“Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra” in mostra a Torino


di Alberto Pellegrino

24 Feb 2024 - Arti Visive, Varie

Due grandi fotografi impegnati nella guerra di Spagna in mostra a Torino. Circa 120 fotografie, uno dei momenti cruciali della storia della fotografia del XX secoloil rapporto professionale e affettivo fra Robert Capa e Gerda Taro. L’esposizione, aperta il 14 febbraio è visitabile fino al 2 giugno 2024.

(Le Didascalie complete e le proprietà delle fotografie concesse per la stampa sono riportate in fondo all’articolo)

Foto 1 Fred Stein, Gerda Taro e Robert Capa

Il Centro Italiano per la Fotografia ha inaugurato il 14 febbraio 2024 la mostra Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerraallestita nelle sale del Centro espositivo di Torino. L’esposizione, che resterà aperta fino al 2 giugno 2024, è stata curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, si propone di raccontare attraverso 120 fotografie uno dei momenti cruciali nella storia della fotografia contemporanea: la presenza in Spagna durante la guerra civile dei due fotografi Robert Capa e Gerda Taro, uniti da un rapporto professionale e affettivo destinato a interrompersi tragicamente per la morte della giovane donna rimasta vittima il 26 luglio1937 di un terribile incidente verificatosi durante la ritirata dell’esercito repubblicano dopo la battaglia di Brunete. Gerda Taro sta viaggiando aggrappata al predellino esterno della macchina di uno dei comandanti delle Brigate Internazionali, il generale polacco Karol Świerczewsky, con la quale si stavano trasportando dei feriti. Alcuni aeroplani tedeschi hanno mitragliato il convoglio e inavvertitamente un carro armato ha urtato l’auto, per cui Gerda è caduta sotto i cingoli e ha riportato ferite talmente gravi da non poter essere salvata, nonostante si sia tentato di operarla in un ospedale di Madrid. Il suo corpo è stato poi traslato a Parigi e il suo feretro, seguito dal suo compagno e da 200 mila persone, è stato tumulato nel cimitero di Père-Lachaise con gli onori dovuti a un’eroina.

Due grandi fotografi entrati nella storia della fotografia

La personalità e l’opera di Robert Capa è particolarmente nota, essendo stata presentata e analizzata in centina di libri e di mostre, dato che il fotografo ungherese ha lasciato migliaia d’immagini scattate tra il 1936 e il 1954 sui vari fronti di guerra mondiale prima di saltare su una mina in Indocina. Si tratta di fotografie che hanno messo in risalto gli aspetti umanitari di ogni conflitto, documentato gli orrori, le distruzioni e l’assurdità delle guerre, superando i limiti del fotogiornalismo per diventare racconto, testimonianza storica, impegno etico, ricerca di un linguaggio fotografico diventato un esempio e un insegnamento per tutti i fotoreporter impegnati in campo sociale e sui vari fronti di guerra.

Per diverso tempo la figura di Gerda Taro è invece rimasta nell’ombra ed è stata soprattutto ricordata come la compagna di Robert Capa, mentre nella sua breve esistenza ha lasciato una significativa testimonianza sul piano umano e artistico, essendo stata una delle prime fotoreporter a operare in zona di guerra e la prima a perdere la vita su un campo di battaglia. Solo a partire dagli anni Novanta, si è risvegliata l’attenzione intorno a questo personaggio grazie ad articoli pubblicati su quotidiani e riviste che hanno contribuito a far apprezzare le qualità tecniche e la sensibilità artistica di una fotografa entrata a pieno diritto nella storia fotografica del Novecento. Particolare importanza hanno avuto sia il saggio Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola di Irme Schaber (2007), sia il romanzo di Helena Janeczek La ragazza con la Leica, che conquistato una vasta popolarità e ha vinto il Premio Bagutta 2017 e il Premio Strega 2018.

Nel 1936 i due fotografi sono partiti per la Spagna subito dopo lo scoppio della guerra civile e si sono schierati dalla parte dei repubblicani come, del resto, hanno fatto molti intellettuali, scrittori e registi di tutto il mondo, a cominciare da Ernest Hemingway, che ha raccontato la sua esperienza della guerra civile spagnola nel capolavoro Per chi suona la campana.  Robert Capa e Gerda Taro hanno a loro volta partecipato intensamente a tutti i principali avvenimenti bellici con la loro presenza in prima linea e nelle retrovie per documentare in una serie di reportage sia i comportamenti di soldati e soldatesse, sia le condizioni di vita spesso drammatiche delle popolazioni civili vittime del conflitto. 

