Ravenna Festival 2003


7 Giu 2003 - News classica

Liturgie domenicali
Festival non è solo la rassegna di grandi eventi serali. E' un'atmosfera che contagia tutto, di cui tutta la città si nutre e che dalla città e dai suoi tesori è essa stessa nutrita. Da qualche anno accade che la domenica mattina, nelle Basiliche più belle di Ravenna, gli artisti ospiti del Festival per qualche concerto o appositamente invitati, si esibiscono per animare le celebrazioni liturgiche.
E così può accadere che Pierre Boulez, vagando una domenica mattina per le vie cittadine prima di un suo concerto, sia attratto dai suoni che provengono da una Chiesa e rimanga affascinato da un Kyrie di Costanzo Porta, già Maestro di Cappella del Duomo di Ravenna nel XVI secolo, di cui abbiamo celebrato il 4 centenario della morte nel 2001 con l'esecuzione della sua Missa de Beata Virgine.
Quest'anno il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Roberto Gabbiani prenderà parte alla produzione del Trovatore che inaugura Ravenna Festival e si esibirà in alcuni concerti. La formazione da camera, con la quale il Maestro Gabbiani sta incidendo il primo libro delle Messe di Pierluigi da Palestrina, animerà le prime due liturgie domenicali durante il festival. In omaggio a Dante Alighieri, nella sua Chiesa di San Francesco, il coro La Stagione Armonica diretto da Sergio Balestracci, eseguirà di Tomà s Luis De Victoria la Missa Officium Defunctorum. Nella Basilica di San Vitale, rieccheggerà la messa in canto gregoriano intonata dai Cantori Gregoriani mentre a San Giovanni Evangelista si potrà ascoltare la Missa a 4 di Claudio Monteverdi eseguita dal coro della Associazione Polifonica di Ravenna sotto la guida del suo nuovo direttore Elena Sartori.

Domenica 22 giugno 2003
Basilica Metropolitana, ore 11,30
Giovanni Pierluigi da Palestrina
MISSA O REGEM COELI
Coro da camera di Santa Cecilia
direttore
Roberto Gabbiani

Domenica 29 giugno 2003
Chiesa di Sant'Agata Maggiore, ore 11,30
Giovanni Pierluigi da Palestrina
MISSA VIRTUTE MAGNA
Coro da camera di Santa Cecilia
direttore
Roberto Gabbiani

Domenica 6 luglio 2003
Chiesa di San Francesco, ore 11.15
Tomà s Luis De Victoria
MISSA OFFICIUM DEFUNCTORUM
La Stagione Armonica
direttore
Sergio Balestracci

Domenica 13 luglio 2003
Basilica di San Vitale, ore 10.30
SANTA MESSA IN CANTO GREGORIANO
Domenica XV per annum
Canti del Proprio e dell'Ordinario
Cantori Gregoriani
direttore
Fulvio Rampi

Domenica 20 luglio 2003
Basilica di San Giovanni Evangelista, ore 11
Claudio Monteverdi
MISSA A 4
Coro Adone Zecchi dell'Associazione Polifonica di Ravenna
direttore
Elena Sartori
____________________

