Premio Recanati: i finalisti e le canzoni


9 Mag 2003 - News live

Ad affiancare Massimo Cotto nella conduzione dell'edizione 2003 del Premio Città di Recanati c'è Alba Parietti. Domani la serata finale. Nei prossimi giorni, nella rubrica “Commenti live” potrete conoscere i nomi dei vincitori dei premi speciali, il vincitore assoluto e gli approfondimenti critici del nostro inviato a Recanati Francesco Massi.
Ecco intanto la scheda di tutti i finalisti e i testi delle canzoni.

ACUSTIMANTICO
Nel 1998 un gruppo di musicisti provenienti da varie esperienze musicali decide di esplorare il territorio della forma-canzone, senza sentire la necessità di seguire un filone stilistico predefinito, ma cercando di compiere un piccolo viaggio sia dal punto di vista musicale che testuale alla ricerca delle canzoni e del linguaggio di un non-luogo . La musica degli Acustimantico si riferisce ad un luogo sognato, dove la coerenza sta nell'animo di chi ascolta: così il viaggio si compie con la musica, attraverso di essa, secondo un percorso che cambia come cambiano le emozioni. Gli Acustimantico sono: Raffaella Misiti (voce), Stefano Scatozza (chitarra, bououki), Marcello Duranti (sax soprano e baritono), Paolo Graziani (contrabbasso), Max Natale (batteria e percussioni).
Il gruppo ha all'attivo numerosi concerti, oltre a partecipazioni ad eventi nazionale e internazionali di rilievo e nel 2000 hanno prodotto (autoprodotto) il loro primo CD.

LOTTA DI CLASSE D'AMORE
(Selvaggi, Scatozza, Misiti)

Lotta di classe d'amore
prima che sia tardi
troppo per ricordare
che l' amor mio non muore
che migra e si trasforma
in blu perturbazione
in bianco adolescenza
e cura il male
con l' opposto della norma
Ma l'amor mio non muore
ma l'amor mio non muore
Lotta di classe d'amore
prima che sia tardi
troppo per ricordare
che l' amor mio non muore
contiene desiderio
aria di rivoluzione
è fonte degli amanti
è l'eccezione
o solo uno come tanti
Ma l'amor mio non muore
ma l' amor mio non muore.

Una vigorosa e martellante canzone recitata con grande personalità e suoni naturali studiati e mai invadenti.
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CLAUDIA FOFI
Claudia Fofi, cantautrice umbra di Gubbio, ha iniziato a scrivere canzoni nel 1995 riscuotendo subito ottimi consensi di pubblico e critica nei circuiti di musica alternativa. Come tutti ha iniziato a scrivere canzoni per un bisogno interiore che ha creduto di dover assecondare nella maniera più libera possibile. Le sue canzoni parlano d'amore, di speranza, rabbia, nevrosi, delusioni, scrive quando sta bene con se stessa perchè non ama lo sfogo attraverso la scrittura. Quando scrive tiene ben saldo dentro di sè un candore intatto, la condivisione dello stupore, la forza che deriva da una rabbia svelata che sta nel proprio io e che è sempre più difficile da tirar fuori, la poesia che non si può spiegare, la pazzia dello stare al mondo. Non si ritiene una musicista nel senso stretto della parola, ma semplicemente una che ha la fortuna di combinare alcuni suoni che gli vengono da dentro con dei testi. La sua natura eclettica l'ha portata ad essere un'onnivora, sia per quanto riguarda i gusti musicali che per quanto concerne la letteratura o il cinema. Affiancata da un'ottima band di musicisti, dall'uscita del cd (Un sogno blu – 1998) ad oggi, ha svolto un'intensa attività di concerti in tutta Italia.

