Peter Gabriel e le sue mirabolanti scenografie a Milano


Silvio Sbrigata

21 Mag 2004 - Commenti live!

Milano La musica è un canyon tra le persiane e la luna, dice un grande cantautore italiano (Ennio Rega, nda), ed occorre proprio riconoscere che un artista del calibro di Peter Gabriel, i canyon li sa riempire tutti. Coloro che lo hanno visto l'anno passato, sempre al FilaForum, hanno potuto già apprezzare le incantevoli e ricercate scenografie con cui ha arricchito il palco. Il suo show non è solo musica e luci, ma ogni canzone viene eseguita utilizzando particolari elementi scenografici: il palco è circolare e su di esso due piattaforme dotate di movimento indipendente. Su tutto sovrastano sospesi, un camminamento circolare mosso da argani ed una forma sferica, dentro la quale, non occorre particolare arguzia per intuire ci sia la Zorb Ball (la palla trasparente, conosciuta in Italia dal San Remo 2002). In più, a differenza dello scorso tour, due schermi circolari ai lati opposti del palazzetto. Il cinquantaquattrenne inglese ci mette poco ad infiammare gli animi dei presenti: gli basta percorrere i pochi metri che separano la tastiera (suo strumento da sempre) dalla scaletta di accesso al palco. Le note introduttive sono quelle di Here comes the flood con le quali, da solo, apre il concerto così come aveva fatto l'anno passato. Neanche la line up è cambiata: con Gabriel si esibiscono il fenomeno del basso Tony Levin, Ged Lynch alla batteria, Rachel Z alle tastiere, David Rhodes alle chitarre, la figlia Melanine ai cori, ed il virtuoso polistrumentista Richard Evans. Le luci sono tutte spente quando entrano loro in scena, ad eccezione delle strobo: diventano rosse sui primi accordi di Red Rain, secondo pezzo in scaletta. Di fatto non c'è un disco da promuovere per cui nel divenire concertistico Gabriel spazia attraverso tutti i suoi più recenti lavori: da Up, ad Us, ad Ovo. Davvero ci si rende conto di come le due ore di concerto non siano sufficienti per i trenta e passa anni della vita artistica gabrieliana. Il musicista di Surrey non lesina di certo i suoi più grandi successi ed il pubblico, dopo pochissime note, riconosce nell'ordine Secret World (con la quale viene egregiamente descritto l'infinito e segreto mondo che c'è tra due persone che si vogliono bene ), Solsbury Hill, Sledgehammer danzata, come nel video, con una casacca di luci. Di diverso rispetto al DVD, registrato proprio nei concerti milanesi dello scorso anno, l'inedita Burn you Up, Burn you Down, della recente raccolta Hit.
Non cambia invece l'atmosfera onirica che l'autore di Biko, riesce a creare ed il clima di complice intesa instaurata con il pubblico. L'intreccio emozionale è costante, ma probabilmente raggiunge il culmine, nei momenti in cui l'artista inglese, esprime la sua inesauribile creatività coniugando la musica e la scenografia. In Downside, eseguita camminando appunto sottosopra sulla pedana centrale, con la figlia Melanine, e in Growin Up cantata rimbalzando dall'interno della Zorb Ball. In Signal to Noise, non può fare a meno di disquisire sulla attuale situazione iraquena, mentre in In your Eyes duetta e danza con Tony Levin. Chiude il concerto da solo, per come lo ha aperto, con l'intensa Father Son. Per chi ha apprezzato il lavoro dei Genesis diventa imperdibile, sempre al FilaForum, l'appuntamento con Phil Collins del prossimo 1 Giugno.

(Silvio Sbrigata)


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