La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna offre 200 abbonamenti per il Festival 2003 agli studenti della città
Il prezioso legame che unisce la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (dallo scorso anno fra i Soci della Fondazione Ravenna Manifestazioni) ed il Ravenna Festival ha consentito negli anni di programmare eventi che sono ancora nella memoria di moltissimi spettatori quali, solo per citare i più recenti, la produzione di Carmen nel 2000, il concerto dei Wiener Philharmoniker a Sant'Apollinare in Classe nel 2001 e la singolare esibizione dell'Ensemble Wien-Berlin accompagnato eccezionalmente dal Maestro Riccardo Muti al pianoforte nella passata edizione.
Nel 2003 la Fondazione del Monte sosterrà il concerto della Symphoniorchester des Bayerischen Rundfunks diretta da Lorin Maazel che avrà luogo venerdì 4 luglio al Palazzo Mauro De Andrè.
Il forte sodalizio tra le due istituzioni dallo scorso anno ha posto anche le basi per una nuova iniziativa che mira alla sempre maggiore diffusione dell'arte e della musica in particolare, offrendo agevolazioni ai giovani studenti per la fruizione degli spettacoli. Una delle modalità che ha consentito al Festival negli anni di raggiungere questo importante obiettivo, è stata quella di proporre una tipologia di abbonamento (una sorta di percorso trasversale tra le molteplici discipline che sono indagate in ogni edizione) ad una tariffa particolarmente vantaggiosa per i giovani fino all'età di 25 anni.
Nel 2002 la Fondazione del Monte ha deciso di offrire gratuitamente 120 di questi abbonamenti ad altrettanti studenti che ne hanno fatto specifica richiesta; il successo dell'iniziativa è stato tale che in pochissimi giorni sono risultati esauriti. Quest'anno l'offerta della Fondazione si rinnova e si amplia sino ad offrire questa preziosa opportunità per partecipare dal vivo al Festival a 200 studenti, degli istituti di ogni ordine e grado, con il solo limite anagrafico sempre fissato a 25 anni.
L'abbonamento 2003 presenta un percorso che, nell'edizione del Festival dedicata a Ravenna visionaria, pellegrina e straniera , si muove tra le diverse discipline soffermandosi su appuntamenti di particolare interesse. Dall'opera, con l'esclusiva possibilità offerta solamente ai giovani ed agli studenti, di partecipare all'anteprima del visionario allestimento de Il Trovatore , al capolavoro di Tchaikovskij, l'immaginifica Dama di Picche presentata dal Teatro Helikon di Mosca; dalla musica sinfonica, con i concerti di Lorin Maazel e Riccardo Muti, al balletto con l'omaggio a Nureyev del Kirov, dalla nuova creazione di Micha van Hoecke dedicata a Maria Callas fino al melologo dedicato a Galla Placidia del poeta ravennate Nevio Spadoni ed all'originale appuntamento con la musica da camera con l'esecuzione dell'integrale delle sonate per pianoforte di Prokof'ev eseguita dal pianista georgiano Alexander Torazde e dei suoi allievi. Non mancheranno ovviamente gli appuntamenti che il Festival 2003 dedica ad altri generi musicali come la presenza degli statunitensi Take 6 ed il cantante senegalese Youssou N' Dour, una delle voci più amate e popolari del continente africano impostosi sulla scena della musica pop a livello mondiale grazie anche alla collaborazione con Peter Gabriel.
Gli abbonamenti potranno essere ritirati dietro presentazione di un documento alla biglietteria del Festival (Teatro Alighieri – Via Mariani 2 – Ravenna – tel. 0544 249244 – tickets@ravennafestival.org) da Sabato 24 maggio sino ad esaurimento dei posti disponibili.
____________________

La Saison russe del teatro Helikon di Mosca
Ravenna Festival oltre a celebrare i trecento anni della fondazione di San Pietroburgo con gli artisti del leggendario Teatro Marinskij, ospiterà una vera e propria Saison Russe. Ce la proporrà il Teatro Helikon, per la prima volta in Italia: una realtà innovativa fondata 13 anni or sono, in piena era di perestroika, da quell'enfant prodige (e anche terrible) che era l'allora diciannovenne Dmitrij Bertman, regista di tutti i quattro titoli proposti a Ravenna. Dal capolavoro di Caikovskij, l'immaginifica Dama di picche, alla più straordinaria opera del '900 russo, la torbida e sensuale Lady Macbeth del distretto di Mtsensk di Sostakovic, Ravenna Festival propone una full immersion concentrata nell'affascinante universo del teatro musicale russo.

La Saison russe del Teatro Helikon di Mosca

Martedì 8, Martedì 15, Mercoledì 16 luglio
Teatro Alighieri, ore 20.30
UNA LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MTSENSK
opera in quattro atti
libretto di Dmitrij Sostakovic e Alexander Prejs dal racconto di Nikolaij Leskov
musica di Dmitrij Sostakovic
direttore Vladimir Ponkin regia di Dmitrij Bertman
Orchestra e Coro del Teatro Helikon

Mercoledì 9, Domenica 13, Giovedì 17 luglio
Teatro Alighieri, ore 20.30
LA DAMA DI PICCHE
opera in tre atti
libretto di Modest Caikovskij dalle novelle di Alexandr Puskin
musica di Pà tr Il'ic Caikovskij
direttore Vladimir Ponkin regia di Dmitrij Bertman
Orchestra e Coro del Teatro Helikon