CHIUSA IN UN FERREO REGGISENO
(Fofi)

chiusa in ferreo reggiseno
la gente mi accusa di essere permalosa
ma guardiamoci intorno
che c'è di più porno
di uno che crepa di fame?
gli vengono i crampi
le allucinazioni
gli cadono pure i coglioni
immagino, immagino la fila
coda nera e mani tese
infilate nelle prese di riso
oppure, dormiveglia nella metropolitana
l'ultima è una luce strana
una luce di bivacco e di puttana
chiuso in un ferreo comizio
il potere perde il pelo e non il vizio
di essere com'è, com'è, com'è
e lo chiedete a me?
boh, e io che ne so!
chiusa in ferreo reggiseno
la gente mi accusa di essere permalosa
ma guardiamoci attorno
che c'è di più porno
di uno che crepa di fame?
chiusa in un ferreo reggipetto
la gente mi accusa di chiudermi nel ghetto
… magari hanno pure ragione
e io sto dalla parte del torto
ma difendo ogni sognatore
che continua a sperare
senza mezze parole
in un mondo migliore

Colorite e suggestive situazioni nelle quali si rivela una tecnica musicale piena di fantasia ed anche di tradizione.
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ELORA
La musica degli Elora, gruppo di Selargius (Cagliari) è una macedonia positiva all'insegna dell'energia, con amore sviscerato per il rock, il funk e il blues. Dagli esordi come cover band i ragazzi hanno riscoperto la lingua e la melodia italiana nella loro musica, suonando dal vivo tantissimo e dappertutto, dai piccoli locali alle rassegne internazionali. Gli Elora sono: i fratelli Martini Cristiano (batteria), Gabriele (basso) e Valeria Gale (voce), Claudio Corona (tastiere e fisarmonica), Michele Sanna (chitarra). A proposito della loro musica dicono di produrre canzoni con strofa e ritornello con arrangiamenti, però, molto eclettici che tengono conto delle tendenze più innovative della musica internazionale. Hanno in cantiere un progetto per una prossima pubblicazione discografica che è un po' il manifesto della loro storia musicale.

L'AEROPLANO
(Martini-Martini)

Sento un aeroplano che mi passa
di nascosto sulla testa
Sento un aeroplano che mi atterra
sulla schiena e non mi basta
Perchè sento il calore del mio sangue nelle tempie
Sento la mia voglia di aspettare che si spegne
Sento soffocare la pazienza per un mondo storto
che mi gira intorno morto e me ne vado
E volo
Apro le braccia, guardo dritto
E volo, e volo
Guardate pure mi sollevo e volo
con l'aeroplano nella testa
Sento l'aeroplano che mi romba
dentro i sogni ad occhi aperti
Sento che dovrei restare qui ad aspettare forse il treno
E poi sento che il treno è fuori orario eternamente
Sento che ho bisogno di sperare immensamente
Sento la mia rotta che si fissa nella mente
Sento che stavolta è quella buona
E volo
Dalla finestra via decisa
E volo, e volo
Vado dentro il sole e volo
Con l'aeroplano nella testa
… respiro … la pace … nel vento … più in alto
E volo
Apro le braccia guardo dritto
E volo, e volo
Vado dentro il sole
E volo
Con l'aeroplano nella testa
Volo!

Una forza motrice trascinante la cui unità di misura è la coralità del refrain che ben decolla con le immagini che propone.
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MARIA LAURA TESSARIN
Diciannove anni, nata a Rovigo e residente a Porto Viro, Maria Laura Tessarin si distingue per la forte personalità interpretativa, specie se considerata in rapporto alla giovanissima età . Le sue canzoni mirano al cuore degli argomenti, che vengono trattati con animo sincero e da prospettive inusuali. Ama ascoltare la grande musica degli storici gruppi d'oltremanica, ma ha anche una grande ammirazione per situazioni musicali estremamente semplici: voce e chitarra. Oltre alla musica, un altro interesse che coltiva da molto tempo è quello per la letteratura, interesse che l'aiuta nella composizione delle sue canzoni. Nel 2001 ha inciso il suo primo cd, composto da cinque brani in lingua italiana e cinque in inglese, avvalendosi della collaborazione di Elio Polizzi.

