La leggerezza di Rota secondo Campanella e Pizzi


Luca Rossetto Casel (luca.rossetto@email.it)

24 Mag 2004 - Commenti classica

Torino – Nel corso della sua vita, dagli esordi da enfant prodige alla carriera di compositore costellata di riconoscimenti nazionali e internazionali, Nino Rota ebbe a godere di un meritato successo e di una vastissima popolarità . Alla scomparsa del musicista, avvenuta nel 1979, la sua figura, conformemente al carattere mite e timido che lo contraddistingueva, scivolò fuori da quella notorietà , mentre le occasioni di ascoltare le sue composizioni in sala da concerto si facevano più rare. Da alcuni anni a questa parte, però, la musica di Rota si trova al centro di un rinnovato interesse, grazie anche all'impegno profuso dai suoi allievi a proporne esecuzioni l'esempio più illustre è certamente quello di Riccardo Muti, che ha introdotto nei programmi della Filarmonica della Scala e, alla testa di questa, inciso sue composizioni e all'estendersi degli studi musicologici all'ambito delle colonne sonore. In effetti, pur all'interno di una produzione vastissima, comprendente musica da camera, corale, sinfonica, cinematografica, proprio quest'ultima riporta una netta prevalenza in fatto di presenza nella società e, conseguentemente, di notorietà , tanto più in relazione al grande pubblico; del rimanente catalogo rotiano, la composizione più nota è, forse, proprio Il cappello di paglia di Firenze, ora in scena al torinese b>Teatro Regio, all'interno di una stagione caratterizzata dallo spazio relativamente ampio dedicato al cosiddetto repertorio leggero.
Quest'ultima definizione si intenda, relativamente al lavoro in questione, del tutto priva dell'accezione negativa che talvolta, ingiustificatamente, viene riferita ai brani fatti rientrare più o meno arbitrariamente in tale eterogenea categoria. Leggera, ne Il cappello di paglia di Firenze, è la conduzione dell'altrimenti intricatissima sequela di situazioni, vicende e personaggi che Rota riporta nell'alveo di una drammaturgia fluente e inesausta, sempre pronta a rifiorire in ulteriori, sempre freschi sviluppi; e del pari leggera è la direzione di Bruno Campanella un altro degli allievi illustri di Rota nel portare in evidenza il fitto gioco di citazioni sfruttandolo in funzione puramente espressiva, riportandone le diverse voci sotto il segno di uno stile unitario nell'estrema mutevolezza, tutto novecentesco nello sfruttare, paradossalmente, un processo di desacralizzazione a scopo creativo.
Con il medesimo spirito ha lavorato Pierluigi Pizzi, impegnato nel triplice ruolo di regista, scenografo e costumista: l'allestimento strizza garbatamente l'occhio al mondo della messa in scena operistica e alle più svariate forme di spettacolo drammatico, non ultimo – naturalmente – il cinema; al quale i riferimenti, diretti e indiretti, sono, anzi, pressochè costanti.
Sul palcoscenico, gli interpreti vocali danno vita a personaggi caratterizzati con una cura tutta tesa a individuare la specifica personalità (e il ruolo) di ognuno attraverso la postura, le movenze, i gesti, fino ai tic, rivelandone inclinazioni e debolezze. Nella parte di Fadinard si destreggia Luca Canonici, che risolve l'alternanza dei momenti più vivaci (la maggior parte) e di quelli d'impronta lirica nella cifra della brillantezza, mentre Elisabeth Norberg-Schulz interpreta Elena, la sposa, dando ai suoi interventi di stile belcantistico un colore ironico; Giovanni Furlanetto presta al neosuocero Nonancourt una voce dal timbro brunito e senso dell'umorismo. Alfonso Antoniozzi, qui alle prese con un suo cavallo di battaglia, si divide tra gli antagonisti Beaupertuis, marito tradito, ed Emilio, tenente, causa della rovina del primo: se quest'ultimo appare monoliticamente stolido nella sua prestanza, limitato com'è a una psicologia sommaria, l'altro è oggetto di uno scavo lucidamente impietoso, che attraverso ogni parola, ogni gesto, delinea, sfaccettatura per sfaccettatura, una personalità al limite della psicosi, esilarante e inquietante insieme nel portare sulla scena il lato tragico proprio della comicità più nobile. Nel ruolo della moglie fedifraga, Anaide, è Paola Antonucci, che ne rende ironicamente la vocalità appassionata (ben diversa, dunque, da quella, pure ironica, che caratterizza l'innocente e pudica Elena). Marcatamente caricaturali appaiono poi tutti i rappresentanti della nobiltà e dell'autorità in genere: la baronessa di Champigny di Elena Zilio, l'Achille di Rosalba e la guardia di Thomas Morris, il caporale di Alessandro Inzillo. Gianluca Floris interpreta il domestico Felice, Stefano Consolini lo zio Vèzinet; Marianna Cappellani la modista. Ottimi i musicisti sulla scena, dei quali purtroppo non è riportato il nome tranne che per Serguey Galaktionov, il violinista Minardi. Il coro, guidato da Claudio Marino Moretti, e l'orchestra del Teatro Regio danno prova di elasticità notevole, rivestendosi di volta in volta delle tinte più varie, da quelle più intime a quelle più sgargianti, passando per tutte le tonalità intermedie. Come sempre, il libretto presenta, accanto al testo dell'opera, una messe di interessanti saggi e un ricco apparato iconografico; tra i primi figurano anche una ricostruzione della stesura dell'opera, di Dinko Fabris, e una ricognizione dell'attività cinematografica del compositore a firma di Gianni Rondolino.
A dispetto del luogo comune vorrebbe i piemontesi freddi, gli spettatori si sono letteralmente sbellicati dalle risa per tutta la durata dell'opera, salutandone al termine gli interpreti con applausi scroscianti e interminabili. Che Nino Rota, con il suo Cappello, abbia portato a Torino di Firenze il caldo sole ? O forse, più semplicemente, la spiegazione è rintracciabile ancora nelle parole della baronessa di Champigny, poco più avanti: La musica d'Italia, che fuoco, che ardor!