Giovedì 10, Sabato 12, Venerdì 18 luglio
Teatro Alighieri, ore 20.30
KASHEJ L'IMMORTALE
racconto autunnale in un atto e tre quadri
libretto di Nikolaj e Sofija Rimskij-Korsakov dalle Antiche fiabe russe di Aleksandr Nikolaevic
musica di Nikolaj Rimskij-Korsakov

MAVRA
opera buffa in un atto
libretto di Boris Kokhno dall'opera di Alexandr Puskin La piccola casa in Kolomna
musica di Igor Stravinskij

direttore Vladimir Ponkin regia di Dmitrij Bertman
Orchestra e Coro del Teatro Helikon

in esclusiva per l'Italia
____________________

Ravenna visionaria “pellegrina e straniera”
Vorremmo raccontarvi tante cose: di questa città che è la nostra città , di questa terra, la Romagna, che è la nostra terra, di Ravenna Festival, che è il nostro festival. Forse pensiamo di sapere tutto di lei, di Ravenna, di conoscerla a fondo, proprio perchè ci viviamo o vi siamo anche nati, ma proviamo a pensare di vederla (e anche sentirla) con gli occhi di un viaggiatore che qui giunga da lontano, pellegrino e straniero. Nessuno dei tanti grandi (ma anche più modesti o sconosciuti) viaggiatori che nel corso dei secoli hanno visitato la nostra città ne è rimasto indenne. Le nostre basiliche sono luoghi propizi all'oblìo, dove si diffonde una particolare luce e si respira una speciale atmosfera, chiusi al rumore vano dell'esistenza e aperti al vivente silenzio delle idee. E oggi tutti sentiamo il bisogno di silenzio, perchè dal silenzio scaturiscono le visioni
Ravenna Festival è una di queste visioni.
Ravenna è sempre stata il tema del suo Festival, assumendo anno dopo anno volti nuovi o inaspettati: ecco allora una Ravenna mediterranea, una Ravenna armena, etiope, Rom, intravista come un miraggio tra le Twin Towers che non ci sono più, con San Vitale accanto a San Basilio, sulla Piazza Rossa o specchiantesi nel Bosforo. Una Ravenna dove risuonano le voci dei muezzin di Sarajevo, dei cantori di sinagoga gerosolimitani, degli ashik turchi o azeri, in una ritrovata koinè bizantina dove le lingue si mescolano in una sorta di Babele ma felice. Una città immaginata, sognata, invisibile come quelle concepite da Calvino, che irrompe potente nelle visioni di coloro che vi si avvicinano, la percorrono e la vivono, ed una città che suscita visioni, forti, spesso lancinanti. Ecco allora che anche ciò che crediamo esserci noto e familiare qui può apparire altro da sè, estraniato ed estraniante, per una sorta di singolare alchimia che disvela affinità segrete e insospettabili.
Molti, ad esempio, penseranno che non vi sia molto da scoprire ancora
a distanza di 150 anni dalla sua prima rappresentazione in un capolavoro della Tradizione quale è Il Trovatore (che Massimo Mila definiva però il più pazzo dei melodrammi ). Ma cosa accadrebbe se lo immergessimo in un acquario, in una nowhere land lunare e nebbiosa da dove emergono rugginosi ruderi industriali, con sinistri bagliori di fuoco riflessi su immobili specchi d'acqua iridescenti di petrolio? E se l'azione si dipanasse, come in un vero racconto popolare che si tramanda oralmente, in un Tempo-senza-tempo che senza soluzione di continuità va dal 1400 ai giorni nostri ed ancora oltre? Qui le immagini (le foto di una Ravenna mai-vista-così, bellissime, di Enrico Fedrigoli) si sovrapporranno in una stratificazione onirica di agitate visioni che se, da una parte, vengono ri-create utilizzando tecnologie all'avanguardia, dall'altra condividono la stessa intima poesia della lanterna magica e del teatro di burattini. La regia e la visionarietà sono quelle di Cristina Mazzavillani Muti, che dopo aver già sperimentato e approfondito l'utilizzo creativo dell'immagine elettronica e della spazializzazione sonora in occasione dell'allestimento di Capuleti e Montecchi (2001) si farà ancora una volta artefice di un grande laboratorio per giovani cantanti, musicisti e creatori-elaboratori di immagini e suoni.
