Maurizio Gabbana e “Il cielo senza nubi appare vuoto”


di Alberto Pellegrino

17 Ott 2022 - Arti Visive, Libri

Il cielo senza nubi appare vuoto è l’ultima opera fotografica di Maurizio Gabbana, esposta, dal 19 al 31 ottobre, presso la Galleria d’Arte “Gli Eroici Furori” di Milano in occasione di “Milano Photofestival”.

Maurizio Gabbana (1956) ha maturato il suo percorso artistico da autodidatta per poi avvicinarsi alla fotografia come professionista, passando dall’uso di una prima Olympus e di una Pentax a macchine più sofisticate come la Nikon F4 e la Leica, concentrando la sua ricerca fotografica sulla sperimentazione secondo una concezione visionaria della fotografia favorita anche dal passaggio alle fotocamere digitali Nikon e Canon. Gabbana ha raggiunto una piena maturità artistica dopo il Duemila con una serie di opere basate su scatti “metafisici” che trascendono la realtà per seguire una poetica fondata su una ricerca sull’uomo che l’autore riesce a vedere riflesso sia nel mondo urbano, sia nella natura e nei suoi fenomeni.

Il suo principale lavoro fotografico s’intitola Infinite Dynamics ed è stato esposto negli ultimi cinque anni in diverse città italiane. È composto da una selezione di scatti che propongono un viaggio ideale attraverso il quale è possibile indagare le infinite dinamiche che regolano gli equilibri del mondo. Si tratta d’immagini caleidoscopiche che sono il risultato di molteplici sovrapposizioni capaci di catturare in uno stesso fotogramma tutti quegli elementi e tutti gli effetti di luce, ripresi da diverse angolazioni, che restituiscono visivamente l’idea del movimento. Sono scatti “futuristici” che rivisitano luoghi celebri del nostro Paese per esaltarne il dinamismo intrinseco grazie a un lavoro sui diaframmi e sui tempi di esposizione. Questa opera riassume tutte quelle influenze artistiche che hanno segnato lo stile di Gabbana e che non provengono dal mondo della fotografia, ma dal Futurismo e dalla pittura dei grandi maestri della luce dell’Ottocento come Monet, Seurat a Degas. “Sono sempre stato affascinato – dice Maurizio Gabbana – da quei pittori, che io chiamo reporter, che, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, facevano reportage della vita quotidiana. Segantini, ad esempio, era un reporter che raccontava la quotidianità degli alpeggi, come Degas raccontava quella parigina, o Balestrieri, toscano, con le sue processioni. Un’altra mia passione sono i futuristi: amo il loro studio del movimento e la ricerca della ripetitività

Le due precedenti monografie di Gabbana

La prima pubblicazione di Maurizio Gabbana s’intitola Con la luce negli occhi (Skira, 2017) e contiene una raccolta fotografica formata da una selezione di opere che costituiscono tanti piccoli racconti destinati a confluire in un’unica lunga storia. Si tratta d’immagini eterogenee collegate fra loro da un fil rouge rappresentato dalla continua ricerca della luce e di quella luminosità che l’autore riesce a trovare nei luoghi da lui frequentati, i quali assumono un significato simbolico e spirituale che sono il riflesso di una profonda religiosità.

All’interno di questa monografia vi sono numerose immagini di paesaggi rurali in cui campeggiano grandi nuvole (un tema che anticipa la sua ultima ricerca); vi sono anche molte fotografie di architetture, tutte realizzate attraverso la tecnica del multi-scatto, un espediente che permette a Gabbana di scattare più volte sullo stesso fotogramma, cogliendo gli elementi e la luce naturale presenti in quel determinato momento, riuscendo in questo modo a esprimere visivamente il concetto di movimento.

Il secondo volume di Maurizio Gabbana s’intitola AssenzA (Antiga Edizioni, 2020) e contiene delle immagini che vogliono mostrare la sua capacità d’introspezione e di ascolto dei “deserti dell’anima”. Questa opera non cerca di rappresentare solo l’isolamento fisico dell’essere umano, ma vuole anche essere una riflessione sulla condizione spirituale dell’umanità e sul quel bagaglio di valori con la quale essa si accinge ad affacciarsi su una nuova realtà. Purtroppo questi valori attualmente appaiono erosi, svuotati nel contesto delle città che abitiamo e della vita che viviamo, mentre sarebbe necessario riscoprirli attraverso una liberazione dal superfluo e un percorso di riflessione su sé stessi per guardare al futuro con una rinnovata consapevolezza. L’opera pone il lettore di fronte a una galleria di volti distratti, di atmosfere rarefatte che appaiono e scompaiono, con il proposito di coinvolgere il “lettore” in un’operazione di ricostruzione mentale del proprio immaginario personale, in modo di approdare a un rinnovamento dello sguardo e a una più consapevole interpretazione della realtà.

L’ultima ricerca fotografica di Gabbana

L’ultimo progetto di questo autore s’intitola Il cielo senza nubi appare vuoto ed è stato pubblicato in un volume edito da Antiga Edizioni, che contiene circa settanta fotografie di grande raffinatezza espressiva, selezionate e lavorate dall’autore per proporre un rinnovamento dello sguardo attraverso la fotografia usata come unico strumento d’indagine.

Queste immagini sono anche esposte in mostra, dal 19 al 31 ottobre2022, presso la Galleria d’Arte “Gli Eroici Furori” di Milanoin occasione diMilano Photofestival, una manifestazione internazionale che è arrivata alla diciassettesima edizione.

Nel commentare i contenuti del suo ultimo lavoro, Maurizio Gabbana ha detto che “le nuvole non sono solo soggetti da osservare, ma anche specchi capaci di riflettere i sentimenti, far immaginare le dimensioni del possibile, alimentare le speranze”. Questo suo progetto vuole pertanto essere una riflessione su tutto quello che dà sostanza al cielo e, contemporaneamente, si vuole proporre come una indagine sull’umanità che si riflette nella natura e in quei fenomeni che ci riguardano più da vicino. Per l’autore lo sguardo rivolto verso il cielo è come una lente d’ingrandimento, la quale ci consente di vedere e di comprendere le mille sfaccettature dell’anima e della personalità di ogni essere umano, nella convinzione che le nuvole possano diventare uno specchio capace di riflettere sentimenti, aspirazioni e speranze di chi le osserva. Le immagini di Gabbana, raccolte in Il cielo senza nubi appare vuoto, appartengono a momenti diversi della sua produzione artistica e sono state realizzate con tecniche differenti: alcuni scatti sono stati ottenuti con la tecnica della multi-esposizione, usata per la sua capacità di restituire la dinamica delle geometrie e delle luci; altre immagini sono nate attraverso un lavoro di sottrazione di pixel, per cui in esse le nuvole vengono “svuotate” del loro candore per essere nuovamente “riempite” con immagini di altri cieli o di altre realtà, con lo scopo di restituire visivamente all’osservatore il ricordo dei luoghi vissuti nel corso del proprio viaggio esistenziale.

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