Le emozioni infinite del balletto “Stabat Mater”
di Elena Bartolucci
6 Ott 2025 - Commenti danza
L’elegante coreografia di Monica Casadei evoca tutto il dolore, l’amore e la disperazione della perdita di un figlio per una madre.
(Le foto, dove non indicato, sono di Claudio Montanari)
Fermo – Venerdì 3 ottobre, sul palcoscenico del magnifico Teatro dell’Aquila di Fermo è andato in scena lo spettacolo intitolato Stabat Mater di Monica Casadei: un tributo corale all’anima delle donne, al loro amore universale e alla loro infinita forza in qualità di madri di riuscire ad affrontare l’accadimento più doloroso, ossia la perdita di un figlio.
Lo spettacolo, che rappresenta l’evoluzione di un percorso di ricerca pluriennale dedicato all’incontro fra danza e musica religiosa, si traduce in una preghiera collettiva ed evocativa, senza tempo.
Sul palco si possono distinguere diverse figure materne: da quella addolorata dal cuore infranto a quella in lacrime che non riesce a darsi pace per la tragedia della propria perdita. La performance si fa quindi grido e sussurro, dando voce a un amore che trascende la perdita e che non cessa mai. Lo stesso corpo di ogni performer sul palco è un chiaro mezzo per raccontare ogni emozione, senza per forza creare evoluzioni di movimenti o prese stupefacenti.
In effetti la coreografia si basa, soprattutto nella prima parte, in una serie di simil fermi immagine, in cui lo spettatore resta a dir poco rapito dalla bellezza di quei corpi immobili in pose plastiche come in un quadro dallo stile classicista o di movenze semplici che interessano per lo più il dorso o le braccia dei ballerini.
Sicuramente la maestria con cui sono state bilanciate le luci e la potenza del componimento musicale di Rossini hanno giocato un ruolo cruciale nel regalare allo spettacolo un’intensità emotiva di grandissimo livello, in cui “la dinamicità musicale eleva la narrazione da lamento a canto di speranza”.
Davvero suggestiva ed emozionante l’esperienza con cui, a inizio spettacolo, l’artista Giuliano Del Sorbo ha creato dal vivo un quadro vibrante e potente che ricordava per molti tratti La Pietà di Michelangelo.
Le sue pennellate andavano a ritmo con la musica, mentre era circondato dalle ballerine ai lati che, a terra, creavano dei movimenti ripetitivi e fluidi, i quali si sono a mano a mano trasformati in una serie di scene concatenate tra loro, in cui è stato letteralmente trasfigurato tutto il dolore e la passione che la coreografia intendeva veicolare.
Come dichiarato dalla stessa coreografa di origine ferrarese: “Lo Stabat Mater è per me emozione pura, una vera e propria esperienza spirituale, un percorso all’interno del sentimento profondo di una madre che perde il figlio. […] Corpi di madri disorientate, attonite, supplicanti e al contempo resilienti […] diventano il simbolo della vita di fronte alla morte e della vita oltre la morte. Donne che, attraversando e sprofondando in quel dolore, rinascono forti e pronte a tutto. Sono guerriere coraggiose, simbolo di struggimento e al contempo di dolcezza. […] Il coraggio e la passione che nascono dal non avere più nulla da perdere e da temere. Un nuovo sentimento di libertà e propulsione della vita stessa. Morte e vita, vita e morte, un connubio indissolubile. Uomini che in ogni istante sono in un calvario, in una via crucis interminabile. […] Corpi amabili, amorevoli, accoglienti, corpi tenaci e impavidi che corrono verso una nuova nascita. Lo Stabat Mater è una condizione universale e sacra di fronte alla cui ci inchiniamo, ci inginocchiamo, liberando tutte le nostre fragilità e sprigionando l’amore più puro.”
La coreografia Stabat Mater offre quindi un elegante, profondo e commovente affresco della maternità, in cui la sofferenza di una madre si trasforma in un simbolo universale di empatia e resilienza: la leggiadria e la precisione delle movenze in ensemble creano un netto ma interessante contrasto con la drammaticità delle scene che ricordano nel finale la passione e la crocifissione del Cristo.
La coreografia, la regia, le luci e i costumi portano la firma di Monica Casadei per la Compagnia Artemis Danza, fondata da lei stessa nel 1994 e con cui ha realizzato oltre cinquanta creazioni: centrale nella sua ricerca il tema del femminile che diviene spesso simbolo di resilienza contro ogni tipo di sopruso.
I magnifici interpreti Michelle Atoe, Julia Canard, Monica Castorina, Arianna Cunsolo, Alfonso Donnarumma, Chiara Falzone, Costanza Leporatti, Enrico Luly, Chiara Materazzo, Mattia Molini, Minami Michiwaki, Gioele Marcante, Christian Pellino, Clarissa Pizzo, Carlotta Quercetani hanno danzato sulle musiche originali dello Stabat Mater di Gioachino Rossini.
Lo spettacolo è una produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei in collaborazione con AMAT e Comune di Pesaro con il contributo di MiC – Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura, Comune di Parma.







