“Pupo di zucchero” a Fano, portato in scena da Emma Dante


di Roberta Rocchetti

2 Nov 2022 - Commenti teatro

Lo spettacolo Pupo di zucchero, al Teatro della Fortuna di Fano, è andato in scena la vigilia del Giorno dei Morti, nella versione immaginifica e onirica della grande Emma Dante.

(Foto di Ivan Nocera)

Giovanbattista Basile nei suoi 66 anni di vita vissuti tra il 1566 e il 1632 fu uomo di lettere, avventuriero, feudatario, ma soprattutto fu la colonna portante per le fondamenta della nascita della fiaba tradizionale come genere letterario così come la conosciamo, sottraendola al dominio della sola tradizione orale. La bibbia di Basile si chiama Lo cunto de li cunti, testo che racchiude al suo interno diversi racconti scritti in idioma napoletano, poi tradotti e divenuti base portante per la narrativa fiabesca mondiale ripresi dai Fratelli Grimm, da Perrault e resi in questo secolo mainstream dalle produzioni Disney come La gatta Cenerentola, (presente in entrambe le versioni con e senza l’attribuzione “felina”) La bella addormentata e Il gatto sapiente poi divenuto Il gatto con gli stivali. Le versioni originali di questi racconti scritti in un periodo in cui il concetto di pedagogia era ben diverso da quello attuale, hanno al loro interno una decisa dose di crudeltà e scorre al loro interno una grottesca vena sanguinaria, va da sé che negli anni si è ritenuto opportuno modificarli, edulcorarli, adattarli alla sensibilità che andava mutando, perlomeno per quello che riguarda i racconti più celebri come quelli già citati. Ma tra le pieghe della produzione di Basile si nascondono perle che racchiudono ancora quel mix di sulfureo e onirico, di visionario e inquietante che fanno dello scrittore campano un Hermes Psicopompo in grado di accompagnare il lettore oltre le soglie della dimensione conosciuta per poi restituirlo alla realtà incredulo, meravigliato e completamente ammaliato, un po’ come succede quando ci si trova a visitare l’incredibile e contraddittoria terra che gli diede i natali.

Ne sa qualcosa Matteo Garrone che nel 2015 trasse il film Il racconto dei racconti estrapolando dall’opera principale alcune delle narrazioni più iconiche di Basile o Roberto de Simone che prendendo spunto da La gatta Cenerentola diede vita nel 1976 ad una delle opere musicali più importanti del ‘900.

Ma spunto ha preso anche Emma Dante decidendo di portare in scena a teatro per la seconda volta dopo La scortecata la sua nuova interpretazione de Lo cunto de li cunti con lo spettacolo Pupo di zuccheroche trae ispirazione dal racconto Pinto smauto.

Lo abbiamo visto al Teatro della Fortuna di Fano dove sarebbe dovuto andare in scena ad aprile, ma rimandato, per cause di forza maggiore, ha visto la luce esattamente nel giorno in cui è ambientato e cioè la vigilia del Giorno dei Morti, ingrediente in grado di creare ulteriore atmosfera intorno alla narrazione.

Un vecchio rimasto solo nella sua casa piena di ricordi evoca i suoi parenti che non ci sono più e lo fa mentre impasta un pupo di zucchero, ovvero un dolce del sud Italia tipico della festa dei morti dalla forma antropomorfa e dalla profonda simbologia ancestrale, ma il dolce non lievita, sembra che ogni forma di vita stia sparendo da quella casa, lieviti compresi. 

Ma i morti ci sono eccome, ed ecco che sul palco appaiono le incarnazioni di queste evocazioni: la mamma che ha aspettato per sempre un padre che il mare non avrebbe mai restituito, le tre sorelle, giovani e bellissime dai nomi floreali e lo spasimante spagnolo di una delle tre, il figlio adottivo, lo zio manesco che massacrava di botte la zia.

In un contesto immaginifico e onirico Emma Dante fa rivivere i ricordi del vecchio attraverso coreografie ammalianti ed inquietanti insieme, attraverso i canti popolari intonati a cappella in una suggestiva polifonia o con accompagnamento di putipù, scetavajasse e castagnette.

La capacità della regista di creare il clima oscuro e al tempo teneramente nostalgico è indiscutibile, contraddizione perfettamente comprensibile nel momento in cui il vecchio schiacciato dalla solitudine asserisce che il 2 novembre è l’unico giorno in cui la sua casa è piena di gente.

Alla fine dell’orgia di medianiche rimembranze rimangono il vecchio pronto ormai a seguire i suoi avi e le ombre, quelle ombre così peculiari della tradizione partenopea che possono sembrare atipiche o dissonanti in un territorio celebre in tutto il mondo per la gioia di vivere e il sole, ma si sa, è dove il sole è più forte che si crea l’ombra più profonda.

PUPO DI ZUCCHERO

La festa dei morti

liberamente ispirato a Lo cunto de li cunti di Gianbattista Basile

testo regia e costumi di Emma Dante

  • Carmine Maringola – Il Vecchio
  • Nancy Trabona – Rosa
  • Maria Sgro – Viola
  • Federica Greco – Primula
  • Sandro Maria Campagna – Pedro
  • Giuseppe Lino – Papà
  • Stephanie Taillandier – Mammina
  • Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghaudot – Pasqualino
  • Martina Caracappa – Zia Rita
  • Valter Sarzi Sartori – Zio Antonio
  • Sculture Cesare Inzerillo
  • Luci Cristian Zucaro
  • Assistente ai costumi Ilaria Carroccio
  • Assistente di produzione Daniela Gusmano
  • Coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone

Roma produzione Sud Costa Occidentale

In cooproduzione con: Teatro di Napoli- Teatro Nazionale, Scène Nationale Châteauvallon Liberté ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur / Teatro Biondo di Palermo/ La criée Théatre National de Marseille / Festival d’Avignon / Anthéa Antipolis Théatre d’Antibes / Carnezzeria

E con il sostegno dei Fondi di integrazione per i giovani artisti teatrali della Drac Paca e della Regione Sud

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