Va anche detto che il 2003 è un anno un po' speciale per la nostra città : si celebrano infatti i 1600 anni di Ravenna Capitale. Naturalmente il Festival non poteva non contribuire a questa importante ricorrenza proponendo anche in questo caso visioni molto particolari. Un melologo del poeta ravennate Nevio Spadoni (già autore di una fortunata e premiatissima Isola di Alcina, messa in scena dal Teatro delle Albe di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, con le musiche originali di Luigi Ceccarelli, prodotta da Ravenna Festival) dedicato a Galla Placidia, donna estremamente colta e di raffinata civiltà , vissuta a fianco di un principe barbaro. Fu proprio lei, l'imperatrice del V secolo d. C., a scatenare strane visioni in uno dei massimi interpreti proprio della visionarietà più archetipica: Carl Gustav Jung, che visitò per ben due volte Ravenna, nel 1914 e vent'anni dopo. E Galla Placidia si svelerà in questa pièce come archetipo, a sua volta, come metafora stessa del femminile nella sua complessità anche multilingue. In lei infatti convivono mondo greco, romano, cristiano e barbaro. Vengo da lontano/fiera come un lupo/dolce come un agnello/Sul mio viso il tempo ha scavato le sue fosse. Pellegrina e straniera anch'essa, dunque. Interprete e regista sarà Elena Bucci, mentre le alchimie sonore saranno quelle di Luigi Ceccarelli.
Ma dalle visioni e dai sogni possono nascere intere città . Città che emergono potenti dalle acque, come la stessa Ravenna, edificata sulle paludi. Da un atto di volontà sicuramente visionaria di Pietro il Grande (per alcuni il sogno folle di un autocrate) fu edificata in pochi anni San Pietroburgo. Ravenna, porta d'Oriente, vuole celebrare i trecento anni di questa finestra russa sull'Occidente, meravigliosa città che è riuscita a sopravvivere agli innumerevoli tentativi di distruzione compiuti dalla natura e dall'uomo.
Abbiamo pensato di festeggiare questa importante ricorrenza con gli artisti del leggendario Teatro Mariinskij, che torneranno a Ravenna assieme al loro direttore Valery Gergiev per proporci quella musica e quella danza che hanno reso grande e assolutamente unico il repertorio russo.
Il Balletto Kirov è riuscito (e questo forse anche grazie al lungo e forzato isolamento dall'Occidente) a preservare la Tradizione, intesa come il segno di uno stile nazionale, ma anche come una disposizione dell'anima (questa parola ancora così ricca di significato per i russi). Qui sono nate le straordinarie coreografie della Bella addormentata, dello Schiaccianoci, del Lago dei cigni di Marius Petipa. Qui si sono formati gli straordinari ballerini che hanno dominato la scena mondiale dall'Ottocento sino ai giorni nostri. A questa altissima ed inesausta tradizione continua ad attingere, rinnovandola, l'odierno Kirov che con due grandi Gala di danza in esclusiva per l'Italia renderà omaggio a quei coreografi-danzatori che ne hanno reso leggendario il nome in tutto il mondo: Petipa, Fokin, Balanchine e l'indimenticabile Rudolf Nureyev, che proprio sul palcoscenico del teatro dell'allora città di Leningrado mise in luce sia le eccelse qualità di danzatore che la personalità indipendente e ribelle. Ma Ravenna gli aveva già reso un estremo omaggio allorchè proprio qui venne realizzata (dal laboratorio di mosaicisti Akomena, su progetto dello scenografo Ezio Frigerio) la sua ultima dimora, il sepolcro ricoperto da un tappeto kilim in mosaico, nel piccolo cimitero russo di Sainte Genevieve sou Bois a Parigi. Così immaginiamo l'ultimo viaggio di Nureyev come un viaggio verso Bisanzio, un ritorno all'Oriente che aveva abbandonato, a quelle radici tatare-musulmane che continuarono a vivere segretamente in ogni attimo della vita della grande etoile.
Ma rimanendo in terra di Russia, il filo delle ricorrenze ci conduce all'omaggio ad uno dei maggiori e più emblematici compositori del '900 (e probabilmente anche il più popolare), e che proprio a Pietroburgo-Leningrado ebbe la sua formazione musicale: Sergej Prokof'ev, morto cinquant'anni or sono e di cui, nell'arco di due concerti, si propongono alcuni dei lavori strumentali più importanti, con interpreti di riferimento come Valery Gergiev e Aleksander Toradze. Il pianista di origine georgiana (come del resto lo stesso Gergiev) eseguirà assieme ai suoi allievi l'integrale delle sonate per pianoforte.
