Nel segno di Odisseo e di Platone la Stagione del Teatro Classico Antico di Urbisaglia


di Alberto Pellegrino

28 Giu 2023 - Approfondimenti teatro, News teatro

La XXXIVª stagione del Teatro Classico Antico 2023, organizzata nell’Anfiteatro Romano dall’Amministrazione comunale di Urbisaglia (MC) e dall’AMAT, è dedicata alla condanna della guerra vista con gli occhi di Ulisse e le parole dell’Odissea, mentre il tema dell’innocenza e della giustizia sarà rappresentato attraverso un celebre testo di Platone.

Le guerre di Ulisse

Martedì 11 luglio andrà in scena lo spettacolo Le guerre di Ulisse,un’opera già collaudata e concepita secondo un progetto interdisciplinare che unisce letteratura, musica e recitazione. L’autore è Patrizio Bianchi, professore ordinario di Economia applicata e titolare della Cattedra Unesco in “Educazione, crescita ed eguaglianza” presso l’Università di Ferrara, dove ha ricoperto la carica di rettore dal 2007 al 2010. Ha al suo attivo oltre 40 pubblicazioni; è stato assessore alla scuola, università, ricerca, formazione e lavoro della Regione Emilia-Romagna e Ministro dell’Istruzione nel Governo Draghi.

L’opera è una denuncia dell’insensatezza della guerra e un messaggio di speranza nelle capacità umane di costruire la pace. Durante il suo lungo viaggio Ulisse prende coscienza del come sia inutile l’uso della violenza per regolare i conflitti. All’inizio è l’ideatore di micidiali macchinazioni e non comprende il dramma che sta vivendo da protagonista, ma alla fine dovrà ammettere che la guerra “doveva essere veloce e fatta di gesta su cui costruire leggende eterne e invece è stata lunga e ha portato morte, distruzione e odio”. Nel commentare il suo lavoro Patrizio Bianchi ha detto:

“La guerra non è mai la soluzione, come del resto è scritto chiaramente nella nostra Costituzione, che la ripudia. Siamo abituati a vedere Ulisse come un personaggio eroico invece al centro di quest’opera c’è un uomo che torna a casa dopo 20 anni scoprendo che la guerra non è eroica, non lo è mai. Lo vediamo attraverso gli occhi della moglie che è stata tutto quel tempo ad aspettare e nello sguardo di chi ha perso padri, figli e fratelli».

Luca Violini, collaudato attore anconetano, è la voce narrante e ha accanto un coro che commenta le sanguinose tragedie belliche. Le musiche di scena sono eseguite dalla Banda giovanile John Lennon composta da 90 elementi, una particolare formazione costituita da giovani tra i 13 e i 25 anni, nata a Mirandola su iniziativa del Maestro Mirco Besutti. Per l’occasione la banda è diretta Maestro Marco Somadossi che ha composto le musiche: “Scrivere questa musica è stato da un lato sublime ma anche terrificante. Ulisse nel suo viaggio non capisce il dramma che sta vivendo. Io ho cercato di tradurre questo sentimento in musica, come un viaggio dentro noi stessi, alla ricerca delle conseguenze che le nostre azioni hanno sempre sugli altri. Anche noi, come Ulisse, alle volte non capiamo”.

L’Apologia di Socrate da Platone

Domenica 16 luglio sarà rappresentata l’Apologia di Socrate, una pièce tratta dall’omonima opera di Platone, affidata alla regia di Alessandra Pizzi e interpretata da Enrico Lo Verso, da Fabrizio Bordignon e da un coro. Coreografie e movimenti scenici sono a cura di Marilena Martina.

