“La vita non è un film” di e con Pino Insegno


di Elena Bartolucci

12 Apr 2023 - Commenti teatro

Un one man show (troppo) autocelebrativo sulla vita e carriera del noto attore e doppiatore Pino Insegno.

Corridonia (MC) – Lo scorso 31 marzo presso il Teatro Velluti del piccolo comune marchigiano è andato in scena una sorta di one man show autocelebrativo sulla vita e carriera di Pino Insegno, anche se dalle premesse dell’attore non avrebbe dovuto essere propriamente così. Un teatro meno gremito del previsto, nonostante la notorietà del famoso doppiatore, che ha snocciolato un serie di ricordi, aneddoti e barzellette di basso livello durante tutta la serata.

Insegno ha definito lo spettacolo una rispettosa passeggiata in compagnia degli spettatori che ha inizio dal suo esordio come attore nel mondo del cinema, facendo una piccola comparsata nel film “Mezzo destro, mezzo sinistro”, in cui fu doppiato malissimo in veneto. All’epoca, era ancora indeciso se la sua strada sarebbe stata quella del calciatore professionista, ma rimase molto affascinato da quel mondo. Dopo un incidente, disse addio alla sua carriera calcistica e così decise di intraprendere la strada della recitazione.
Gioca molto la carta del fatto che non è un figlio d’arte, ma si è fatto da sé.

Come un semplice figlio d’altri è riuscito a entrare in punta di piedi nel mondo dello spettacolo, del teatro e del doppiaggio partendo dal basso e facendo la dovuta gavetta. Non importa quindi se ha dovuto doppiare per parecchio tempo i film porno.

Forse la parte più memorabile dello spettacolo è stato il suo racconto dell’esame sostenuto al centro sperimentale di Cinecittà, al quale portò due monologhi drammatici, tra cui Mio padre è morto a 18 anni partigiano di Roberto Lerici.

L’esito non fu proprio quello che si aspettava: risultò infatti idoneo ma non ammesso. Un piccolo freno alla sua voglia di fare, perché non si arrese e continuò a sognare.

Negli anni ’80, però, il doppiaggio era appannaggio di pochi grandi maestri, quindi il fatto di aver iniziato dal basso gli fa vantare ad oggi di aver doppiato più di 400 film.

Sono molte le soddisfazioni che ha raggiunto lungo la sua carriera di doppiatore, tra cui l’apprezzamento per aver prestato la sua bellissima voce al personaggio di Aragorn ne Il Signore degli anelli, nonostante fosse osteggiato dai tolkaniani stessi.

Sulla scia dei suoi racconti di doppiaggio, ha deciso di giocare con il pubblico sulla difficoltà di riuscire a pronunciare bene le vocali e le lettere finali. Ha scelto 3 maschi e 1 femmina invitandoli poi sul palco per fare una prova di doppiaggio dal vivo, ricreando persino i rumori di scena dell’ultimo frammento del film Via col vento. Ha affidato a ognuno rispettivamente la colonna sonora, il rumore dei cavalli con la carrozza e poi le famosissime battute finali dei personaggi di Rhett e Rossella.

È stato un siparietto divertente grazie in particolare alla “attorialità” impacciata degli spettatori che si sono prestati a questo esperimento non del tutto riuscito.

La serata è proseguita con la scelta (poco comprensibile) di capire il perché del successo del film 50 fumatore di grigio, di cui sono stati fatti vedere dei brevi fotogrammi. Un siparietto discutibile, dato che Insegno non ha nemmeno doppiato il personaggio maschile principale. È stato però un espediente per dare vita a un breve sketch comico sui primi appuntamenti e approcci amorosi.

Saltando di palo in frasca, Insegno ha poi trattato la bellezza di quando, da giovanissimo, serba ancora il ricordo di come guardare gli sceneggiati alla televisione fosse un vero e proprio momento di aggregazione in famiglia. Al contrario delle moderne serie tv composte da un numero esorbitante di stagioni, questi sceneggiati duravano solo poche puntate. Inoltre, all’epoca la grandezza degli attori che vi recitavano garantivano un livello di qualità eccellente del prodotto televisivo.

Insegno ha sottolineato, polemicamente, come recitare sia un lavoro serio e non ci si può inventare attori solo per aver partecipato a un talent in tv o aver fatto Il Grande Fratello. Un aspetto che purtroppo sta diventando sempre più frequente nel mondo televisivo odierno per poter sfruttare la notorietà di alcuni personaggi.

Tornato a snocciolare ricordi della sua carriera, accenna al grande successo ottenuto con la Premiata ditta (in compagnia di Roberto Ciufoli, Francesca Draghetti e Tiziana Foschi), quando a cavallo degli anni ’90 decisero di canzonare la longeva telenovela Beautiful.

Insegno ha poi mostrato alcune immagini dei suoi travestimenti durante la partecipazione, come concorrente, a Tale e quale show su Rai1, in cui è stato impossibile somigliare al volto dei cantanti che ha interpretato perché il suo viso e in particolare gli occhi sorridenti lo smascherano immediatamente.

La vita non è un film è uno spettacolo che non denota una propria identità, ma sembra più un groviglio di racconti messi in ordine sparso che vorrebbero seguire un filo logico. Si tratta di una piccola parte estrapolata dall’omonimo libro: come giustamente precisato dal noto doppiatore, la vita non potrà mai essere come in un film, perché non ci sono dissolvenze e stacchi a dare il ritmo alla storia.

Dopo una chiosa alla serata piuttosto scontata, Insegno ha concluso il suo spettacolo di quasi un’ora e mezza con lunghissimi ringraziamenti.

Ha tenuto a precisare che il suo spettacolo è diverso ma vero, ma in conclusione ha voluto tirare in ballo un po’ di politichese poco adatto al contesto. È vero che, come lui stesso ha dichiarato al pubblico, le belle idee non hanno un colore politico, ma avrebbe fatto meglio a non parlarne… Al contrario, avrebbe potuto darsi di più scegliendo di presentare più approfonditamente i suoi interessanti ricordi organizzandoli soprattutto in modo più “teatrale”.

La scelta di conquistare il pubblico in sala usando spesso espedienti di discutibile livello (vedi le barzellette e alcune battute) ha fatto presagire subito il profilo scelto da Insegno per la serata. In più di un momento è sembrato persino poco fluido nel monologo, risultando, in diversi passaggi, quasi troppo centrato su se stesso.

Le musiche originali sono di Stefano Mainetti, la regia è affidata a Matteo Tarasco e la produzione è firmata da Fondazione Teatro “Luigi Pirandello” Valle dei Templi Agrigento.

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