Un esame al buio


Daniela Gioffrè

25 Feb 2003 - Commenti classica

Nell'anno accademico 2000/2001, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca istituì, sulla scia del processo di innovazione determinato dalla legge di riforma 508/99, corsi sperimentali nei Conservatori. I corsi erano rivolti ai diplomati del Conservatorio e a coloro che stavano per diplomarsi, purchè in possesso di un titolo di studio di istruzione secondaria superiore. Si trattava di un triennio in forma di seminario,dove si sarebbero approfonditi alcuni argomenti di grande interesse che, a causa dei lunghi programmi e del poco tempo a disposizione durante i regolari anni di studio, erano stati svolti in maniera approssimativa o non erano stati affatto menzionati. La frequenza di un dato numero di ore avrebbe garantito il passaggio all'anno successivo senza dover sostenere prove intermedie: era previsto soltanto un esame al termine del triennio.
Parve allora naturale ritenere questi corsi come la tanto attesa integrazione del diploma di Conservatorio, prevista dalla già citata legge di riforma: finalmente i laureati non avrebbero guardato più dall'alto in basso i musicisti! Scherzi a parte, arrivò immediata la disillusione; infatti una circolare del gennaio 2001 chiariva ogni dubbio in merito: la sperimentazione non costituiva in alcun caso un canale alternativo ai corsi integrativi ancora inesistenti. La ragione per cui il Ministero approvò questi progetti didattici era il rinnovamento dei corsi tradizionali in rapporto alle nascenti nuove professionalità . Nonostante l'interesse suscitato negli studenti dalle lezioni così straordinariamente particolari e la grande opportunità di arricchimento culturale e artistico che in questa sede veniva offerta,purtroppo la sperimentazione è stata limitata a due soli cicli, di cui il secondo ottenuto con alacre sforzo. Non sono stati concessi ulteriori finanziamenti ministeriali e il progetto si è arenato:un vero peccato,se si considera la rilevante funzione di questi corsi sperimentali come input per la ricerca e per l'innovazione. Il primo triennio si concluderà ad ottobre del 2003, tra soli otto mesi,con un esame al buio: infatti è ancora ignota la modalità con cui quest'ultimo si articolerà . Potrebbe trattarsi di un'esecuzione musicale,oppure di una prova scritta e/o orale sulle materie elaborate, o ancora della discussione di una tesi specifica. Non si può escludere, in ultima analisi, la possibilità che l'esame consista nella combinazione delle summenzionate ipotesi di verifica. Gli studenti attendono di conoscere il responso al più presto, non fosse altro che per prepararsi psicologicamente a ciò che li aspetta. Questo, però, non è l'unico punto oscuro della situazione; non è noto,infatti, che cosa aggiungeranno al loro curriculum gli studenti di cui sopra. Ed ecco ancora una sfilza di ipotesi: taluni ritengono che questo triennio fornirà crediti formativi, altri pensano ad un attestato, pochi ad un titolo di studio vero e proprio. Il Ministero rende noto che ciò che verrà rilasciato al termine del corso troverà una sua appropriata configurazione nel Regolamento Ministeriale sugli ordinamenti didattici: sarà una sorpresa. Sono tempi difficili per chi ha intrapreso studi musicali e non è stato ancora inquadrato, come dire, in un'”appropriata configurazione”. Citazione a parte, ciò che conta, è che la riforma in atto, attraverso la diversificazione degli insegnamenti e delle specializzazioni, possa condurre ognuno a ritagliarsi quel particolare ruolo che sente più, professionalmente e interiormente, consono a sè stesso.

(Daniela Gioffrè)


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