Nel 399 a.C. Socrate deve affrontare un processo infamante e viene ingiustamente condannato a morte. Platone, in questa Apologia, difende con passione la figura e l’insegnamento del suo maestro, confutando le gravi accuse che lo hanno portato al processo per un’errata interpretazione del suo pensiero. Socrate avrebbe avuto potuto evitare la pena di morte, se avesse ammesso la propria colpevolezza e scelto di andare in esilio, ma non ha voluto tradire i propri ideali, né scendere a patti con la sua coscienza. La riduzione drammaturgica, nel pieno rispetto del testo originario, racconta la vicenda di un grande uomo sottoposto al giudizio del tribunale e allo scherno della folla, perché è considerato un “diverso” da perseguire con un’accusa infamante. Il discorso, pronunciato da Socrate per difendersi dalle accuse che gli sono state mosse, diventa l’occasione per richiamare l’attenzione sul tema dell’errore giudiziario provocato da accuse infondate e dalla posizione assunta dalla giuria, che non è disposta ad accogliere nessuna giustificazione, né a valutare la possibile innocenza dell’imputato.

Lo spettacolo ripercorre le tappe salienti del processo attraverso l’orazione difensiva di un filosofo che tenta invano di addurre valide motivazioni della sua innocenza. La sua vera colpa sta nella capacità di presagire la fine di una società in cui il libero pensiero soggiace al potere. “È l’ora di andarsene, io a morire, voi a vivere, chi dei due però vada verso il meglio è cosa oscura a tutti, meno che a Dio”. Sono queste le parole che Platone fa pronunciare a Socrate prima dell’esecuzione della condanna a morte.

La narrazione, che si muove su piani ed epoche differenti, parte dall’antica Atene per arrivare alla cella dove attendono di essere uccisi Sacco e Vanzetti, per terminare con il più grande caso di errore giudiziario che la memoria umana possa ricordare: la crocifissione di un’innocente avvenuta oltre 2000 anni fa, considerato anche lui un “diverso”. Lo spettacolo, oltre a rendere omaggio alle vittime di tanti errori giudiziari, è anche un atto di accusa contro quei “salotti mediatici” che spostano i processi dalle aule dei tribunali negli studi televisivi, dove a volte accade che il presunto colpevole sia esposto alla “gogna mediatica”.

Enrico Lo Verso ripercorre l’appassionata autodifesa di Socrate, mentre intorno si muovono accusatori, difensori, giudici e discepoli in una messa in scena impostata sull’entrata e l’uscita di attori che ricoprono più ruoli. Alla narrazione dei vari personaggi, si contrappone il dinamismo della danza e il perpetuo movimento del coro che anima con forza la scena. 

Una piccola Odissea

La stagione si conclude venerdì 21 luglio con Una piccola Odissea, pièce scritta e interpretata da Andrea Pennacchi: “Sono venuto in possesso di una copia dell’Odissea abbastanza presto: quand’ero alle medie, mio padre gestiva lo stand libri alla festa dell’Unità del mio quartiere, mentre mia mamma regnava incontrastata sulle fumanti cucine. La pioggia aveva danneggiato una versione in prosa della Garzanti e mio papà me la regalò…Era una grande storia, anzi una storia di storie, in cui non faticavo a riconoscere le persone che amavo: mio padre che torna dal campo di concentramento, mia madre che aspetta, difendendosi dagli invasori, i lutti, la gioia. E ho sempre desiderato raccontarla”.

L’Odissea è stata definita “un racconto di racconti”, una maestosa fitta rete di miti e di storie capaci di catturare il lettore e propria questa sua ricchezza rende difficile raccontarla in teatro. Per questo lo spettacolo vuole mantenere il sapore del racconto orale eseguito a più voci, dove trova un giusto peso la sua componente femminile e il tema del ritorno. Gran parte di questa storia si svolge nell’arco di pochi giorni, tra la partenza di Odisseo da Calipso e il suo trionfo sui Proci, la riconquista del regno e il ricongiungimento con la moglie Penelope e il figlio Telemaco. Le musiche sono composte ed eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo, Gianluca Segato, Annamaria Moro.

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