Sanpietroburghese (di nascita) era anche uno dei massimi narratori del '900, Vladimir Nabokov, e Ada è sicuramente uno dei suoi romanzi più straordinari. Fanny & Alexander ha rinvenuto in quel testo molteplici spunti di ispirazione (che lo faranno diventare Cinema da camera per voci, pianoforte, ondes Martenot, rumorista , vero e proprio ardito esperimento sulla percezione sinestetica) per coniugare differenti desideri di indagine artistica: una piana cronaca familiare, un amore infantile, ambientato in una straordinaria magione – Ardis Hall, una geografia immaginaria, fantastica, senza tempo, che ben corrisponde, per interstizi, alle dimensioni spaziali ravennati, quasi impermeabili al fluire del tempo, o romagnole (la magnifica notte, le acque, le industrie, la pineta ).
Poi un giovane artista, Emio Greco, visionario come pochi altri. Non lo è forse chi concepisce di danzare il Bolero di Ravel in assoluta, dolente solitudine? L'universo espressivo di questo danzatore e coreografo brindisino – che a Ravenna proporrà Double Points One & Two, in sodalizio con il regista olandese Pieter C. Scholten – si esprime in una nuova forma di danza dove tutti gli impulsi istintivi sono altrettante visioni di un mondo trascendentale, che il corpo suggerisce ma non mostra. Pulsioni mentali ed emotive in movimento che rimandano alla cinematografia del più visionario dei registi: David Lynch, in una triade di suono, luce ed oscurità .
Scorrendo il programma troverete anche una piccola ma preziosa ed autentica Saison Russe. Ce la proporrà il Teatro Helikon, per la prima volta in Italia: una realtà innovativa fondata 13 anni or sono, in piena era di perestroika, da quell'enfant prodige (ma anche terrible) che era l'allora diciannovenne Dmitrij Bertman, regista di tutti i quattro titoli proposti a Ravenna. Dal capolavoro di Tchaikovskij, l'immaginifica Dama di picche, alla più straordinaria opera del '900 russo, la torbida e sensuale Lady Macbeth del distretto di Mtsensk, Ravenna Festival propone una full immersion nell'affascinante universo del teatro musicale russo. L'Helikon ci regalerà anche una preziosa (ed insospettabile) première: ad oltre un secolo dalla sua composizione l'opera Kashej l'immortale di Rimskij-Korsakov non è mai, infatti, uscita dai confini della Russia.
Tra le tante presenze d'eccezione dell'edizione 2003 di Ravenna Festival ricordiamo poi quella del Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretto da Roberto Gabbiani, che oltre alla significativa presenza in Trovatore, avrà modo di esibirsi in due concerti con musiche tutte novecentesche: da un capolavoro del grande compositore italiano recentemente scomparso Goffredo Petrassi come i Tre cori sacri a cappella (che proprio lo stesso Gabbiani diresse nella prima esecuzione fiorentina del 1985) ai Carmina Burana di Orff, eseguiti assieme ai valenti percussionisti del Nextime Ensemble di Danilo Grassi.
Se 350 anni or sono nella cittadina romagnola di Fusignano nasceva Arcangelo Corelli, considerato dai contemporanei novello Orfeo dei nostri tempi e che a noi oggi appare non solo come una delle più grandi personalità creative del Barocco, ma come uno dei sommi maestri dell'intera tradizione occidentale, in epoca a noi assai più vicina, esattamente vent'anni fa un gruppo piuttosto avventuroso e perchè no visionario di musicisti formava quello che poi si rivelerà essere un duraturo sodalizio che ha saputo affermarsi come una tra le formazioni più accreditate internazionalmente nell'ambito della prassi esecutiva barocca.
Le interpretazioni che l'Accademia Bizantina, sapientemente diretta da Ottavio Dantone, ha dato di molti capolavori corelliani rappresentano oggi dei riferimenti assoluti anche dal punto di vista discografico.