A favorire una maggiore conoscenza dell’opera di questi due autori ha notevolmente contribuito il ritrovamento della celebre “valigia messicana”, contenente 4.500 negativi scattati da loro in Spagna (compresi quelli dell’altro grande fotoreporter David “Chim” Seymour). Della valigia si erano perse le tracce nel 1939, quando Capa l’aveva affidata a un amico per evitare che questi materiali fossero requisiti e distrutti dalle truppe naziste. Essa è stata ritrovata nel 2007 a Città del Messico e questo elevato numero di scatti ha consentito di attribuire correttamente quali immagini appartenessero a Capa e quali alla Taro. Alcune di queste foto sono state messe nella mostra torinese, che si apre con le immagini riguardanti la campagna elettorale conclusasi con la vittoria del raggruppamento antifascista del Fronte Popolare; la documentazione degli scioperi operai e del Convegno Internazionale degli Scrittori Antifascisti a Valencia, dove Gerda Taro ha fotografato personaggi come André Malraux, Ilya Ehrenburg, Tristan Tzara. Nella parte centrale dell’esposizione vi sono le immagini della Spagna sconvolta dalla guerra civile per finire con le ultime fotografie di Gerda Taro prima della morte.

La riscoperta di Gerda Taro

Gerda Taro nasce a Stoccarda nel 1910 da una famiglia appartenente alla borghesia ebraica e si avvicina giovanissima ai movimenti politici dei lavoratori e alle associazioni studentesche della sinistra radicale. Con l’avvento del nazismo è sorvegliata dalla polizia e finisce in carcere per 17 giorni, ma la piccola ragazza, che indossa abiti eleganti e porta i capelli tagliati a maschietto come le dive del cinema, continua a opporsi con coraggio al razzismo e all’antisemitismo delle “camicie brune” e nel 1933 riesce a fuggire a Parigi, dove conosce la fame, vive vendendo giornali e si consola con occasionali avventure sentimentali. Per questo suo anticonformismo molti degli esuli non apprezzano la sua passione politica, ma la giudicano una bella “bambolina di lusso” frivola e dalla discutibile moralità. Eppure questa ragazza, apparentemente fragile, si rivelerà una sovversiva sempre in lotta con la morale e la politica dominanti dell’epoca, una professionista colta e intelligente.  

Nel settembre 1934 Gerda incontra uno squattrinato fotografo ebreo ungherese che si chiama André Ernö Friedmann, ma che più tardi diventerà famoso in tutto il mondo con il nome di Robert Capa suggeritogli da Gerda per farsi passare da americano. È anche lui è un comunista anomalo con simpatie anarchiche, che in Ungheria è ricercato per attività sovversive. Tra i due nasce subito un solido rapporto amoroso ed è Capa, che già frequenta grandi fotografi come André Kertész, David “Chim” Seymour e Henri Cartier-Bresson, a introdurre la ragazza nel mondo della fotografia, a insegnarle il mestiere, a farle scoprire questo linguaggio che permette di rappresentare il mondo con poesia e fantasia.

Il valore del mondo fotografico di Gerda Taro

Il nome di Gerda Taro rimane legato alla guerra civile spagnola per essere stata una pioniera della fotografia d’impegno civile, per avere lasciato una serie di fotografie nelle quali giovani rivoluzionari, donne, uomini e bambini del popolo mostrano quanto importante sia la centralità di valori condivisi, la difesa dei diritti di un intero popolo, anche se pagata con centinaia di migliaia di morti. A differenza di Capa, che ha un rapporto empatico, diretto, quasi istintivo con la “cosa” fotografata, la piccola ragazza ebrea ha una visione fotografica mai invadente, ma sempre “partecipata” rispetto a quello che accade davanti alla fotocamera della sua Rolleiflex o della sua Leica. Si tratta spesso di ritratti caratterizzati da una certa serenità e sensibilità, soprattutto i protagonisti sono dei bambini ripresi con una dolcezza capace di cogliere sui loro volti i sorrisi felici per una rivoluzione destinata purtroppo alla sconfitta.

Nota fra le milizie antifasciste per il suo coraggio e la sua bellezza, Gerda Taro ha sempre rischiato la vita per realizzare i propri servizi fotografici, stando in prima linea per essere la testimone diretta di feroci combattimenti, dei selvaggi bombardamenti dell’aviazione nazionalista, mettendo sempre a rischio la propria vita. La Taro scatta le sue fotografia anche nelle retrovie, fissa sulla pellicola i contadini che trebbiano, i giovani repubblicani che ballano, i bambini che giocano alla guerra sulle barricate, riuscendo a trasformare il quotidiano in qualcosa di straordinario, ad esprimere non solo il dolore ma anche la bellezza di un’epoca perduta. La scrittura fotografica della Taro è sorprendente per la sua passionalità, per la sua capacità di rappresentare i sentimenti, di mettere la creatività al servizio dell’impegno sociale, della cultura e della storia. La scrittura visuale della Taro mette in evidenza anche le sue qualità di ritrattista quando riprende i volti degli operai nelle fabbriche di munizioni e quelli degli uomini e delle donne nelle trincee; le varie fasi dell’istruzione popolare con gli adulti seduti nei banchi di scuola dei bambini; la “vita nella Sierra” con immagini che lasciano trasparire un amore autentico per gli umiliati e gli offesi, per chi combatte per la libertà, per l’uguaglianza e per la propria dignità.