VOGLIO CRESCERE
(Tessarin-Polizzi)

Qui in questa terra avida
Dove nascono pesci e uccelli
velati dalla nebbia
Qui dove i nostri passeri
si calmano la sete davanti alla porta
Qui dove a nessuno interessa più
dove sta di casa la serenità
Voglio crescere, come Gulliver viaggiare
in mezzo a strani uomini parlare
Voglio crescere, come un fiore respirare
la sapienza di un giorno che muore
Qui in questa terra avida
Dove nascono pesci e uccelli
velati dalla nebbia
Qui tra la gente come me
sotto questo cielo grigio
tra queste quattro case
Qui dove la vita non scorre più
figlia di questo fiume, io come te
Voglio crescere, come Gulliver viaggiare
in mezzo a strani uomini parlare
Voglio crescere, come un fiore respirare
la sapienza di un giorno che muore
Qui in questa terra avida
Dove nascono pesci e uccelli
velati dalla nebbia
Qui dove i nostri passeri
si calmano la sete
davanti alla porta
dove sta di casa la serenità

Di temperamento cristallino e di valore melodico immediato. Una canzone che si libera con una melodia e parole di speranza.
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NITTI & AGNELLO
Il duo Nitti&Agnello nasce artisticamente nel 1986. Fabrizio Nitti e Paolo Agnello, cantanti e autori genovesi, attualmente sono impegnati in un progetto live acustico con il chitarrista Enrico Pinna. Da sempre attenti alla performance vocale ottenuta dall'intersecazione delle loro voci, si lasciano impressionare fotograficamente ed emotivamente da avvenimenti che li colpiscono. Così è anche nel caso del brano presentato a Recanati. Tra le loro esperienze la partecipazione alla 48 ed. del Festival di Sanremo nella categoria nuove proposte. Tra i progetti futuri c'è la realizzazione di un nuovo album acustico a tema: Genova e dintorni . Un altro progetto è quello di creare, a Genova, insieme ad altri artisti, un'officina artistica dove costruire rappresentazioni miste: musica, teatro, poesia, mimo, e creare con altre città un circuito alternativo, di scambio culturale ma anche un canale all'interno del quale promuovere e vendere dischi.

UN GIORNO DI ORDINARIO FOLLIA
(Nitti & Agnello)

Erika aveva sedici anni e dico avevo perchè è come se fosse morta come un dolore vissuto cent'anni costretto a esprimersi una sola volta
Erika aveva occhi grandi e dentro sguardi che non ti fanno vedere alla tv e su quei giornali importanti dove si inventano anche le storie vere
Erika aveva il sole negli anni giorni ammalati di periferia amori e amici pagati in contanti e un giorno di ordinaria follia
Erika è il centro del mondo quel mondo che non saprà niente di lei per almeno vent'anni e dopo si vedrà
e condanniamola adesso condanniamola in fretta che la sua storia comincia a puzzare e come ogni storia che si rispetta ci aiuteranno a dimenticare e condanniamola adesso condanniamola e poi preti e profeti la sapranno curare per riportarla tra la gente bugiarda che non ha voglia di stare male
Erika aveva sedici anni parole dentro una sigaretta e tra l'equilibrismo fragile dei politicanti è un'altra storia consumata in fretta
Erika l'avessi fatto a vent'anni in qualche posto là in America dove ti curano deviazioni ed affanni col culo su una sedia elettrica non sei diversa dal mondo ma che importanza ha quello che arriva sarà un lungo inverno e dopo si vedrà
e condanniamola adesso condanniamola in fretta che il suo dolore ci fa paura facciamolo prima della diretta e della prossima legislatura vorrei capire i tuoi occhi se menti o se giochi vorrei incontrarti a cena stasera per regalarti un bacio e una carezza e poi vent'anni di galera che tra vent'anni avrai già un'altra faccia che tra vent'anni sarà una nuova era