In pochi altri festival, crediamo, si può avere l'opportunità di assistere all'esecuzione di un'integrale delle sinfonie di Johannes Brahms che veda alternarsi sul podio direttori come Riccardo Muti, Lorin Maazel e Zubin Metha, alla testa rispettivamente di compagini orchestrali prestigiose come l'Orchestra Filarmonica della Scala, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Così come rara e prezioso può essere l'esperienza di ascoltare le Suites di Johann Sebastian Bach eseguite da un eccentrico fuoriclasse come Mischa Maisky (che figura anche come solista nel Concerto di Schumann con l'Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Muti) in una cornice come l'abside della bizantina Sant'Apollinare in Classe.
Un ritorno graditissimo poi è quello di Hansjà rg Schellenberger, che, oltre ad essere uno dei più eccelsi oboisti del nostro tempo, è attivo da anni come direttore d'orchestra. Assieme alla Camerata di Salisburgo proporrà due densi programmi dedicati principalmente al classicismo viennese ma che prevedono un'incursione in ambito contemporaneo, con un omaggio a Bruno Maderna, nel trentennale della scomparsa, e un brano del compositore australiano Brett Dean, dedicato a Carlo Gesualdo da Venosa.
Rilevante come sempre è poi lo spazio dedicato dal Festival ad altri generi musicali, pur senza alcuna distinzione di valore' ma con un'attenzione costante rivolta piuttosto alla qualità e alle valenze culturali: in questo contesto si situano le presenze di artisti come gli statunitensi Take Six, con i quali prosegue quell'indagine sulla vocalità altra iniziata con artisti come Bobby McFerrin e Manhattan Transfer, ed il cantante senegalese Yossou N'Dour, una delle voci più amate e popolari di tutto il continente africano, ma che ha saputo rapidamente imporsi grazie anche alla collaborazione con Peter Gabriel sulla scena pop mondiale.
Dopo l'apprezzato esordio nella scorsa edizione del Festival si ripropone l'Omaggio ai Campioni, l'originale proposta che vede atleti di diverse discipline sportive salire sul palcoscenico e condividerlo in singolar tenzone con musicisti e attori. Quest'anno la manifestazione, che gode del patrocinio della Gazzetta dello Sport, mantiene la sua vocazione originaria agli sport minori focalizzandosi sulla scherma e la ginnastica, là dove stile ed eleganza del gesto regnano ancora sovrani, come dimostrerà la partecipazione straordinaria del grande Yuri Chechi, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta.
Tra gli spiriti più visionari del secolo appena trascorso, vere e proprie icone novecentesche il Festival ne ha scelti alcuni a cui ha voluto dedicare altrettanti sentiti omaggi.
A Carmelo Bene l'attore filosofico che si è posto al di là della rappresentazione e al di là del teatro e a Maria Callas, entrambi sublimi funamboli della phonè, è stato dedicato un luogo di visioni, ospitato nel Museo d'Arte della Città , dove saranno programmati senza soluzione di continuità due importanti realizzazioni audiovisive: Ah, non fuggir, imagine adorata , dovuto alla sensibilità di Lorenzo Arruga, messosi sulle tracce di Maria Callas attrice e Carmelo Bene in Carmelo Bene realizzato da Silvana Castelli in stretta collaborazione con lo stesso Carmelo, che ha voluto considerarlo una sorta di proprio testamento. Un ulteriore omaggio a Maria Callas l'abbiamo affidato alla sensibilità e alla grande eleganza di Micha van Hoecke, che da tanti anni, assieme al suo magnifico Ensemble, riesce letteralmente a dare corpo ai nostri temi con la sua vera
e propria poesia in movimento.
Non poteva mancare Federico Fellini: al grande maestro riminese, al suo ricordo è dedicata la prima edizione del premio istituito dal Ravenna Festival e che viene conferito a colui che, romagnolo anch'egli nonchè coetaneo dell'autore di Amarcord e di tanti altri capolavori, è stato tra i suoi più stretti collaboratori, Tonino Guerra. Ma l'attenzione rivolta da Ravenna Festival al cinema non è del resto episodica e sempre nel contesto di quella vocazione multidisciplinare
