JESI 2000:ARGONAUTIKA O IL VIAGGIO DELLA VITA


Vincenzo Pasquali

1 Gen 2001 - Commenti classica

Come tradizione ma anche scostandosi da essa a Jesi abbiamo assistito (al posto dello spettacolo di balletto consuetudinale) ad Argonautika, il viaggio della giovane vita, in prima rappresentazione assoluta. Lo spettacolo, che ha chiuso la XXXIII stagione lirica del Pergolesi, è un'Opera breve per Orchestra, Balletto, Coro, Immagini, Voci soliste e Voce recitante. Un lavoro multimediale che ha coinvolto Luigi Giuliano Ceccarelli per la musica e il libretto, Tonino Battista per l'orchestrazione, la concertazione e la direzione orchestrale, Michele Abbondanza e Antonella Bretoni per la coreografia, l'Accademia Isola Danza e la Biennale di Venezia per il corpo di ballo, Carolyn Carson per la supervisione, Patrizia Nasini e Isabel Soccoja come voci soliste, Franco Nero come voce recitante, il mago delle luci Pepi Morgia per le scene, le immagini, le luci appunto e il coordinamento artistico, Paolo Gualdi per le proiezioni scenografiche, Emilia Pignatelli per i costumi. Il coro Giovan Ferretti è stato diretto da Cesare Greco e l'Orchestra era la Filarmonica Marchigiana con due solisti alle percussioni (Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri). Lo sforzo corale del lavoro giustifica la menzione di tutti i partecipanti per accomunarli nei meriti e demeriti di uno spettacolo d'effetto, costellato di spunti per una riflessione seria sulla modernità , bello a tratti e poetico ma anche con passaggi troppo didascalici (le ricorrenti mappe, il testo troppo esplicativo), riferimenti fin troppo espliciti al cinema (un'opera multimediale si discosta decisamente da un film), la voce non sempre all'altezza delle aspettative di Franco Nero (più apprezzato per ruolo che per voce). La storia raccontata è stata quella degli Argonauti in viaggio verso la Colchide alla conquista del vello d'oro. Il poema di Apollonio Rodio è stato preso a pretesto per raccontare l'avventura umana di sempre (dal mito ad Internet, dal privato al Grande Fratello), piena di ostacoli, una lotta perpetua dalla nascita alla morte, un divenire adulti con costi altissimi. Argonautika ha raccontato tutto questo con 12 quadri rappresentati da altrettante icone proiettate sui fondali (una delle cose più belle) nella loro metamorfosi storicizzata in immagini drammatiche, elaborate, lacerate, di forte impatto visivo ed emozionale. La musica (da colonna sonora), apprezzata moltissimo dal pubblico, eseguita molto bene dall'orchestra, ci è parsa quasi sempre all'altezza del racconto così come le coreografie, piacevoli sempre e a tratti di grande lirismo (come nell'ottavo quadro) ed efficaci icone esse stesse degli universali rappresentati sulla scena in un incalzare di situazioni disegnate soprattutto dal magistrale uso delle luci. E la luce è stata la protagonista assoluta dell'Opera. La luce della conoscenza e dell'illuminazione finale nell'apoteosi visiva e sonora è stata data al pubblico incantato, preso al laccio, quasi ipnotizzato dal gigantesco supporto degli spot roteanti che si disponeva al centro dello spazio ad illuminare tutto, applausi scroscianti compresi che non finivano più.
(Vincenzo Pasquali)


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