Si percepisce la tristezza di una società che insegna in modo sbagliato i propri diritti, il tutto con un'acusticità e un impasto vocale che toccano le giuste corde.
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POVIA
Giuseppe Povia, in arte Povia, 30 anni, è nato a Milano ma ha vissuto gran parte della sua vita all'isola d'Elba dove risiede. Con un passato travagliato alle spalle, senza fissa dimora in perenne fuga dalla famiglia, Povia è solito ricordare sentirmi senza affetti e senza domani sono cose che restano . Nonostante ciò ama sorridere, osservare la gente e godersi la vita. Amante del vino rosso e della provocazione non è insolito vederlo per strada indossare la gonna al posto del comune pantalone. Voce accattivante, indagatore attento di sentimenti, sincero, ironico, si sente un poeta degli affetti in spontanea sintonia con la musica. Definisce la canzone il suo rifugio perfetto , ama osservare gli aspetti della realtà che lo circonda e metterli in versi. Cosciente di svolgere una professione dal futuro incerto e sempre soggetta ad imprevisti e delusioni, non intende comunque abbandonare ciò che definisce il suo sogno. Dopo il singolo Tanto tu non mi cambi , è uscito nel giugno scorso il nuovo lavoro dal titolo Zanzare .

MIA SORELLA
(Povia)

Mia sorella che si fida ad occhi chiusi della gente mia sorella più guadagna amore e più ne spende telefona, rimugina e da la colpa a se
mia sorella avrebbe avuto un figlio a 17 anni mia sorella che si sveglia tardi dai suoi sogni e poi telefona, rimugina, lei non aspetta principi
le labbra di creme caramel e la sua solitudine
mia sorella è pazza e mangia
e più che mangia e più che è sola
poi si chiude in bagno tira l'acqua
e mette un dito in gola
mia sorella mi assomiglia ed io lo so che cosa prova perchè mia sorella
in questo mondo non si trova
vuole avere ragione, vuole vincere lei vuole essere sicura perchè mia sorella è forte solamente quando ha paura perciò
telefona, rimugina, non sa quant'è bellissima
ma il volto le si illumina solo di notte al frigorifero
mia sorella parla parla e non fa dire una parola ride solo per dispetto e solo il pianto la consola mia sorella gioca in porta su una spiaggia che mi sembra ieri
certe volte è ancora una bambina coi braccioli
ma mia sorella è mia e un giorno s'innamorerà
io dopo con chi litigo e chi mi mancherà ?
si mia sorella è mia !
mia sorella è stanca e mangia
e più che mangia e più che è sola
poi si chiude in bagno ed io l'aspetto
con il cuore in gola
mia sorella che mi tira le parole e le ciabatte
ma poi vuole ancora il bacio della buonanotte

Una bella melodia che si leva nell'ampia curva di progressioni espressive ed immagini che rendono bene la malinconia del tema.
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QUARTA PARETE
Nato a Bari nella seconda metà degli anni novanta, il gruppo è formato da Fabrizio Panza (voce), Roberta Carrieri (voce), Sergio Pesce (chitarra), Massimo Quercia (basso), Lele Bonadies (batteria). Con il ritmo e la logica di un video clip, i Quarta Parete propongono canzoni e immagini che rendono attiva l'attenzione dello spettatore. La loro particolarità è quella di proporre il concerto come uno show insolito e sorprendente, dove la musica si fonde all'azione teatrale. Essi provengono da un'esperienza teatrale consolidata e tuttora lavorano per una compagnia teatrale, quindi pensare in termini di scena per loro è un fatto naturale. L'esigenza di curare nell'esibizioni live l'aspetto scenico, non influenza il lavoro che è fruibile anche su un piano soltanto musicale.
Le loro ultime canzoni hanno come tema di fondo il cambiamento , inteso come un processo molto intimo, interno, che tocca sfere molto nascoste dell'eterno mutare.