LA SCHEDA

IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE Farsa musicale in quattro atti Libretto di Nino Rota ed Ernesta Rinaldi dal vaudeville Un chapeau de paille d'Italie di Eugène Labiche e Marc Michel Musica di Nino Rota Personaggi e interpreti: Fadinard, giovane agiato tenore Luca Canonici Nonancourt, agricoltore basso Giovanni Furlanetto Beaupertuis ed Emilio, tenente baritono Alfonso Antoniozzi Vèzinet, zio sordo di Elena tenore Stefano Consolini Felice, domestico di Fadinard tenore Gianluca Floris Achille di Rosalba, bellimbusto e Una guardia tenore Thomas Morris Un caporale delle guardie baritono Alessandro In zillo Minardi, violinista Serguey Galaktionov Elena, figlia di Nonancourt soprano Elisabeth Norberg-Schulz Anaide, moglie di Beaupertuis soprano Paola Antonucci La baronessa di Champigny mezzosoprano Elena Zilio La modista soprano Marianna Cappellani Direttore d'orchestra Bruno Campanella Regia, scene e costumi Pierluigi Pizzi Coreografia Luca Veggetti Luci Sergio Rossi Regista assistente Lorenza Cantini Assistente ai costumi Giovanna Buzzi Maestro del coro Claudio Marino Moretti ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO Allestimento Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia

In rete:
http://www.teatroregio.torino.it
Il sito del Teatro Regio di Torino
http://www.ninorota.com
Pagina dedicata al compositore, con catalogo delle opere divise per genere

(Luca Rossetto Casel (luca.rossetto@email.it))


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