Pat Metheny. Una chitarra oltre il cielo


Giovanni Longo

30 Dic 2003 - Libri

Pat Metheny.Una chitarra oltre il cieloA distanza di quattordici anni da Pat Metheny. La biografia, lo stile, gli strumenti (Franco Muzzio Editore, 1989) Luigi Viva torna sul luogo del delitto e firma un altro volume dedicato a un personaggio che è ormai da considerare una icona del nostro tempo, non uno dei tanti guitar heroes del dopo Hendrix, ma un musicista completo, tra i più creativi e influenti non solo del jazz ma dell’intero panorama musicale contemporaneo (in barba alle critiche dei puristi di quel genere). La seconda fatica editoriale di Viva sull’artista originario del Missouri (Pat Metheny. Una chitarra oltre il cielo, Editori Riuniti, 2003) rappresenta la naturale prosecuzione della prima, il necessario aggiornamento delle vicende artistiche e in parte anche umane di Metheny. Tener dietro alla proverbiale prolificità metheniana è impresa non da poco e Viva c’è riuscito confermandosi nel suo ruolo di principale autorità italiana in materia (riferendoci al lavoro del 1989, nessuno aveva mai pubblicato prima di allora, almeno in Italia, un intero volume sull’argomento). Chi non avesse letto quella prima pubblicazione potrà rifarsi adesso con questa nuova uscita dello stesso autore intorno al pianeta Metheny. Il libro, nel riproporre la biografia degli anni fino al 1989 (accompagnata dalle dichiarazioni di familiari, amici e soprattutto dei numerosi musicisti che hanno lavorato con Metheny) e ripercorre poi quanto accaduto fino ai nostri giorni (l’ultimo lavoro preso in esame è One Quiet Night, uscito lo scorso maggio). Dai cambiamenti nel line-up del Pat Metheny Group agli ulteriori album firmati alla testa del famoso ensemble (We live Here, Imaginary Day, Speaking of Now), dall’intensissimo Secret Story allo struggente – in coppia con Charlie HadenBeyond the Missouri Sky (che contiene anche un omaggio ai Morricone, padre e figlio, di Nuovo Cinema Paradiso) dalla composizione di due nuove, splendide, colonne sonore (per Passaggio per il paradiso e A Map of The World) alle collaborazioni con altri due mostri sacri del chitarrismo americano (John Scofield e Bill Frisell) fino all’ultimo cd in solitario (quel One Quiet Night registrato con chitarra baritono). Sono solo alcune delle tappe, tra le più significative, dell’infinita saga metheniana, che pure ha conosciuto fisiologiche cadute di qualità (poche e trascurabili per la verità, specie agli occhi dei fans più accaniti). Oltre quattrocento pagine corredate da un ricco apparato fotografico e da un doveroso approfondito ritratto di Lyle Mays (compagno d’arte per eccellenza di Metheny), a formare il secondo libro della Bibbia metheniana. Se l’artista, come ci auguriamo, continuerà nella sua esplorazione estetica e sonora e nella sua vis creativa, l’agiografo dovrà proseguire nel racconto dell’epopea.

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