ANGELO BIANCO DAGLI OCCHI CERCHIATI
(Carrieri, Panza)

Angelo bianco che guardi ed hai slanci
hai occhi cerchiati poi cadi e rimpiangi.
Come in un sogno desidero e cieco
hai guardato allo specchio, hai guardato davvero.
Io non torno a guardare dove già guardai
non torno a toccare dove già toccai
mi scopro a pensare dove non pensai
mi scopro a volere quel che non volli mai.
Candida rosa che ti offri e ti slanci
hai petali rossi sfiorisci e rimpiangi.
Come in un sogno desidero e cieco
hai guardato allo specchio, hai guardato davvero.
Io non torno a guardare dove già guardai
non torno a toccare dove già toccai
mi scopro a pensare dove non pensai
mi scopro a volere quel che non volli mai.
Angelo bianco dagli occhi cerchiati
truccati con troppo kajal
dammi un bacio o stammi lontana
incontriamoci ancora lontane da specchi indiscreti,
la pelle vicina, interrompi
lo sguardo mia candida rosa,
beviamo ancora da mani profane
il vino profano versato per noi
noi, per noi
Io non torno a guardare dove già guardai
non torno a toccare dove già toccai
mi scopro a pensare dove non pensai
mi scopro a volere quel che non volli mai.

La formula della canzone tradizionale è decisamente superata e sostituita da grappoli di note e concertazioni di voci sostenute da energici suoni.
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STEFANO TESTA
Stefano Testa, nato a Roma nel 1964, risiede a Frosinone dove esercita la professione di docente e procuratore legale sportivo; suona la chitarra ed il pianoforte e nel tempo libero si dedica, oltre che alla musica, alla lettura e allo sport. Vincitore del Premio Città di Recanati nel 1995 , si ripresenta con un brano che come sua caratteristica tende a creare nell'immaginario di chi lo ascolta una vera e propria sequenza d'immagini e ricordi, una conferma questa della bontà di un progetto che ha radici lontane. Perfezionista nella stesura musicale cura anche gli arrangiamenti dei suoi brani. Della vittoria del 1995 ricorda sensazioni bellissime, difficili da descrivere, dice di aver sentito, in quell'occasione, quello che probabilmente prova uno sportivo dopo aver vinto una medaglia olimpica. All'epoca, per motivi di arrangiamento, si presentò solamente con Silvio Urbini, il suo chitarrista di fiducia , oggi porta con sè anche i suoi insostituibili amici e collaboratori Sandro Assante e Fabio Raponi, oltre ad altri session man di spicco.

IL TESTAMENTO DI DON RODRIGO
(ovvero le ultime volontà di Rodrigo de Triana, colui che realmente per primo scorse dalla Pinta, all'alba del 12 ottobre 1492, le sponde del mondo nuovo)
(Testa)

E vedo solo mare … immenso avanti a me
da questa terra, selvaggia e tropicale
dono del vicerè.
La scorsi da lontano bella così com'è
quasi alla fine del mio turno di guardiano
è bella come te.
E' l'india ma qui, stranamente, la chiamano America
le spiagge, le palme e i colori
ricordano l'Africa … mi trattan quasi da Dio
a me che ero un povero marinaio
figlio di un vecchio ubriacone
e di un destino buio.
Ah! Io rimango in America …
Dai … perchè non vieni anche tu
sarai la moglie del nuovo signore
un tempo schiavo nelle reali galere
hai un buon motivo per venire a vedere che … che l'America è …
il luogo più bello e strano che al mondo c'è …
E' l'india ma qui, stranamente, la chiamano America
le donne si veston di niente
e ci mostrano l'anima, mi trattan quasi da Dio
faccio il bagno persino a gennaio
nell'acqua del golfo che il mio nome
ha sottratto all'oblio.
Ah! voglio morire in America …
Dai … perchè non vieni anche tu
c'è ancora molto da conquistare
nel sacro segno di Nostro Signore
buoni motivi per venire a vedere che …
che l'America è …
il luogo più bello e più strano che al mondo c'è!

Si è in balia di un marinaio che c'investe con una storia straordinaria e ci trasmette le belle melodie che il vento del largo gli mormora.


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