La documentazione fotografica in mostra riflette la sua fede sulla necessità di cambiare il mondo, di rendere giustizia a quanti vedono calpestati i loro diritti umani, per cui l’intera opera di Gerda Taro travalica i generi fotografici e si traduce in un inno alla libertà, in una pratica fotografica di radicale liberazione, che non è solo un linguaggio fotografico ma un modo per svelare il disagio e i limiti della civiltà dello spettacolo, per lanciare un appello alla costruzione di una società tra liberi e uguali. Queste immagini sono la testimonianza di una donna straordinaria come la ricorda il poeta spagnolo Luis Pérez Infante (1912-1968) anche lui esule in Uruguay : “Se è vero che sei morta, compagna, / è vero che continui a vivere / eterna gioventù tra di noi. / Come la rosa / che vista una mattina di maggio un giorno, / se poi la scorgiamo / molto lontano dal roseto, calpestata / perdura nel ricordo floridissima / così per noi sei, Gerda”.

DIDASCALIE COMPLETE

Foto 1: Fred Stein, Gerda Taro e Robert Capa, Cafe du Dome, Parigi, 1936, © Estate Fred Stein

Courtesy International Center of Photography

Foto 2: Robert Capa, Miliziano lealista corre con fucile, nei pressi di Espejo, Fronte di Cordoba, Spagna, inizio settembre, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 3: Gerda Taro, Miliziana repubblicana si addestra in spiaggia, Fuori Barcellona, 1936, Gift of Cornell and Edith Capa, 1986, © International Center of Photography

Foto 4: Gerda Taro, Robert Capa, Fronte di Segovia, Spagna, maggio–giugno, 1937, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Museum Purchase, 2003, © International Center of Photography

Foto 5: Walter Reuter, Gerda Taro all’inaugurazione del Congresso Internazionale degli Scrittori

per la Difesa della Cultura,Valencia, 1937,© Fondo Guillermo Fernández Zúñiga, Courtesy International Center of Photography

Foto 6: Robert Capa, Miliziano repubblicano saluta prima della partenza delle truppe in treno verso il fronte, Barcellona, agosto 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 7: Gerda Taro, Miliziani repubblicani, Barcellona, agosto 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 2010, © International Center of Photography

Foto 8: Gerda Taro, Miliziani repubblicani e auto del Fronte Popolare, Barcellona, 1936

Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography

Foto 9: Gerda Taro, Miliziane repubblicane si addestrano in spiaggia, Fuori Barcellona, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography

Foto 10: Robert Capa, Soldato repubblicano in un bunker, Madrid, novembre-dicembre, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 11: Robert Capa, Due miliziani guardano attraverso un binocolo periscopico, Fronte di Aragona, Spagna, agosto, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 2010, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 12: Robert Capa, Soldati repubblicani, Fronte di Aragona, Spagna, agosto, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 13: Robert Capa, Morte di un miliziano lealista, nei pressi di Espejo, Fronte di Cordoba, Spagna, inizio settembre, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 2010, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 14: Robert Capa, La folla corre al riparo quando suona l’allarme antiaereo, Bilbao, Spagna, maggio, 1937, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 15: Robert Capa, Rimasugli di palazzi in seguito a un attacco aereo, Madrid, febbraio, 1937, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 16: Gerda Taro, Due ragazzi sopra una barricata, Barcellona, agosto, 1936, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography

Foto 17: Robert Capa, Gerda Taro, Membri dell’equipaggio su una scala sulla corrazzata Jaime I Almería, Spagna, febbraio, 1937, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 1992, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 18: Robert Capa, Gerda Taro, Cerro Muriano, Fronte di Cordoba, Spagna, inizio settembre, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 2010, © International Center of Photography / Magnum Photos

Foto 19: Gerda Taro, Camion in fiamme, Battaglia di Brunete, Spagna, luglio, 1937, Gift of Cornell and Edith Capa, 2002, © International Center of Photography

Foto 20: Gerda Taro, Soldati nelle trincee, Madrid, Città universitaria, febbraio, 1937, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, © International Center of Photography

Foto 21: Robert Capa, Civili si rifugiano nella metropolitana durante i bombardamenti, Madrid, novembre-dicembre, 1936, The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Gift of Cornell and Edith Capa, 2010, © International Center of Photography / Magnum Photos

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INFO

  • Centro Italiano per la Fotografia; via delle Rosine 18 – 10123 Torino
  • +39.011.0881150
  • camera@camera.to

Orari di apertura:

  • Lunedì – 11.00 – 19.00
  • Martedì – 11.00 – 19.00
  • Mercoledì – 11.00 – 19.00
  • Giovedì – 11.00 – 21.00
  • Venerdì – 11.00 – 19.00
  • Sabato – 11.00 – 19.00
  • Domenica – 11.00 – 19.00

Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.

Per l’ingresso alla mostra, la prenotazione non è necessaria.

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