“L’arte di tradurre l’arte – John Baptist Jackson incisore nella Venezia del Settecento”, la recensione
di Flavia Orsati
21 Mar 2024 - Libri
Presentiamo la recensione del volume “L’arte di tradurre l’arte – John Baptist Jackson incisore nella Venezia del Settecento” a cura di Orsola Braides, Giovanni Maria Fara e Alessia Giachery, edito da Leo S. Olschki.
Il volume “L’arte di tradurre l’arte. John Baptist Jackson incisore nella Venezia del Settecento”, a cura di Orsola Braides, Giovanni Maria Fara e Alessia Giachery, edito dalla casa editrice Leo S. Olschki, ripercorre la vita, artistica e personale, di John Baptist Jackson, in occasione dell’esposizione organizzata presso le Sale Monumentali della Biblioteca Marciana, dal 2 al 17 febbraio 2024.
Più nel dettaglio, “L’arte di tradurre l’arte” si sofferma sulla vita e sull’opera, finora scarsamente indagata, di John Baptist Jackson, importante incisore inglese che si trova, in pieno XVIII secolo, a passare circa quindici anni (1730-1745) della sua vita a Venezia, perfezionandosi nell’arte della xilografia, sia a chiaroscuro sia a colori. L’indagine si sofferma anche sull’analisi del fertile dialogo che l’artista ha intavolato con l’arte veneta dal XVI al XVIII secolo, della quale fu uno dei più significativi ed originali interpreti a stampa.
La biografia dell’incisore, finora mai studiata così a fondo, ricostruisce con dovizia di particolari le tappe dei suoi spostamenti, e soprattutto del suo soggiorno veneziano, esplorando una serie di 17 xilografie policrome stampate fra il 1737 e il 1743, tratte da dipinti di grandi artisti del passato, quali Tiziano, Veronese, Tintoretto, ed altre sei stampe di grandi dimensioni ispirate da Marco Ricci, divenute pietra miliare della storia della stampa europea. Queste opere sono attualmente conservate presso la Biblioteca Nazionale Marciana e sono state sottoposte ad una campagna di studio e di restauro, a seguito della quale sono state esposte al pubblico.
Il volume, sicuramente indirizzato ad un pubblico di specialisti, che mastica il linguaggio dell’arte e ne conosce i fermenti, i problemi e le tematiche di analisi, ha il merito di sottolineare, una volta per tutte, l’importanza che la stampa ha avuto nella formazione della semantica artistica legata alla cultura visiva della prima età moderna, impreziosendo la lettura con un ricco catalogo di immagini che funge da apparato iconografico. Come sottolinea Giovanni Maria Fara, infatti, tra XVI e XVII secolo comincia ad avere sempre più spazio non solo la stampa di invenzione, ma anche quella di “traduzione”, cioè la stampa che deriva le proprie immagini da pitture: tradurre significa, in questo caso, trasporre un’immagine da un supporto ad un altro, finché la nuova opera non assuma piena autonomia formale. E questo concetto, che svincola la stampa dalla condizione ancillare che la vuole mera riproduzione di un’opera d’arte, di per sé irriproducibile, e quindi per definizione “copia”, la legittima al rango di arte essa stessa.
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Orsola Braides, Giovanni Maria Fara, Alessia Giachery (a cura di), L’ARTE DI TRADURRE L’ARTE John Baptist Jackson incisore nella Venezia del Settecento; Testi e fonti per la storia del disegno e della grafica, vol. 2; 2024, casa editrice Leo S. Olschki; cm 17 x 24, xiv-206 pp. con 81 figg. n.t. a colori, € 23,75; ISBN: 9788822269133 (https://www.olschki.it/libro/9788822269133)