Intensa edizione de “I Capuleti e i Montecchi” a Trieste


di Gianluca Macovez

2 Mar 2023 - Commenti classica

Al Teatro Verdi di Trieste un cast di grande valore determina il successo per il capolavoro belliniano I Capuleti e i Montecchi.

 (Foto Teatro Verdi Trieste/VisualArt – Fabio Parenzan)

‘I Capuleti e i Montecchi’ dopo un momento di trionfale successo, fra gli anni 30 e gli anni 50 dell’Ottocento, ha vissuto un oblio lunghissimo. Nel 1974 riapparve con un cast che allineava una Ricciarelli nella pienezza dei mezzi vocali, ed uno smagliante Veriano Luchetti nella parte di Romeo, secondo un costume oggi abbandonato di affidare la parte ad una voce maschile invece che al registro mezzosopranile.

Ci sono voluti altri quasi cinquant’anni perché il titolo riapparisse al Teatro Verdi di Trieste, in un allestimento della fondazione Arena di Verona, in coproduzione con il Teatro La Fenice e la Greek National Opera.

La regia di Arnaud Bernard punta ad una lettura metateatrale, piuttosto originale, anche se non del tutto inedita: l’opera viene ambientata in un Museo in ristrutturazione, con i personaggi che prendono vita uscendo dai quadri e si muovono con gesti forzati, plateali, che richiamano la postura delle figure dei dipinti di Hayez, icona artistica ai tempi di Bellini.

Un’idea che il regista porta avanti con innegabile coerenza, che spiega anche certe forzature nei movimenti, a tratti quasi da cartone animato; motiva la scelta che i personaggi nei duetti non sempre si guardino e lancino invettive nel nulla; ma che sicuramente non permette di cogliere lo spessore di tutti i personaggi, né di sottolineare il senso narrativo di alcuni passaggi particolarmente intensi che avrebbero meritato il superamento della posa manierata a favore di una più autentica immedesimazione.

Pittoricamente efficace l’immagine su cui si chiude lo spettacolo: un tableau vivant che stigmatizza la condanna per il padre di Giulietta e suggella il trionfo della metateatralità.

Ben realizzate le scene di Alessandro Camera, suggestivi i bei costumi di Carla Ricotti e funzionali le luci di Paolo Mazzon.

Paolo Longo dirige il coro, che si conferma, per resa vocale e capacità scenica, uno dei punti di forza del teatro.

Enrico Calesso, raffinato conoscitore di Bellini, guida con raffinata misura la sicura orchestra del Verdi, nella quale si distinguono le prime parti di Paolo Rizzuto (corno), Marco Masini (clarinetto) e Matteo Salizzoni (violoncello). Il Maestro ha  proposto una suggestiva ed attenta lettura della partitura, ha saputo calibrare il volume orchestrale ed ha dato prova di una riuscita intesa con gli interpreti, riuscendo a costruire una narrazione ricca di sfumature, nella quale nulla è scontato.

Veniamo quindi agli interpreti, tutti all’altezza della situazione.

Emanuele Cordaro, vocalmente corretto e scenicamente sicuro, è Lorenzo. Paolo Battaglia è Capellio, il padre di Giulietta. Nel corso dello spettacolo la voce appare forse un po’ affaticata, ma il personaggio è sempre credibile e funzionale alla narrazione registica.

Marco Ciaponi interpreta la parte, sicuramente ingrata, di Tebaldo, breve ma assai complessa, insidie vocali e richieste interpretative.

Oltretutto il tenore è titolare in entrambe le compagnie e di fatto, quando lo abbiamo ascoltato, era il quinto spettacolo in cinque giorni.

Nonostante tutte queste considerazioni, ha saputo regalare una prova elegante, con la giusta misura belliniana, mostrando una tavolozza ricca di colori, senza esibizionismi vocali fuori luogo.

Forte di una sicura tecnica, gli ha permesso di affrontare con sicurezza i momenti più prettamente belcantistici, come l’aria ‘È serbata a questo acciaro’, ma quelli struggenti come il duetto nel quale condivide con Romeo il dolore della notizia della morte dell’amata.

Laura Verrecchia è Romeo. La  sua è una prova di grandissimo spessore, che ci regala un giovane spavaldo e sicuro di sé, innamorato, pronto a lottare per difendere il suo amore, ma anche capace di momenti di grande intensità, di struggente passione, di raffinata  poesia. Un personaggio costruito grazie ad  una tecnica inossidabile, acuti sicuri e smaglianti, fiati notevolissimi, un solido centro ed un colore di grande suggestione.

Caterina Sala è Giulietta. Il  giovane soprano mostra  grandissime abilità vocali, che le consentono di risolvere senza difficoltà le pagine più complesse. Una voce dal colore suggestivo le permette di costruire un personaggio intenso, una giovane donna combattuta negli affetti più profondi, divisa fra il rispetto per il padre, l’amore per Romeo, il diritto ad esistere ed a decidere per la propria vita. Commovente e struggente nella supplica al padre, coinvolgente ed appassionata nella narrazione amorosa, dimostra la modernità di una figura dalle tante sfumature e mai scontata.

Uno spettacolo riuscito, che dimostra la svolta che il teatro sta cercando di dare alla programmazione per ritrovare autorevolezza e il ruolo di motore culturale che aveva fino a qualche anno fa.

Il numeroso pubblico presente ha tributato applausi convinti a tutti gli interpreti con innumerevoli chiamate al proscenio ed acclamazioni entusiastiche per le due magnifiche protagoniste.


Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2022 23

“I CAPULETI E I MONTECCHI”
Tragedia lirica in due atti Libretto di Felice Romani

Musica di Vincenzo Bellini

Personaggi e interpreti

  • Giulietta CATERINA SALA
  • Romeo LAURA VERRECCHIA
  • Tebaldo MARCO CIAPONI
  • Capellio PAOLO BATTAGLIA
  • Lorenzo EMANUELE CORDARO

Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Maestro concertatore e direttore Enrico Calesso

Maestro del coro Paolo Longo

Regia Arnaud Bernard

Scene Alessandro Camera

Costumi Carla Ricotti

Luci Paolo Mazzon

ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA IN COPRODUZIONE CON LA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA E CON LA GREEK NATIONAL OPERA

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, 26 febbraio 2023

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