Torino: al Regio tra nani e pagliacci


Luca Rossetto Casel

5 Set 2001 - Commenti classica

Insolito accostamento, quello proposto dal Teatro Regio di Torino: Die Zwerg e Pagliacci. Quest'ultima, infatti, tanto per ragioni storiche e stilistiche quanto per motivi pratici viene tradizionalmente accoppiata all'altro caposaldo del verismo musicale, Cavalleria Rusticana (in verità , per qualcuno l'opera di Mascagni sarebbe al tempo stesso iniziatrice e unico esemplare del genere); al punto che – credo – a ognuno di noi venga spontaneo pensare a una richiamando alla memoria l'altra, quasi si trattasse dei due pannelli di un dittico.
Ebbene, l'abbinamento con l'opera di Alexander von Zemlinsky si è rivelato fruttuoso. Non solo in quanto ha permesso al pubblico torinese di conoscere un autore purtroppo poco frequentato, ma anche perchè è servito a guardare il capolavoro di Leoncavallo da un punto di vista diverso, e, probabilmente, più obiettivo.
Trent'anni separano le due opere, e un oceano le rispettive culture di appartenenza. Così, almeno, si è soliti dire e così viene spontaneo (ancora!) di pensare; eppure…
La partitura del Nano prevede una tavolozza timbrica piuttosto vasta. Non tanto per quanto riguarda gli strumenti impiegati, piuttosto nella norma per il luogo e l'epoca, quanto per le loro combinazioni. Alle influenze del suo tempo (Mahler, Schoenberg, Debussy…) Zemlinsky aggiunge il gusto per un continuo rimandare alla Spagna barocca, teatro della vicenda di Oscar Wilde. Tali richiami appaiono, però, ben dissimulati, innervando tutta la musica – non dissimilmente da quanto avviene nel Guillaume Tell rossiniano e determinandone gli sviluppi: solo gli elementi più folkloristici, come l'uso di mandolino, chitarra e tamburo basco, vengono lasciati emergere liberamente, in quanto ironici tocchi di color locale .
Il color locale , appunto, è un aspetto fondamentale nell'opera di Leoncavallo; a prestar fede alle parole del Prologo, anzi, si direbbe essere il suo aspetto fondamentale tout court. Questa convinzione ha avuto buon agio a passar dalle teste e dalle bocche dei primi spettatori entusiasti a quelle, ahimè ben pronte a raccoglierla, dei detrattori di ogni tempo. Ora, al di là dell'opportunità o meno di dar più credito alle parole di un pagliaccio, sia pur nelle funzioni di Prologo (ma si noti come la successiva identità del figuro in questione risponda al nome di Tonio lo scemo), piuttosto che alla partitura del compositore, direi che dall'accostamento sia emerso che – per fortuna! le cose non stanno così. Pagliacci non è semplicemente un'opera di colore locale. C'è anche altro, c'è molto altro, forse per chi si accosta all'opera oggi c'è soprattutto altro. Non che si sia scoperto qui e ora, naturalmente, ma non fa male ricordarlo comunque.
Nella fattispecie, il direttore Yuri Ahronvitch ha portato alla luce il carattere francese della partitura: impasti timbrici e armonie che richiamano apertamente Bizet (un'altra vittima del verismo , possiamo dire), Debussy, Ravel; accorciando le distanze con l'opera di Zemlinsky, pure, come si è detto, di trent'anni posteriore. Si noti come le messe in scena, reciprocamente indipendenti, proveniendo infatti l'una (Der Zwerg) dal Maggio Musicale Fiorentino e l'altra (Pagliacci) dal Teatro Alla Scala, nella giustapposizione sottolineino invece la distanza che intercorre tra due mondi concepiti ne ho scritto in apertura – come assolutamente diversi. Toni freddi, forme essenziali, modernità sostanzialmente astratta nei costumi e nelle strutture sceniche per il Nano; mentre colori fiammeggianti, vivissimi, ricerca di dettagli minuziosissima, accuratezza della ricostruzione storica – realismo, soprattutto, portato a una dimensione virtuosistica (quasi una firma del regista originale, Franco Zeffirelli) – sono riservati a Pagliacci.
Entrambe le compagnie di canto appaiono ben equilibrate. In particolare, Hendrik Vonk interpreta il Nano tracciandone abilmente un percorso interiore che va gradualmente dall'inconsapevolezza iniziale, ombrata di malinconia, alla disperazione della morte; Terese Cullen impone una Ghita umanissima, dalla personalità ben sviluppata; Alberto Cupido, Tonio passionale, è un cantante di grande intelligenza musicale e di ottima dizione; Phillip Joll, nel triplice ruolo di Tonio, Taddeo e del Prologo, associa doti musicali a un'innegabile physique du rà le.

Le schede

DER ZWERG
(Il nano)
Favola tragica per musica in un atto
Libretto di Georg C. Klaren liberamente tratto dal romanzo

The Birthday of the Infanta di Oscar Wilde
Musica di Alexander von Zemlinsky
Prima esecuzione a Torino
Versione in lingua tedesca

Donna Clara, infanta di Spagna soprano Raffaella Angeletti / Ghita, sua ancella preferita soprano Terese Cullen / Don Estoban, maggiordomo di corte basso Monte Jaffe / Il nano tenore Hendrik Vonk / Prima ancella soprano Adelina Scartabelli / Seconda ancella soprano Francesca Rotondo / Terza ancella mezzosoprano Silvia Mazzoni / Prima compagna soprano Silvia Mapelli / Seconda compagna Ivana Cravero / Direttore d'orchestra Yuri Ahronovitch / Regia Annabel Arden / Scene e costumi Jamie Tartan/ Luci Giuseppe Di Iorio /Assistente alla regia Leah Hausman / Maestro del coro Bruno Casoni / ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO
Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

PAGLIACCI
Dramma in un prologo e due atti – Libretto di Ruggero Leoncavallo
Musica di Ruggero Leoncavallo

Nedda (nella commedia Colombina), attrice da fiera, moglie di Canio soprano Svetla Vassileva / Canio (nella commedia Pagliaccio), capo della compagnia tenore Alberto Cupido / Tonio, lo scemo (nella commedia Taddeo), commediante baritono Phillip Joll / Peppe (nella commedia Arlecchino), / commediante tenore Gianluca Sorrentino / Silvio, campagnolo baritono Enrico Marrucai / Primo contadino baritono Ignazio De Simone / Secondo contadino tenore Marino Capettini / Mimi Claudio Intrepido, Pierpaolo Nizzola, Marco Pagani, Ciro Ruffo, Gabriele Tenneriello / Direttore d'orchestra Yuri Ahronovitch / Regia e scene Franco Zeffirelli / Costumi Anna Anni / Regia ripresa da Marina Bianchi/ Azioni mimiche Gabriele Tenneriello / Maestro del coro di voci bianche Claudio Marino Moretti / Maestro del coro Bruno Casoni
/ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO / CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO REGIO E DEL CONSERVATORIO GIUSEPPE VERDI
Allestimento Teatro alla Scala di Milano

(Luca Rossetto Casel)


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