Recensione di “SubsOnicA” (1997), primo album dei Subsonica


di Francesca Bruni

19 Giu 2025 - Dischi

Pubblichiamo la recensione dell’album omonimo della band torinese Subsonica, il loro primo lavoro del 1997, uscito con l’etichetta discografica Mescal Music.

Era il 1997, un gruppo di cinque ragazzi torinesi chiamati Subsonica, pubblicavano il loro primo album dal titolo omonimo; era già chiaro che sarebbero diventati “qualcuno” per la loro grinta, talento e voglia di gridare al mondo che qualcosa doveva cambiare.

Un album generazionale che ha rivoluzionato il concetto di fare musica: uscire dai centri sociali e locali underground della Torino dei “Murazzi”, per far scoprire ai giovani che la musica può aiutare a dire la “propria” senza avere paura di essere sé stessi in una società di repressioni identitarie.

Nel 1998 ne fu realizzata anche una versione in edizione limitata contenente il primo EP live del gruppo dal titolo “Coi piedi sul palco”, contenente sei tracce in più rispetto all’originale.

Il disco inizia con Come se; percussioni groove, suoni labili, fusione acida di rock, pop ed elettronica, acuiti da una voce mordace, con una dolce melodia contrastante in sottofondo, sfociano inaspettatamente in una grinta e rabbia per gridare al mondo che esistiamo e dobbiamo dirlo, soffocati da un disorientamento come vivere in sbarre gelide ed umide, soli senza un futuro ben definito.

In Istantanee, sintetizzatori e suoni robotici sono accompagnati da un ritornello il cui ritmo “Reggae” si fonde con l’elettronica futuristica; orizzonti verso mondi sommersi rispecchiano un’identità che ha voglia di dire la sua nel “traffico del mondo”. Trovare la propria strada in un silenzio che unisce corpo e pensieri in una vita che scorre velocemente come asfalto che brucia su strade incandescenti. Con questa canzone la band realizzò il loro primo videoclip cominciando a farsi apprezzare da una nicchia giovanile aperta a nuove dimensioni musicali; successivamente Istantanee diventò uno dei loro cavalli di battaglia.

Nella terza traccia, Non identificato, un ritmo palpitante “dance” in contrapposizione a sonorità “Big beat” accompagnano un testo energico in cui si afferma che trovare un posto nel mondo è cosa difficile; la condizione di non identità, a causa di una società che etichetta continuamente l’individuo, porta ad un inesorabile senso di inadeguatezza.

Onde quadre è dettata dal vocoder e da distorsioni sonore con un ritornello grintoso in cui si mescolano la tensione di chi vive sempre sul filo del rasoio e la fragilità di un corpo che resta spesso aggrappato ai confini labili della vita.

Radioestensioni è un brano “groove” le cui frequenze concentriche e supersoniche si sintonizzano con le pulsazioni del mondo. Tecnologia e sentimenti diventano, per i Subsonica, unione, creando una fusione tra corpo, pensieri e cibernetica.

Momenti di noia è caratterizzata da vibrazioni sonore e un ritornello dal sound dissonante che creano un claustrofobico senso di paranoia e prigionia momentanea, soffocati dalla noia che incombe improvvisamente nella vita quotidiana; un brano dalle sonorità rock, rispetto alle canzoni precedenti.

Tutto si attenua con Giungla Nord, il sound pacato e i battiti sonori scorrono verso amori nebulosi che possono finire, lasciando dolori sconfinati, tra ricordi nostalgici e ferite profonde.

Un ritmo “Reggae” predomina in Cose che non ho; guardare a fondo sé stessi, sentendosi fuori appartenenza; sentimenti profondi rivelano la saggezza di riconoscere i propri errori e il desiderio di restare sempre fedeli a sé stessi, con la sincerità di ammettere di non riuscire a cambiare.

Preso blu affronta la mediocrità della società e di quanto il potere possa renderci impotenti; rappresenta la paura di accettare gli altri e di quanto possiamo essere mediocri non godendo a pieno di quello che ci può dare la vita se fossimo meno superficiali; tutto sarebbe possibile se avessimo il coraggio di abbattere le barriere sociali e le discriminazioni.

Un’intensità elettrizzante predomina in Funk star in cui sfumature di “black music” sono accompagnate da un sound pop, regalando al brano una ritmica morbida che si contrappone alle sonorità delle precedenti canzoni dell’album. Nell brano prende spazio la fragilità umana, in tutte le sue sfaccettature; vivere per gli altri fa sentire vivi come non mai; nostalgici ricordi sono aggrappati a sentimenti, linfa vitale per l’essere umano… non si può vivere senza gli altri.

Contaminazioni dance adrenaliniche predominano in Velociraptor; corpi incontrollabili e cibernetici coinvolgono carni che pullulano adrenalina.

Suoni “ambient” sono presenti in Nicotina Groove, la cui lentezza crea un effetto ipnotico accompagnando l’ascoltatore verso i meandri profondi dell’essere. Scavare nei nostri dolori e nelle zone più oscure aiuta a riscoprire la nostra essenza; narcotizzare la mente per guardarsi dentro; lasciarsi andare per godere di attimi in solitudine e capire chi siamo e cosa vogliamo.

“SubsOnicA” è un disco che scava dentro ognuno di noi. Siamo negli anni ’90, in cui musica e arte erano caratterizzati dall’unione tra carne e tecnologia, creando punti di conciliazione per molti artisti appartenenti alla corrente della “Body Art”, tra cui, per citarne alcuni, l’australiano Stelarc e la francese Orlan.

I Subsonica hanno successivamente sempre unito musica, arte, sentimenti e tecnologia, creando una nuova cultura musicale e sociale.

Sono passati quasi trent’anni dalla realizzazione di questo disco che ha segnato un’epoca in cui la voglia di sperimentare nuovi linguaggi sonori ha sempre fatto parte del “pianeta Subsonica”. 

 Brani

  1. Come se
  2. Istantanee
  3. Non identificato
  4. Onde quadre
  5. Radioestensioni
  6. Momenti di noia
  7. Giungla nord
  8. Cose che non ho
  9. Preso blu
  10. Funk star
  11. Velociraptor
  12. Nicotina groove

Gruppo

  • Samuel: voce
  • Boosta: tastiere
  • Pierfunk: basso
  • Ninja: batteria
  • Max Casacci: chitarra

Altri musicisti

  • Zoe Hamsworth: violoncello
  • Sergio Caputo: violino
  • Roy Paci: tromba
  • G. P. Malfatto: trombone
  • Fabio Gurian: sassofono
  • Enrico Manera: batteria campionata

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