si è concretizzata in una serie di omaggi rivolti a maestri come, ad esempio, Michelangelo Antonioni e Theo Angelopoulos (con entrambi i quali Guerra ha lungamente collaborato). Tonino Guerra non è solo' uno degli sceneggiatori più importanti della storia del cinema, è anche colui che forse più di ogni altro ha contribuito a disegnare i contorni a volte sfuggenti di quell'entità non solo geografica ma forse soprattutto mentale ed esistenziale che è la romagnolità . Attraverso le sue parole sempre poetiche e suscitatrici di immagini, Guerra ha raccontato al mondo quello strano microcosmo saturo di umori viscerali, passioni, spirito ribelle ma generoso che è la Romagna, conferendo una dimensione universale' e non meramente localistica o provinciale ad un modo di sentire, più ancora di essere.
Al termine di quella sorta di itinerario dello stupore che vorrebbe essere il Ravenna Festival, si profila all'orizzonte una sorta di miraggio, nel deserto, un'ultima visione. Questa volta le Vie dell'amicizia , i nostri ponti di fratellanza attraverso l'arte e la cultura, ci condurranno ancora una volta al di là del Mediterraneo, culla di civiltà , fino al Cairo dove, ai piedi delle piramidi, risuonerà la Grande symphonie funèbre et triomphale di Berlioz (un altro omaggio, nel bicentenario della nascita) eseguito dalle compagini unite per l'occasione dell'Orchestra e dal Coro Filarmonico della Scala, dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, dell'Orchestra e del Coro del Teatro dell'Opera del Cairo e del Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretti da Riccardo Muti.
Ci congediamo con le parole, sublimi, che la grande scrittrice Marguerite Yourcenar ha voluto dedicare alla nostra città a seguito di un soggiorno di una settimana (nel 1935, sì, poco meno di un anno dopo la seconda visita di Jung). La prosa, intitolata Ravenna ovvero il peccato mortale , è contenuta in Pellegrina e straniera:
Non c'e' altra città dove si risenta maggiormente dello iato tra l'interno e l'esterno, tra la vita pubblica e la segreta vita solitaria. qui, in questa purezza di tenebre ben presto rese trasparenti dall'abitudine, rilucono qua e là fuochi limpidi come quelli di un'anima in cui lentamente si formino i cristalli della sventura. I pilastri ruotano con la terra. Le volte ruotano con il cielo. Girano in tondo gli Apostoli, come dervisci agli acuti suoni di un valzer lento. Mani divine sospese a caso, vaghe come quelle che sfiorano i volti nelle sedute spiritiche, derisorie come le mani disegnate sui muri per indicarci la strada che abbiamo sempre torto a seguire. Impotenti a ricreare un mondo, queste mani si accontentano di benedirlo. Uno dei segreti di Ravenna sta in questo confinare dell'immobilità con la velocità suprema; essa conduce alla vertigine. Il secondo segreto di Ravenna è quello dell'ascesa al profondo, l'enigma del Nadir. Letteralmente, i personaggi dei mosaici sono minati: hanno scavato in se stessi enormi caverne nelle quali raccolgono Dio. Affondati nelle viscere dell'estasi, partono alla ricerca di un sole di mezzanotte, ai mistici antipodi del giorno. La loro esperienza contraddice lo slancio gotico che tende le braccia a Dio. Rinchiusi in un sogno, imprigionati sotto la campana da palombaro delle cupole, sfuggono alla frenesia del mondo nella serenità del baratro. Non è vero che quegli uomini e quelle donne sfuggissero in Dio a un mondo inondato di sangue, nel quale il passante rischiava continuamente di ricevere in testa i cocci di un impero. Spessissimo questi periodi di clausura meditativa e di ardente tristezza preparano le catastrofi, più che deplorarle. Le precedono, come il peccato precede la punizione.
Marguerite è nata nel 1903, dunque cento anni fa. Il festival sarà dedicato anche a lei.

Info:
tel.0544 249211
info@ravennafestival.org


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *