica (le lezioni si spingono a sei ore giornaliere) in cui i ragazzi realizzano i loro film. Per questo è fondamentale educare gli studenti a raccontare se stessi in modo intimo e personale. I film scelti come esempi di cinema da seguire hanno una proiezione serale dedicata (il sabato o la domenica) aperta a tutta la comunità di Lubumbashi. Ho scelto una dozzina di film dedicati all’infanzia e all’adolescenza di autori come Yves Robert (La Guerra dei Bottoni), Louis Malle (Arrivederci Ragazzi), Truffaut (I 400 Colpi e Il ragazzo selvaggio), Werner Herzog (L’enigma di Kaspar Hauser) o l’ultimo e sempre sensazionale Spielberg di The Fabelmans (2023).  Anche qui, però, mi piace partire da un film italiano Amici per la Pelle (1955) di Franco Rossi che racconta l’amicizia tra due ragazzi che appartengono ad estrazioni sociali diverse. Ovviamente, per un processo di maggiore identificazione ed empatia, è fondamentale mostrare molto cinema africano che da noi è poco conosciuto, tra tutti abbiamo lavorato e lavoreremo sui maestri Ousmane Sambene, Moustapha Dao e Safi Faye la prima regista donna africana della storia. Autori che hanno dedicato moltissimi lavori all’infanzia e al continente africano. Un raro esempio di cinema africano per l’infanzia è A noi la strada (1987) di Dao che invito tutti a recuperare.

È però il lavoro sul campo la parte fondamentale della mia presenza in Congo e anche il cinema di Souleymane Cissé regista maliano, cantore dello scontro tra tradizione e modernità nonché autore di un importante documentario sull’arresto del primo ministro congolese, Patrice Lumumba, diventa uno strumento utile e necessario per iniziare a raccontare storie.

Sin dalla prima settimana sono state fornite diverse telecamere ai ragazzi dividendo gli studenti in gruppi. I ragazzi prima sono stati liberi di filmare e poi, con delle regole sempre più rigide, sono stati spinti a diventare dei piccoli film maker per imparare l’importanza del cinema facendolo.

È e sarà un viaggio attraverso le loro tradizioni, la loro cultura, i racconti degli anziani, le storie e lo stupore di una terra giovane che ha voglia di crescere grazie al cinema e, ripeto, al gioco (dovremmo usare maggiormente questo verbo) dell’immagine.

È un’importante startup e mi fregerò del titolo di rettore pro-tempore per la nascente Facoltà di Cinema e Comunicazione del College L’Harmattan.

Con i materiali filmati dagli studenti realizzeremo un documentario ma è il cinema narrativo l’obiettivo da raggiungere. Il piccolo film dalla grande qualità artistica che abbiamo già coordinato a distanza si chiama Bisa – L’anniversaire, la storia di una bambina (il cui nome vuole dire “molto amata”) che nel giorno del suo nono compleanno ricerca il suo papà sparito ormai da tempo. I ragazzi oltre a lavorare sull’idea e sulla sceneggiatura, si sono dedicati ai bozzetti per preparare le inquadrature, ai costumi, alla scelta delle location formando una piccola troupe cinematografica per un cortometraggio che ha la durata di circa 20 minuti e che presenteremo al RomaAfrica film Festival dell’amico Antonio Flamini, direttore artistico del festival, al Books for Peace (partner Unicef e Unesco) di Antonio Imeneo nonché al Festival degli Invisibili di Giacomo Garbin che quest’anno dedicherà al Congo una sezione non competitiva.

Sono felice che l’idea di Bisa sia nata dopo aver visionato il non semplicissimo cinema di Abbas Kiarostami grazie ai tempi e ai “quadri” di Dov’è la casa del mio amico? (1987) a cui Bisa- L’anniversaire un po’ si ispira. Bisa – L’anniversaire sarà il primo passo concreto e professionale verso altri prodotti sempre più solidi che porteranno nel giro di un anno e mezzo alla realizzazione del primo lungometraggio totalmente prodotto da nuovi professionisti grazie alla formazione sul campo e a questo mio ruolo di educatore.

Il film vedrà anche il coinvolgimento di attori e tecnici (con un rapporto 2 a 10 di professionisti del settore selezionati dalla “Ets Cinema Sociale99” https://www.facebook.com/cinemasociale99) per fare un ulteriore salto verso una professionalità di Cinema e Comunicazione presso il College L’Harmattan del Congo.

Chi è interessato può inviarci una mail a cinemasociale99@gmail.com. Il movimento Cinema Sociale99 è una Ets di promozione sociale che ha nella sua mission quella di Intrattenere, Educare e Formare grazie al Cinema e alla Comunicazione perché, come sempre le buone idee valicano i confini nazionali per arrivare a tutti grazie al linguaggio del cuore che è da sempre la base del Cinema migliore». Col nostro magazine seguiremo il prezioso lavoro di Luca Guardabascio, e perché no? Magari in futuro potremo mettere in contatto quell’esperienza del Congo con la ricca attività del “Cinema per la Scuola” che da anni in Italia ha prodotto ottimi risultati sia in ottica di conoscenza che di produzione e sperimentazione.

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One response

  1. Sarah Benel ha detto:

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