Successo per Cesare Catà in “Ginevra ne vale la pena”


di Elena Bartolucci

30 Mar 2023 - Commenti teatro

“GINEVRA NE VALE LA PENA”: storie di corteggiamento e cavalleria. Buona la prima per la nuova lezione-spettacolo del filosofo-attore Cesare Catà.

(Foto di Elena Bartolucci)

Sant’Elpidio a Mare (Fermo) – Venerdì 24 marzo presso l’Auditorium Graziano Giusti del piccolo comune fermano il noto filosofo-attore Cesare Catà ha catturato l’attenzione del pubblico presente con la sua lezione-spettacolo su corteggiamento e cavalleria intitolata “Ginevra ne vale pena”.

Secondo la sua consueta forma di spettacoli a mo’ di monologo, Catà analizza il tema prescelto alternando stand-up comedy in pieno stile marchigiano ai registri del teatro di narrazione per affrontare temi più profondi grazie a storie, miti e poesie.

In questo caso lo spettacolo racconta e ripercorre il mito di Lancillotto e Ginevra per osservare il concetto di corteggiamento tra l’antico amor cortese e la disincantata modalità dei rapporti amorosi nella società contemporanea.

Che cosa ha portato l’uomo a diventare un essere linguistico? Per millenni gli esseri umani erano abituati a trovare un partner tramite un semplice gesto, addirittura un gemito e successivamente un passo di danza.

È proprio su questo aspetto che ci si interroga se sia meglio puntare sulla gestualità o sulla parola.

Da sempre, insomma, il corteggiamento si basa su questa fortissima dicotomia: parlare non è mai stato scontato per l’essere maschile, al contrario della donna, soprattutto nel momento del primo approccio.

Il linguaggio nacque proprio per scambiare informazioni, ma l’avvento dell’origine “acchiappesca” è stato necessario perché il solito gesto o gemito non bastavano più.

Ed è proprio l’analisi dettagliata dell’homo sapiens delle Marche zozze che regala un’infinità di risate nel pubblico. Il racconto su come l’uomo, in particolare quello marchigiano, regredisce a uno stadio prelinguistico nell’approcciarsi alle donne è davvero esilarante. Il linguaggio viene utilizzato solo ai fini riproduttivi e quindi lo sforzo fatto dal maschio marchigiano doc per conquistare la sua preda iniziale non lo fa più smuovere per alcun motivo.

Passando poi ad analizzare il vero concetto di corteggiamento e di come è nato l’amor cortese, Catà prende spunto dalle antiche storie cavalleresche toccando alcuni antichi e affascinanti archetipi come il simbolo del Graal, la città ideale di Camelot, il Cavaliere con la sua missione d’onore o la donna vista come dama divina angelicata.

Al contrario della forza, della molestia e della violenza per piegare qualcuno alla propria volontà, l’uomo-cavaliere comprende che c’è una nuova strada da intraprendere, con cui capisce che non è necessario essere violenti o seduttivi per conquistare qualcuno che fondamentalmente si pensa di non meritare.

Il corteggiamento implica infatti delicatezza e gentilezza per poter capire come rapportarsi con l’essere femminile e l’amor cortese è l’essenza del dolce stilnovo con il quale si è creato un linguaggio extra animale per saper stare al mondo e non semplicemente per “rimorchiare”.

Reinventare il linguaggio ha permesso di superare l’imbarazzo di conoscere qualcuno concedendo la possibilità di perdere la testa per un oggetto d’amore e la stessa figura del cavaliere diventa più leale, generosa e paziente e ne è una chiara dimostrazione la leggenda di Artù, Lancillotto e Lady Ginevra.

Catà è stato abilissimo come sempre nel sintetizzare la storia di cavalieri erranti in pochissimi minuti seppur regalando profonde riflessioni sull’uomo antico e quello moderno, il quale tenta ancora oggi di riuscire a usare il linguaggio per superare il suo normale stato di mediocrità reincarnando antichi miti.

Nello spettacolo di e con Cesare Catà, che fa parte della stagione teatrale dell’associazione La Grù, i realistici oggetti di scena e la regia tecnica portano la firma di Giacomo Pompei.

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One response

  1. Adriana ha detto:

    Accidenti dev’essere bellissimo! La prossima volta non me lo perdo di sicuro!

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